Claudio Ferrari a TLP: "Ripartire dalla Svizzera per inseguire un sogno"

Nel calcio malandato dei giorni nostri esistono ancora storie come quella di Claudio Ferrari, portiere classe 1988 che, dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili del Piacenza ed aver sempre sfiorato il calcio che conta, ha deciso di ripartire dalla Svizzera, dopo una breve parentesi in Serie A albanese, per continuare ad inseguire il sogno di fare il calciatore. Incontriamo - in esclusiva per TuttoLegaPro.com - Claudio, ragazzo che dimostra grande maturità nonostante abbia solo 24 anni, per una chiacchierata che riconcilia con lo spirito del calcio.
Buonasera Claudio, parlaci un po’ dei tuoi inizi come calciatore.
“Ho iniziato giocando come attaccante nelle giovanili della Pontenurese (ndr, squadra dilettantistica piacentina) poi, quasi per caso, l’allenatore decise di schierarmi in porta e dopo un paio di partite ho capito di voler giocare in quel ruolo. Mi notò così un osservatore del San Giuseppe (ndr, altra società dilettantistica piacentina) dove mi sono trasferito l’anno successivo. Dopo un campionato da protagonista a San Giuseppe sono passato al Piacenza dove ho fatto tutta la trafila fino alla squadra Primavera togliendomi tantissime soddisfazioni”.
Il tuo modello come portiere?
“Da bambino Gianluca Pagliuca, adesso per qualità tecniche e personalità direi Sebastien Frey mentre parlando di calciatori in generale ho sempre avuto un debole per Roberto Baggio”.
Fin da giovanissimo hai scelto la vita da atleta.
“Ovviamente ho dovuto fare tante rinunce, dalle feste di compleanno da bambino alle serate in discoteca il sabato sera, ma tornando indietro rifarei le stesse scelte. Di questo devo ringraziare la mia famiglia e soprattutto mio padre che ha sempre saputo consigliarmi al meglio. Ho avuto l’opportunità di togliermi tante soddisfazioni e di confrontarmi con allenatori e calciatori dai quali ho imparato tanto e che adesso sono affermati nel panorama nazionale ed internazionale come ad esempio Giuseppe Rossi che, nonostante la mia squadra (ndr, il Piacenza) avesse incassato una sconfitta a Parma, venne a farmi i complimenti al termine della partita per le mie parate che, oltre a limitare il passivo, non gli avevano permesso di trovare la via della rete”.
Dopo Piacenza, la Serie D.
“Sì, ho giocato a Voghera, Fidenza, Derthona e Albese confrontandomi con una realtà diversa da quella delle giovanili ma nella quale mi sono buttato con grande entusiasmo apprezzando fin da subito il calore e la passione dei tifosi. Il fatto di dover lottare per un obiettivo concreto, che sia la salvezza o la promozione, però cambia radicalmente il modo di intendere il calcio e per un giocatore proveniente dal settore giovanile questo è lo scoglio più grande da affrontare”.
Come mai hai deciso di provare l’esperienza in Serie A albanese?
“Diciamo che l’idea di poter giocare in Serie A mi allettava molto ma poi le cose non sono andate come speravo e mi sono trovato a girare di città in città senza riuscire a trovare la sistemazione ideale anche a causa di un paese nel quale la situazione sociale ed economica è totalmente diversa da quella italiana. Considero però l’esperienza in Albania positiva in quanto ho potuto allenarmi con preparatori di grande esperienza che da calciatori avevano giocato in competizioni europee”.
Dopo una breve parentesi di nuovo in Serie D, a Fiorenzuola, la Svizzera.
“Sì, avevo fatto un provino nell’estate del 2010 ma a causa di un infortunio ero stato costretto a rifiutare. A novembre 2011, una volta risolto il mio problema fisico, Adriano Di Vittorio, allenatore del Contone, mi ha proposto di giocare nella squadra ticinese per il resto della stagione e così ho deciso di ripartire da zero pur di continuare a giocare”.
L’esperienza in Svizzera come è stata?
“Decisamente positiva. Di questo devo ringraziare Mister Di Vittorio ed il Presidente Luca Belossi che hanno creduto nel mio pieno recupero e nelle mie potenzialità. Il Mister è molto preparato e mi ha dato fiducia fin dall’inizio e lo stesso posso dire del Presidente che mi ha trattato come un figlio. A livello sportivo, dopo un avvio di campionato negativo, la squadra, in concomitanza con il mio arrivo, ha disputato un ottimo girone di ritorno centrando la salvezza con due giornate di anticipo ed una media punti da zone alte della classifica. A livello personale sono contento per il rendimento che ho avuto ma soprattutto ritengo che questa esperienza mi abbia arricchito a livello umano”.
Quali differenze hai riscontrato tra il calcio in Svizzera e quello in Italia?
“Innanzitutto il calcio è vissuto come un gioco e non c’è l’esasperazione che caratterizza i campionati italiani a tutti i livelli poi debbo dire che c’è grande rispetto per la terna arbitrale. Le proteste non sono concepite: la prima gara con la maglia del Contone sono stato espulso per una semplice contestazione nei confronti del guardalinee, fatto impensabile in Italia. Inoltre, avessi esordito con un’espulsione in Italia, avrei rischiato di bruciarmi invece il Mister mi ha confermato la fiducia permettendomi così di disputare un ottimo girone di ritorno nel quale ho anche parato due calci di rigore. Per quanto riguarda la società vi è un rapporto diretto con il Presidente che, a differenza di quanto purtroppo accade spesso in Italia, si è sempre dimostrato uomo di parola.
Che idea ti sei fatto del calcioscommesse?
“Io credo che talvolta i calciatori perdano di vista lo spirito che sta alla base del calcio, un gioco fatto di sudore e passione nel quale la lealtà e la sana competizione stanno alla base di tutto”.
Propositi per il futuro?
“In Svizzera mi sono trovato bene e vorrei continuare la mia esperienza lì, non so se ancora al Contone o tentando il salto di categoria, chissà. L’unica cosa che conta è continuare a giocare”.
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