ESCLUSIVA TLP - Campilongo: "Calcioscommesse? Bisogna cambiare il sistema. Da Caserta via in tempi non sospetti, ora punto al ritorno in B"

Un quinto posto conquistato sulla panchina della Casertana nell'ultima stagione, col sogno play-off solo sfiorato, e un futuro ancora tutto da definire per mister Salvatore Campilongo. Il tecnico - che vanta nel suo curriculum esperienze in Serie B alla guida di Avellino, Empoli, Frosinone e Nocerina - si racconta in esclusiva a TuttoLegaPro.com tra voglia di ripartire e commenti ai fatti di attualità.
Mister, tracciamo un bilancio della sua ultima stagione alla Casertana?
"Ho fatto un grandissimo lavoro: ho preso in mano le redini della squadra a novembre, alla quindicesima giornata, e ho conquistato 45 punti nel girone di ritorno, sfiorando i play-off per un solo punto. Tra l'altro la Casertana, nel mercato di gennaio, non ha cambiato nulla".
Che effetto le fa vedere ora che l'intera dirigenza della Casertana si è dimessa, con evidenti conseguenze negative sul futuro della società?
"Io avevo preso la decisione di andare via prima che esplodessero i problemi. Il mio contratto scadeva al 30 giugno, ma a maggio avevo già firmato la risoluzione del contratto. A me piace poter dialogare con le varie cariche dirigenziali, dal direttore sportivo al presidente, per poter stilare programmi e a Caserta avevo la percezione di non poterlo fare. Preferisco lavorare con gente passionale, per me il presidente deve essere il primo tifoso della squadra, come lo è stato Enzo Cuccaro, ai tempi in cui vestivo da calciatore la maglia della Casertana".
Ha avuto contatti in questo periodo con altre società?
"Sì, i più concreti li ho avuti con Pavia e Lumezzane. Ho parlato col dg azzurro Londrosi, ma poi loro hanno fatto le loro scelte (Michele Marcolini è divenuto il nuovo tecnico, ndr). Mentre col club rossoblù ho parlato col presidente Cavagna e pareva fossimo arrivati praticamente ai dettagli, ma alla fine anche loro hanno virato altrove ed hanno deciso inoltre che avrebbero voluto altro tempo per riflettere sulle loro strategie".
Riavvolgiamo il nastro: ad Ischia - in Serie D nella stagione 2012/13 - ha vissuto un'annata importante.
"Quando ho fatto la scelta di scendere tra i Dilettanti, l'ho fatto solo perché c'era un grande progetto alle spalle. Abbiamo fatto benissimo, vincendo il campionato con cinque giornate d'anticipo ed un ampio margine di venti punti, nonché lo scudetto. Siamo riusciti a collezionare 87 punti, essendo la migliore difesa e il migliore attacco. Ma ora vorrei rimettermi in gioco in una categoria diversa: d'altronde Sarri insegna...".
C'è da dire in effetti che prima di Ischia aveva vissuto quattro stagioni in cadetteria.
"Negli ultimi anni si è un po' perso il fatto che - oltre ad aver fatto tanti anni di terza serie - ho anche lavorato in Serie B con squadre importanti, come Avellino, Empoli, Frosinone e - per poche giornate - Nocerina. E' quindi normale che la cadetteria sia la categoria a cui aspiro: vorrei tornarci e rimettermi in gioco. Nulla toglie, però, al fatto che sono pronto anche ad un grande progetto di Lega Pro, con basi importanti e un programma serio per un campionato di vertice".
Cadetteria che oggi è stata travolta dal ciclone della nuova inchiesta calcioscommesse legata al Catania: un ulteriore scossone che potrebbe comportare parecchi cambiamenti, tra ripescaggi e penalizzazioni...
"Io penso che chi si macchia di queste cose debba essere punito. Ci sono tante persone oneste che vivono di questo e fanno del proprio lavoro una questione di vita. Io ho iniziato la mia carriera nel calcio a 13 anni ed ora ne ho 54, ma sempre con l'onestà come faro sul mio cammino. Non è possibile che questa gente si comporti così: chi fa queste cose deve scomparire da questo mondo. E' tutto assurdo: bisogna cambiare il sistema. Vedremo quali saranno le conseguenze sulla composizione della futura Serie B, ma anche della Lega Pro".
Senza contare che oltre al calcioscommesse, sarà il solito bagno di sangue estivo, con tante società che non riusciranno ad iscriversi.
"Manca la solidità e la programmazione. Ci sono troppi avventurieri. Bisogna dare punizioni giuste, altrimenti il calcio rischia solo di morire".
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