IL CALCIO MI MANCA, TREMENDAMENTE. MA ADESSO NON È IL TEMPO DI PARLARNE, MEN CHE MENO DI LITIGARE. TORNEREMO A GODERCI LE PARTITE, MA PRIMA ABBIAMO SFIDE PIÙ IMPEGNATIVE DA SUPERARE

01.04.2020 00:00 di  Tommaso Maschio   vedi letture
IL CALCIO MI MANCA, TREMENDAMENTE. MA ADESSO NON È IL TEMPO DI PARLARNE, MEN CHE MENO DI LITIGARE. TORNEREMO A GODERCI LE PARTITE, MA PRIMA ABBIAMO SFIDE PIÙ IMPEGNATIVE DA SUPERARE
TMW/TuttoC.com

Il calcio manca, su questo non ci sono dubbi. Manca a ognuno in forme diverse. Manca ai tifosi, ai calciatori, agli allenatori, ai dirigenti e non ultimi manca a noi addetti ai lavori che in questo mese ci stiamo industriando per cercare di informarvi anche in merito a temi – politici e sanitari in primis – che prima non erano di nostra stretta competenza. Personalmente più che delle partite (non mi sono mai troppo appassionato a guardare il calcio in tv), mancano quelle sensazioni uniche che provo quando entro in uno stadio, respiro a pieni polmoni tutti gli odori che solo il calcio dal vivo può darti. Mi manca essere sui gradoni coi miei amici, fratelli, la mia seconda famiglia, mi mancano le gioie e le delusioni, mi mancano le birre e le chiacchiere. E sono consapevole che quando tutto questo sarà finito la prima cosa che farò sarà andare a Bologna e rivivere tutte queste sensazioni riempiendomi il cuore e gli occhi di quegli odori, sapori, colori che mi accompagnano ormai da 20 anni.

Nonostante la mancanza e l'astinenza forzata da calcio (e da sport in generale) sentire o leggere di “far ripartire il campionato il prima possibile”, di “tornare ad allenarsi”, di “concludere a tutti i costi la stagione”, per non parlare di liti su chi eventualmente debba essere promosso o retrocesso o peggio ancora su trattative di mercato che non possono esistere in un momento in cui non si sa neanche se i campionati finiranno, mi dà la nausea perché sembrano discorsi totalmente fuori dalla realtà. Discorsi di chi guarda solo al proprio orticello senza considerare il contesto generale in cui ci troviamo. Un po' come gli industriali (e certi politici) che spingono per riaprire tutto e in taluni casi hanno anteposto i propri profitti alla salute pubblica.

Stiamo vivendo una pandemia come mai ne abbiamo conosciute, al cui confronto l'epidemia ci colera che colpì Napoli negli anni '70 appare poca cosa, si parla apertamente di scenari da Guerra Mondiale, di <i>piani Marshall</i> e di uno sforzo simile a quello post bellico per rimettersi in piedi quando tutto, speriamo al più presto anche se sappiamo tutti che non sarà così presto, tornerà alla normalità. Il calcio in questo momento – e lo dico anche contro il mio interesse – va messo da parte, accantonato per un po', per permettere di dare priorità alle cose veramente importanti che sono la salute pubblica e il sostegno economico a quelle fasce di popolazione che soffrono maggiormente in questo momento.

Il calcio mi manca, ma mi manca la sua anima popolare, non certo le liti e gli interessi di parte che neanche di fronte a uno dei momenti più difficili della nostra storia riescono a essere messi da parte per il bene della collettività. Abbiamo delle sfide più impegnative da vincere e se non vinceremo queste anche il calcio sarà destinato a essere un ricordo. Se le vinceremo invece torneremo a goderci il calcio e probabilmente sarà ancora più bello di quanto al momento possiamo immaginare.