Il fatto della settimana - La fine di Zemanlandia: arriva il quarto addio tra il Boemo e il Foggia

29.05.2022 00:00 di Valeria Debbia Twitter:    vedi letture
Zdenek Zeman
TMW/TuttoC.com
Zdenek Zeman
© foto di Federico Gaetano

Era il 27 giugno 2021 e proprio in questa sede titolavamo "A Foggia si sogna il ritorno di Zemanlandia: il Boemo ci riprova per la quarta volta, 35 anni dopo la prima". Undici mesi dopo siamo qui a parlare di un addio doloroso e amaro, il quarto della storia di Zdenek Zeman e del Foggia: il primo avvenne dopo la stagione C1 del 1986/87 (con un ottavo posto nel Girone B), il secondo nel 1994 dopo cinque anni in cui nacque “Zemanlandia” con il trio delle meraviglie Rambaudi-Signori-Baiano. Il terzo risale a dieci anni fa nella Prima Divisione di Lega Pro con Insigne e Sau, più di venti gol a testa in un'annata da protagonisti, chiusa coi satanelli al sesto posto. Nell'occasione chiosavamo: "La speranza che lo spettacolo della prossima Serie C ne possa guadagnare e che noi tutti ci si possa divertire c'è! Ed è tanta...".

E alla fine il divertimento non è mancato, visto che per l'ennesima volta Zeman aveva creato un Foggia da applausi, anche se la sera del 12 maggio è arrivata la sconfitta in casa dell’Entella che ha fermato ai playoff la rincorsa dei satanelli alla promozione in B. Un 75esimo compleanno amaro per Zeman, che è comunque andato a ringraziare con la sua squadra i 1.500 tifosi rossoneri giunti a Chiavari, con nel cuore la rabbia per il ko ma anche l’orgoglio di veder la gente felice per il suo Foggia. Che ha lottato cercando di andare oltre le proprie possibilità.

Ma giovedì pomeriggio le strade del Boemo e del club rossonero si sono inevitabilmente divise, anche se non era questo il finale ipotizzato undici mesi fa. Nei giorni scorsi però Zeman lo aveva detto: "Sono stato a Foggia, mi vogliono bene, vorrei rimanere ma con altri presupposti”. E già a fine gennaio c'era stata una frattura, dopo le parole parecchio critiche del tecnico su Mastour ("Prima sapeva giocare, ora non vede la palla"), tanto che si era parlato di dimissioni, con il Boemo che non si era presentato all'allenamento e Pavone che sembrava essere già stato allontanato. Appena ventiquattro ore dopo, però, il nuovo colpo di scena con il club che aveva annunciato di aver "rinnovato l’accordo per un ulteriore anno con il Mister Zeman, il Direttore Sportivo Pavone, e tutto lo staff tecnico. Il Presidente Nicola Canonico commenta con soddisfazione ed entusiasmo questo nuovo accordo: “Siamo felici di aver trovato la giusta intesa e aver prolungato già da ora il rapporto con tutto lo staff tecnico che sancisce così la continuità del progetto Foggia” Prosegue dunque all’unisono e incessantemente il lavoro di tutta la dirigenza rossonera per perseguire i più ambiziosi traguardi".

Nella conferenza stampa di giovedì Nicola Canonico ha quindi dichiarato, sancendo l'addio: "Abbiamo avuto sette ore di conversazione con Zeman un confronto sereno in cui ho provato in tutti i modi a convincerlo a rimanere. Non ce l'ho fatta. Non è questione di presupposti, ma di stimoli: non se la sente di continuare. Se si fa un lavoro controvoglia poi non si ottengono risultati. Durante l’incontro ci siamo confrontati sull'intero campionato ma non abbiamo parlato del direttore Pavone: il mio primo obiettivo era capire oggettivamente le tensioni che c'erano. Gli ho proposto un aumento rispetto ai 2,7 milioni di quest’anno, fra squadra e staff. Mi rammarica non poter continuare con lui, ma sicuramente avremo qualcosa in più in termini di bilancio. Penso che le vittorie solo con i giovani siano difficili, quindi cercheremo giocatori di qualità. C’è un contratto sottoscritto a gennaio tra me e Zeman, con gli importi. In quel periodo io ero squalificato e non potevo depositarlo in Lega. Dopo qualche settimana abbiamo provato, ma Zeman ha rimandato a fine anno". Mentre lo stesso Boemo ha ribattuto: "Quando due non si trovano è meglio se si dividono, a me dispiace tanto perché sono legato alla città, che ha fatto di tutto per farmi stare bene. Io vorrei continuare a fare calcio con chi me lo permette, ogni giorno c'era un problema e non si riusciva a cambiare, non cambio io e non cambia il presidente. Non c'erano le condizioni per poter lavorare insieme. Io di stimoli ne ho tanti, questa squadra mi ha dato grandi soddisfazioni, a lui no purtroppo, sembra che siamo retrocessi. Una squadra formata da giovani senza esperienza di serie C mi sembra abbia fatto miracoli. Il rinnovo annunciato a gennaio? Era un contratto firmato in bianco, è senza cifre, non abbiamo parlato mai di cifre, lui non sa se volevo di più o di meno, se la studiate bene si vede dalla fotografia. Dal primo giorno eravamo in sofferenza, quello che si chiedeva non si riusciva ad ottenere. Per me non si può lavorare, io immagino un calcio diverso e una dirigenza diversa". E il quarto addio è realtà...