Il Circo di Lecco. In C c'è il nuovo Oba Oba Martins. Caos Seregno, la Corda si spezza...
TMW/TuttoC.com
È nata una stella. Domenica pomeriggio al Rigamonti-Ceppi di Lecco c'è stata la sua epifania. Si chiama Momo Zoma: segnatevi questo nome, perché tra qualche anno sarà protagonista in palcoscenici più importanti. Senso del gol micidiale e una progressione da 400sta. Era dai tempi dal debutto di un altro diciassettenne che non restavo così a bocca aperta dinanzi a un esordio. Allora era il 2003 e chi scrive andava alla medie, eppure l'impatto in Champions League che ebbe Oba Oba Martins in una sfida decisiva da dentro o fuori sul campo del Bayer Leverkusen ancora me lo ricordo. Gol decisivo e allunghi in velocità pazzeschi che stordirono i tedeschi. Tre giorni fa, quasi fosse una deja-vù, ci ha pensato Zoma a infondermi - ovviamente con i dovuti paragoni viste le categorie di differenza - le stesse vibes. Italiano doc essendo a Merate, anche se vive a Capriate il nuovo talento Made in AlbinoLeffe. La Celeste si conferma vivaio florido e prolifico e il presidente Andreoletti già si coccola la sua stellina, che quest'anno aveva segnato 7 gol in 5 apparizioni con la Primavera. A testimonianza di un feeling innato con la rete. Da piccolo ha perso il papà (originario del Burkina Faso) e si è caricato sulle spalle mamma Fatoumata (ivoriana) e la sorellina. Un punto di riferimento costretto a crescere in fretta. Testa sulle spalle e voglia di spaccare il mondo oltre che la porta avversaria. Zoma ha la testa sulle spalle grazie anche ai consigli di un fratello maggiore come il suo agente Andrea Modora, che lo segue da ben 4 anni. Marcolini ha avuto il coraggio di lanciarlo in campo e si è goduto la doppietta. Il bello deve ancora venire per il classe 2003 che si ispira a Sadio Manè. Il primo a credere in lui e ci aveva visto come al solito lungo fu Simone Giacchetta (oggi diesse della Cremonese) che lo aggregò già in prima squadra 3 anni fa. Allenarsi a 14 anni con una Prima Squadra professionistica non è da tutti. Anzi, è roba da predestinati...
Spostandoci di qualche chilometro all’interno della stessa regione di appartenenza (la Lombardia) si passa da una favola a una polveriera. Quella targata Seregno. In Brianza il clima si sta facendo irrespirabile, all’insegna del tutti contro tutti. Che il patron Davide Erba sia a fine corsa non è un mistero, come tra l’altro annunciato più volte pubblicamente dallo stesso interessato. La sensazione è che si vada verso un ridimensionamento del club, in attesa di eventuali acquirenti. La trattativa - che vi avevamo anticipato un mese fa - con l’ex proprietario di Como e Foggia Roberto Felleca non è decollata. In realtà non ci sarebbe stata neppure una due diligence dopo i contatti iniziali. Una fumata nera che ha reso più tesi i rapporti anche con il direttore generale Ninni Corda, ufficialmente sospeso dopo il blitz corsaro della squadra (in 8 contro 11) sul campo del Legnago. I vertici della società biancoblù stanno valutando risoluzioni contrattuali a pioggia, togliendo anche ai calciatori l’indennità di trasferta. Temi che hanno sancito lo strappo definitivo con Corda, che appare al passo d’addio. Il dirigente sardo non vuole fare da parafulmine, ma al tempo stesso appare stanco dalle continue battaglie presidenziali contro il palazzo e il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. Ai limiti del grottesco la scena di venerdì mattina, quando Corda si era presentato al campo per parlare con i suoi calciatori ed è stato allontanato dai vicepresidenti del club. L’ex dg del Foggia vanta in essere un contratto triennale, improbabile che possa essere esautorato d’amblè e senza una lauta buonuscita. Ecco perché la sospensione dei giorni scorsi assomiglia a un pretesto per intentare una causa e cercare di licenziare Corda senza di fatto pagarlo. Sta accadendo la stessa cosa anche in Serie A alla Sampdoria tra Ferrero e Osti: insomma, tutto il mondo è paese. Attualmente il Seregno è nono e in zona playoff, ma il giocattolo si sta rompendo e la Corda si è spezzata: il futuro rischia di diventare sempre più nebuloso dalle parti dello stadio Ferruccio. Un peccato considerati i presupposti iniziali e i tanti investimenti fatti da Erba nei Dilettanti.
A proposito di situazioni caotiche e confusionarie: a Lecco c'è da mettersi le mani nei capelli. A sto giro il patron Paolo Di Nunno l'ha rifatta fuori dal vaso. Stoccate e insulti ai suoi tesserati per poi fare retromarcia 48 ore dopo. Un balletto francamente stucchevole. I toni sono inaccettabili: serve rispetto per le persone, detto questo un proprietario può decidere di esautorare i propri dipendenti per carità, ma c'è modo e modo. Insomma, Di Nunno si decida una volta per tutte. Non è possibile ogni settimana assistere a questo teatrino. Personalmente ho già detto la mia: Fracchiolla in questi anni ha lavorato bene e merita fiducia, diversamente l'operato di Zironelli non ci convince. Anche con l'AlbinoLeffe ha perso in maniera scriteriata con la squadra troppo sbilanciata in avanti, venendo infilzata in contropiede. Comunque sia o avanti o separazione: l'importante è che a Lecco prendano una strada netta e definitiva. Anche perché così facendo di strada la squadra ne farà poca e avrà pure l'attenuante del clima avvelenato. Un consiglio (non richiesto): Pres, la smetta con le tafazzate! Altrimenti ogni settimana a questi ritmi si rischia di sfociare nelle barzellette...
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