IL DITO VA PUNTATO FORSE ALTROVE. LEGA PRO IN ANTICIPO RISPETTO A TUTTO IL CALCIO ITALIANO. CASO CERIGNOLA: POCHE CHANCE

01.08.2019 00:00 di Claudia Marrone Twitter:    vedi letture
IL DITO VA PUNTATO FORSE ALTROVE. LEGA PRO IN ANTICIPO RISPETTO A TUTTO IL CALCIO ITALIANO. CASO CERIGNOLA: POCHE CHANCE
© foto di TuttoC.com

In mezzo tra Serie A e Serie B. 
Perché le due maggiori leghe del calcio professionistico italiano hanno acceso i motori: lunedì scorso è stato presentato il calendario di Serie A, martedì 6 agosto sarà invece presentato quello di B. Ad Ascoli, in una piazza che, chi forse è un po' di parte, ha detto essere bellissima, la più bella del mondo: questo non lo so, il responso - ovviamente anche social - arriverà tra qualche giorno. 

Calendari che per la Lega B si faranno in un clima, non metereologico si intende (e per quello confido nella divina provvidenza), più disteso rispetto a qualche tempo fa, quando, dopo il "pasticciaccio brutto" di Salernitana e Venezia richiamate ai playout, Balata rischiò di essere sfiduciato, nonostante poi il numero uno della Lega B abbia asserito che queste fossero solo voci. Difficile credergli. Più plausibile che sia fallita la spallata di Lotito a colui che un tempo era il suo più grande alleato e che ora, forse da vincitore, si è trasformato nel suo più grande nemico. 
Forse però, quest'oggi qualcosa potrebbe cambiare. La B chiede alla A di rivedere la divisione dei proventi da diritti tv, e proprio il 23 luglio, nell'ultima assemblea, Balata ha incassato il mandato unanime per inchiodare la Serie A, aprendo un tavolo che coinvolga anche la FIGC al rispetto dei patti, appunto, che garantirebbero ai club di B una cifra quantificata attualmente attorno ai 17-18 milioni di euro a stagione. 



La Lega A punta invece i piedi basandosi sulla modifica della Legge Melandri, e va a diritto per la sua strada, tenendo acceso il mercato con i grandi nomi che tutti sognano e che tengono gli appassionati incollati a giornali e telefonini. Ma al netto dei big match di 1^, 2^ o 3^ giornata, cosa regala la maggior categoria del pallone italiano? De Rossi al Boca Junior, roba da far impallidire chiunque. 
Le bandiere signori, le bandiere.
E vogliamo forse parlare di Patrick Cutrone? Una vita al Milan, poi spedito in Inghilterra. Così, senza un logico perché.
E non si dia sempre la colpa ai calciatori, considerati troppo spesso rei di essere attaccati al vile denaro, la colpa è anche dell'insensibile gestione delle proprietà dei club, che sanno sempre più annullando la parte passionale di questo sport: le società sono aziende, come tali sono gestite, ma il calcio è anche altro. La parte più pulita non si può togliere.

In tutto questo la Serie C che fa? Senza isterismi di genere alcuno, riporta l'organico a 60 squadre, vede tutte le iscrizioni in regola, società sane (la questione Avellino del resto è in via di risoluzione, e a ogni modo i primi adempimenti sono stati rispettati) che il 26 luglio hanno conosciuto il calendario dei tre gironi: si, la prima Lega a stilare il programma del campionato 2019-2020. Certo, domani l'Audace Cerignola, con il sindaco della cittadina pugliese che addirittura è sceso in campo denunciando FIGC e Lega Pro, discuterà il suo ricorso per il mancato ripescaggio, ma difficilmente le cose a ora cambieranno: qualora invece dovessero cambiare, si registrerà certo un'anomalia - da essere in difetto di organico a essere in eccesso - ma mai niente sarà come il recente passato.
Non solo, a una sorta di "pulizia di genere", si è aggiunto il grande evento dei 60 anni della Lega Pro, cui ha preso parte il presidente della FIFA Infantino (e vogliamo parlare di quanto è bello il pallone celebrativo che vedremo sui campi di terza serie?), si sono tolte assurde regole sui limiti di età ridando appeal alla categoria che sta di nuovo chiamando nomi illustri, si dà importanza e visibilità ai comuni, portando avanti quei dettami che da subito il presidente Ghirelli disse di volere.
Certo, non ci sono gli introiti delle tv, e quel che sarà per eventuali dirette streaming deve essere ancora reso noto. Ma chi fa calcio in C di questo è consapevole. Forse qua c'è più passione che aziendalismo. Di quello negativo, si intende, non certo l'oculata gestione delle risorse.

Siamo quindi sicuri che il male di tutto arrivi sempre dalla Serie C?