I giorni tesi della riforma: la Lega Pro deve rivendicare il suo ruolo. Alessandria, dove eravamo rimasti?

19.02.2024 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
I giorni tesi della riforma: la Lega Pro deve rivendicare il suo ruolo. Alessandria, dove eravamo rimasti?
TMW/TuttoC.com

Che questa volta la riforma del calcio italiano possa farsi sul serio, lo dice la Lega Pro. Il 21 febbraio, mercoledì, si terrà l'assemblea straordinaria per riempire finalmente il vuoto di un consigliere federale in quota Serie C: il posto se lo contendono Gianfranco Andreoletti, presidente dell'Albinoleffe, e Daniele Sebastiani, omologo del Pescara. Senza caricarlo di eccessive pretese, il voto sarà anche un indicatore di quello che i club di terza serie pensino di una discussione nella quale finora, almeno a livello pubblico, è un po' mancata la loro voce. Un aspetto comprensibile, sia chiaro: meglio aspettare di capire dove andranno a parare le frizioni tra la FIGC e la Serie A, o quelle interne tra le stesse società del massimo campionato.

La partita, senza troppe discussioni filosofiche, si gioca lì: togliere il diritto d'intesa - rapido: il veto di ciascuna lega su decisioni che riguardino il proprio campionato - è uno specchietto per le allodole e infatti l'assemblea federale straordinaria dell'11 marzo è già stata rinviata. La riforma o si fa con la Serie A o non si fa: follow the money, dice qualcuno. Certo, seguendo questo principio si potrebbe anche dire che la riforma o si fa con Juventus, Inter e Milan o non si fa. Ma lasciamo alla Serie A i suoi problemi.

Torniamo alle nostre questioni bucoliche. Cosa pensano i 58 club di Serie C della riforma proposta da Gravina e del potenziale sfoltimento, non solo del loro numero ma anche della lega a livello istituzionale? Pochi mesi fa il presidente Marani, come del resto tutti i suoi predecessori, ha fatto notare come sia stata sempre la Lega Pro a tagliarsi e forse il problema non siano il numero di società. Alla fine, stringi stringi, si torna però sempre lì: di quello che dovrebbe essere la riforma, l'unico elemento davvero al centro del dibattito finisce per essere il numero di squadre professionistiche. Il che, ancora, è perfettamente legittimo.

Si può andare in una direzione o nell'altra: cento squadre sono troppe di sicuro, quale debba essere il senso della riforma non pretendiamo di dirlo noi. Una cosa, però, riteniamo debba essere chiara e cioè la risposta alla domanda: a cosa serve la Lega Pro? Dato che siamo convinti che, per rappresentare il nostro Paese e costruirne i talenti, possa essere fondamentale, è giusto che al tavolo faccia pesare il suo ruolo, anche sociale, prima ancora dei numeri. Se poi, per esempio, le "big" di A volessero separarsi, non sarebbe certo la fine del mondo: in Inghilterra è successo trent'anni fa e sono tutti più felici.

Due righe sull'Alessandria: dov'eravamo rimasti? Dopo alcune settimane di pace, sono tornate le indiscrezioni, le chiusure, i messaggi incrociati in chat. Alla fine, conta il campo: l'Alessandria è ultima, non vince da metà novembre, ha segnato tre gol nelle ultime dodici partite, a gennaio riteniamo abbia addirittura peggiorato una situazione già peggio che complicata. È un peccato che alla fine debbano pagare sempre i tifosi.