Il fatto della settimana – Fuori la SPAL, Brescia...in differita. Dentro Inter U23 e probabilmente Ravenna: nascerà così la nuova Serie C?

La settimana tra il 15 e il 21 giugno ha definito una volta per tutte (o quasi) l’organico della Serie C 2025/26. Il Consiglio Federale, riunito giovedì 20, ha ufficializzato l’esclusione della SPAL, che non ha superato i controlli della Covisoc, e ha aperto formalmente la strada al ripescaggio dell’Inter U23, terza - ci scuserete il gioco di parole - seconda squadra ammessa in Lega Pro dopo Juventus Next Gen e Atalanta U23.
Un’operazione attesa, che segna però anche la fine di un ciclo: quello della SPAL, che nel 2020 era in Serie A e nel 2021 era passata a Joe Tacopina, l’uomo dei rilanci (Roma, Bologna, Venezia) ma non di Ferrara. Il club non solo non ha presentato una domanda valida d’iscrizione, ma ha rinunciato a ogni ricorso.
La notizia ha scatenato la rabbia dei tifosi: in settimana oltre un migliaio di persone sono scese in piazza, sfilando fino al municipio per chiedere risposte. Il sindaco Alan Fabbri ha ricevuto una delegazione e promesso un impegno per salvaguardare il calcio in città, ma intanto Ferrara dovrà ripartire dall’Eccellenza. Tra i motivi dell’abbandono, anche un episodio inquietante: la società ha dichiarato che un potenziale investitore si è tirato indietro dopo un’aggressione subita dai giocatori durante un allenamento.
Ufficiale la Pro Patria. Ma spunta l’ombra del Brescia (e quindi del Ravenna) sul Caldiero Terme
Le esclusioni definitive sono tre: oltre alla SPAL, non hanno presentato domanda né la Lucchese (avviata la liquidazione giudiziale), né il Brescia, club retrocesso dalla B e travolto da debiti e penalizzazioni (4 punti scontati nella stagione appena conclusa, altri 4 nella prossima) che però ha un termine per l'iscrizione differito insieme a Frosinone, Salernitana e Sampdoria.
A rientrare così dalla porta secondaria sarà la Pro Patria, prima della graduatoria. Per completare il quadro dei 60 club (59 certi, 1 da definire in base al playout di B tra Salernitana e Samp in campo questa sera all'Arechi, dopo che gara-1 è terminata 2-0 per i blucerchiati), mancava solo un'ultima protagonista: la già citata Inter U23, che ha tempo fino al 18 luglio per completare gli adempimenti formali.
Tutto finito? No. A riaprire il gioco ci ha pensato appunto il Brescia. Malgrado l’assenza di stipendi pagati e di fideiussione al 6 giugno, Massimo Cellino avrebbe deciso di presentare comunque una domanda d’iscrizione, sfruttando la citata deroga concessa ai club coinvolti nei playout.
Ha tempo fino al 24 giugno per formalizzare tutto, ma – come ha scritto in settimana anche La Gazzetta dello Sport – si tratta di una mossa senza effetti concreti, perché la scadenza originaria era perentoria. La FIGC boccerà la richiesta il 26 giugno. Ma il vero effetto, paradossale, sarà un altro: il ripescaggio.
La beffa della domanda inutile per il Caldiero Terme
Se il Brescia non avesse presentato domanda, al suo posto sarebbe stato riammesso il Caldiero Terme, già pronto. Ma poiché la domanda è stata inoltrata, il club lombardo “brucia” un posto tra gli slot disponibili e in caso di rigetto verrà ripescato il Ravenna, vincitore dei playoff di Serie D.
Un cortocircuito. Un club che non ha i requisiti (e lo sa) presenta una domanda che non verrà accettata, ma che genera un effetto pratico su chi salirà di categoria. È la logica perversa delle tempistiche federali. A beneficiarne sarà comunque una piazza con storia e ambizione, ma resta la sensazione di un sistema che continua a produrre confusione e disallineamenti.
Salernitana-Sampdoria, l’ultima tessera. Ma il puzzle è fragile
L’ultimo posto disponibile in Serie C sarà assegnato alla perdente del già citato playout tra Salernitana e Sampdoria. Ma le preoccupazioni non finiscono qui. Tra fideiussioni al limite, bilanci risicati e società zavorrate (come Trapani, che partirà da -8, e Triestina, da -7 grazie al ricorso che le ha concesso un +2 sul -9 in primo grado), la prossima stagione rischia di cominciare ancora col piede storto.
E allora la domanda è la stessa ogni anno: ci possiamo davvero fidare del quadro “definitivo”? Perché se l’estate regala ripescaggi, l’inverno – spesso – porta penalizzazioni. E a farne le spese, alla fine, è sempre il campo.
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