Tutto cambia perché nulla cambi: la solita anomalia tutta italiana. La C a 61 (o 62) squadre sarebbe una sconfitta per tutti

09.08.2022 00:00 di  Marco Pieracci  Twitter:    vedi letture
Tutto cambia perché nulla cambi: la solita anomalia tutta italiana. La C a 61 (o 62) squadre sarebbe una sconfitta per tutti

Pensavamo di averle viste tutte in questi anni ma non avevamo fatto i conti con la macchina della giustizia italiana, tanto complessa quanto imprevedibile nelle sue evoluzioni. L’entrata a gamba tesa del Consiglio di Stato proprio dopo la compilazione dei gironi e a poche ore dalla formulazione dei calendari ha sostanzialmente congelato l’esito dei precedenti gradi di giudizio sul Campobasso generando una situazione di stallo imbarazzante e complicata da gestire per la Lega Pro ma soprattutto per le società che ne fanno parte, vittime e non carnefici di questa vicenda. Legittimo che il club molisano e a ruota il Teramo (a dire il vero con molte minori probabilità di successo considerando la profonda diversità delle fattispecie in esame) vadano avanti imperterrite nella propria battaglia di diritto determinate come sono a far valere le proprie ragioni in ogni sede legale consentita dallo Stato, meno che a pagarne le conseguenze sulla propria pelle siano tutte le altre partecipanti. Come si può pensare di programmare adeguatamente una stagione già di per sè difficile da sostenere dovendo aspettare, nella migliore delle ipotesi, la fine di agosto per sapere quando e contro quale avversario si giocherà la prima partita?

E allora non sarebbe l’ora, una volta per tutte, di dare vita a una rigida separazione delle competenze che semplifichi il quadro generale e permetta di garantire una pacifica convivenza tra i diversi livelli di giustizia, destinati in questo modo a ritrovarsi spesso e volentieri in contrasto? Che autorevolezza può avere una pronuncia di quella sportiva che rischia di essere scavalcata ogni volta da quella ordinaria? È’ una domanda che ci si pone da ormai tempo, dal caso Calciopoli a quello del Calcioscommesse, ma alla quale non si è ancora riusciti a dare una risposta efficace. Non più tardi di un anno fa, quando le cose andarono un po' meglio, Ghirelli manifestava apertamente il desiderio di abolire definitivamente ripescaggi e riammissioni, soluzione estrema per eliminare alla fonte l’insorgere di questo tipo di problematiche ma non si è andati oltre la dichiarazioni di intenti e così il progetto è rimasto soltanto sulla carta. A questo punto il rischio di ritrovarsi con un campionato a 61 o addirittura 62 squadre si fa sempre più concreto. La solita anomalia, tutta italiana.