La Serie C respira con gli aiuti contro il caro energia. Ma il guaio è strutturale: il calcio vive oltre le sue possibilità, guardate gli esoneri

19.09.2022 00:00 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
La Serie C respira con gli aiuti contro il caro energia. Ma il guaio è strutturale: il calcio vive oltre le sue possibilità, guardate gli esoneri
TMW/TuttoC.com

La Serie C è in bolletta. Un po' come tutti gli italiani. In settimana, la Lega Pro ha registrato un'importante vittoria nella battaglia, tutta politica, per ottenere dal governo uscente un aiuto per contrastare il caro energia. Battaglia giusta e meritoria, ché ognuno deve portare avanti le sue ragioni, e infatti su queste pagine l'abbiamo sia appoggiata che pubblicizzata. Incassata la mano, è adesso il momento di riflettere.

In tempi di crisi, bussare alle porte dello Stato è più che comprensibile. L'abbiamo detto tante volte: il calcio è un settore produttivo del Paese, neanche secondario, e come tale va sostenuto. Serve a livello economico e serve a livello sociale, zero dubbi. Alla lunga, però, la soluzione già trovata in passato non può salvare il nostro pallone e bisogna pure fare i conti con questo.

Di credito d'imposta in credito d'imposta, gli aiuti saranno pur necessari ma non risolvono il problema strutturale. Se è vero che l'energia è un problema, specialmente per chi sostiene spese strutturali a favore della comunità come i club nel caso degli stadi e dei costi per mantenerli, quante di queste società sono ancora alle prese con il pagamento delle tasse rinviate in periodo di Covid? Rimandare i problemi non li risolve.

Il punto è che, a oggi, il calcio - non solo quello di Serie C - vive al di sopra delle proprie possibilità, pure economiche. E di ridimensionarsi non ne vuole sapere, altrimenti l'agognata riforma sarebbe arrivata ieri, non il giorno del mai. Si passa da lì, da una decrescita (felice o infelice, poco cambia) per tornare a gonfiare il nostro amato pallone. Da queste parti celebriamo il campionato che amiamo, ma di quegli stadi quanti arrivano a essere pieni domenica dopo domenica? E non s'intende pieni come se la squadra giocasse in Serie A. Intendiamo semplicemente avere un numero di tifosi, e quindi di biglietti venduti, che giustifichi l'apertura dell'impianto e la bolletta di cui ci si duole. Guardate gli esoneri: in C sono più le panchine saltate che le giornate disputate. Vuol dire raddoppiare un costo del lavoro, sulla base di decisioni spesso impulsive, di sicuro affrettate visto il punto della stagione a cui siamo. Quale altra azienda ragiona in modo simile?