Il Livorno è morto, ma gli assassini si conoscono da settimane. Lega Pro all’anno zero: così non si può più andare avanti!

14.10.2020 00:00 di  Nicolò Schira  Twitter:    vedi letture
Il Livorno è morto, ma gli assassini si conoscono da settimane. Lega Pro all’anno zero: così non si può più andare avanti!
TMW/TuttoC.com

Neanche il tempo di seppellire il Trapani e c’è già un altro cadavere all’orizzonte del cimitero della Lega Pro. Quello del Livorno il cui assassinio era nell’aria da mesi. Una crisi societaria acuitasi con l’addio dello storico patron Aldo Spinelli (ha mantenuto il 10% delle quote onorando tutte le spettanze) e l’avvento di CereaBanca che ha frazionato le quote del club tra più parti. L’inizio della fine, verrebbe da dire con lo stesso istituto bancario veronese che lunedì ha deciso di non ottemperare alle proprie pendenze (650mila euro) in merito alle fideiussione da accendere per pagare dipendenti, evitare penalizzazioni e sbloccare l’acquisto degli 8 calciatori già a Tirrenia e in attesa di essere tesserati. Qualche settimana fa avevamo espresso, proprio da queste colonne, più di una perplessità sulle manovre di CereaBanca all’intero di società della terza serie. A Carpi l’avventura è già terminata con il rimpasto di venerdì scorso, mentre il passo indietro di 36 ore fa segna l’addio e la conseguente fine del Livorno. Nelle prossime ore il presidente Navarra porterà i libri in tribunale, dando il via alla possibilità per i calciatori di rescindere i contratti in essere svincolandosi così d’ufficio. Se la formazione amaranto - come sembra al momento in cui scriviamo questo editoriale - non scenderà in campo nel weekend ad Olbia si materializzerà ufficialmente lo spettro dell’esclusione dal campionato (servirebbe poi una seconda defezione con conseguente sconfitta a tavolino). Un Trapani bis che rende il 2020 un annus horribilis per il calcio italiano alle latitudini della terza serie. Dal “Mai più casi Modena” pronunciato a gran voce nel 2017 si è passati ai tragici epiloghi di Matera e Pro Piacenza fino ai giorni nostri con Trapani (già out) e Livorno (fortemente a rischio). Tradotto: servono regole ancor più stringenti al momento delle iscrizioni ai campionati e bisogna vigilare - come accade in Inghilterra - su coloro che entrano nelle società e acquistano quote e pacchetti di maggioranza.

Altrimenti tra 12 mesi saremo ancora qui a raccontare l’ennesima squadra sull’orlo del baratro e a rischio crack. Inutile dire che si è arrivati all’anno zero. Mediaticamente la Lega Pro non può permettersi più di restare oscurata (2 casi in 3 giornate sono troppi come ha tuonato il presidente Ghirelli) e sopratutto fare costantemente notizia per episodi relativi a fallimenti di club e campionati monchi. Anche perché i temi positivi e relativi al giocato giocato non mancherebbero: dal Lecco Champagne di D’Agostino al Bari schiacciasassi di Auteri passando per i segnali importanti da Novara e Avellino fino alla clamorosa cinquina inflitta dal Mantova (e l'addio clamoroso del ds Righi dopo i contrasti con il tecnico Troise...) al Perugia. E non solo: la coppia Modena-Feralpi in vetta al girone B, il Renate che non vuole smettere di stupire, la matricola terribile Legnago, il nuovo Foggia della strana coppia Corda-Marchionni, l’Arezzo che si aggrappa a Cerci per rinascere, l’avvio deludente del Palermo... Insomma, di argomenti ne avremmo a bizzeffe e potremmo riempire tranquillamente tre editoriali. E invece come al solito ci tocca riparlare delle solite tristi vicende. Sperando che sia l’ultima volta, ma consci del fatto che purtroppo non lo sarà. Visto che iniziano già ad arrivare spifferi di prime difficoltà per altri 2 club, che rischieranno di non avere la forza per andare oltre il girone d'andata. Vigileremo, come sempre. Si salvi chi può...