Una boccata d’ossigeno da 500 milioni. La riforma è nelle sabbie mobili. Caro Marotta, la differenza con l’estero è un’altra. In C il pallone gira al contrario: qui nessuno parla dei giocatori in scadenza

25.10.2021 01:15 di  Ivan Cardia  Twitter:    vedi letture
Una boccata d’ossigeno da 500 milioni. La riforma è nelle sabbie mobili. Caro Marotta, la differenza con l’estero è un’altra. In C il pallone gira al contrario: qui nessuno parla dei giocatori in scadenza
TMW/TuttoC.com

Bussa che ti ribussa, alla fine il palazzo si smuove a pietà. Quello che era mancato nel decreto fiscale dovrebbe arrivare nella legge di conversione, ne hanno scritto colleghi più esperti (sul Sole) nelle ultime ore. Finché non c’è il nero su bianco, siamo alle speranze, ma in FIGC la fiducia questa volta è alta: la politica dovrebbe concedere il rinvio del versamento di parte dei contributi Irpef e Inps del 2021. Sono 500 milioni di euro da spartire fra le tre leghe professionistiche, in questo momento rappresentano anche qualcosa in più che una boccata d’ossigeno. Sono un tampone, non una soluzione: arrivarci, se ci si arriverà, è un obiettivo meritorio. Ma un rinvio sposta il problema, non lo intacca alla radice. Sempre sul Sole, leggiamo che dovrebbe essere sospeso il divieto di pubblicità alle scommesse sportive, uno dei provvedimenti più stupidi (a voler essere buoni) e criminali (a voler essere onesti) della storia recente d’Italia. Lo Stato incassa e continua a incassare fior di miliardi dalle scommesse (e ne spende ancora di più per combattere la ludopatia, ma è un altro discorso) e al contempo vieta di far loro pubblicità. Per di più, il divieto è stato bellamente aggirato: alla fine, gli unici a pagare sono stati i club che con quelle risorse vivevano. Ora pare in discussione, per fortuna. Un po’ tardi, ma grazie comunque.

Nella giornata di domenica, chi ha avuto un po’ di pazienza ha potuto leggere la chiacchierata fatta col presidente Ghirelli. Tra i tanti temi affrontati, quello della riforma. Ecco l’impressione è che quest'ultima sia in un pantano, ingolfata nelle sabbie mobili degli interessi contrapposti (e in parte inconciliabili) dei diversi soggetti interessati. Da questo punto di vista, è come dice Ghirelli: se nessuno è disposto a rinunciare a qualcosa, la riforma non si fa. È una soluzione praticabile? Forse qualcuno lo pensa, ma a livello economico e tecnico il nostro calcio è un’utilitaria che prova a correre a trecento all’ora: prima o poi la benzina finisce, oppure si stacca una ruota e sbatti contro il muro. Penso che chi tiene alla riforma la dovrebbe raccontare meglio. Fin qui quasi nessuno sa di cosa si parla, forse perché non c’è davvero nulla di cui parlare se non una congerie di indiscrezioni e ipotesi che non portano molto lontano. Ghirelli per esempio dice che i numeri verranno alla fine, che prima sta l’impostazione generale. Teoricamente, sì. Nei fatti, dato che quello dei numeri (senza troppi giri di parole: sapere quante squadre professionistiche in meno avremo fra 4-5 stagioni, se per esempio saranno introdotti i playoff scudetto) è l’unico argomento che interessa al grande pubblico, i numeri vengono prima di tutto. È un’obiezione che gli ho già mosso, l’insegnamento è quello della Superlega: non è naufragata perché fosse un’idea assurda. È successo perché è stata narrata male e di fretta. È successa la stessa cosa, finora, per le seconde squadre. Ogni riforma ha bisogno di uscire allo scoperto, di appoggiarsi all’opinione pubblica: l’impostazione “prima la mission” è probabilmente la più seria. Non è detto, viceversa, che sia quella in grado di dare i migliori risultati, né quelli più rapidi.

In settimana, Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, un fuoriclasse del suo ruolo, ha detto: “All'estero esistono i ministeri dello Sport. In Italia invece non è considerato rilevante nell'economia del Paese. Al governo ci siamo rivolti non per un ristoro, ma per un differimento delle imposte. Il contribuente avrebbe visto inalterato il bilancio dello Stato che invece nel 2005 prese 450 milioni dal Credito Sportivo. A noi è negato qualsiasi aiuto". Due premesse: ha ragione su tutta la linea e pare che qualcuno l’abbia ascoltato. Detto questo, una rilevante differenza con l’estero è un’altra. All’estero, le leghe di vertice non si sono disinteressate di chi era in basso. La Premier League, per esempio, ha offerto centinaia di milioni di euro alle proprie B e C. Proposta rifiutata per dignità, per la cronaca. In Italia, la Serie A è il marchese del Grillo del nostro calcio. Io so io e voi… Beh, voi non prendete un euro da noi. Se ci deve essere solidarietà tra il Paese e il calcio, ed è giusto che sia così, allora lo stesso meccanismo si deve innestare, come aiuto nelle emergenze e come supporto nella normalità, anche all’interno del calcio stesso. Altrimenti diventa tutto più difficile, anche risultare credibili quando si esce dal sistema. Perché in Serie C il pallone gira molte volte al contrario, e in alto non interessa quasi mai a nessuno. Se Donnarumma lascia il Milan a parametro zero se ne parla per mesi. In terza serie centinaia di giocatori non sanno quale sarà il loro futuro oltre giugno 2022. In molti casi, per fortuna, arriverà il rinnovo o ci saranno offerte per andare altrove. Tanti altri rimarranno a piedi, per un po’ di tempo o per parecchi mesi. Ma di loro non parla nessuno.