I primi 40 anni della (fu) Lodigiani visti dagli occhi del suo addetto stampa

Lunedì 14 maggio avrebbe compiuto 40 anni. Per una donna questa età è un po come cominciare un'altra vita. Per la Lodigiani (negli anni ha cambiato nome prima in Cisco Roma e per finire in Atletico Roma) questa nuova vita non c'è. Dopo aver perso la finale play off contro la Juve Stabia (era il 16 giugno 2011, finì 2-0 per i campani. All'andata finì 0-0, ndr), il club è fallito. L'onta della radiazione da parte della federazione è una ferita ancora aperta per chi l'ha vissuta da dentro.
TuttoLegaPro.com ha voluto ricordare questa società, la terza della città di Roma, con un protagonista. Ma non di quelli che hanno calcato il manto erboso o erano in posizioni decisionali, sarebbe stato troppo semplice. Così siamo andati alla ricerca di uno di quelli che fanno, come si dice in questi casi, il lavoro sporco. Alfredo Cocco, è stato per 10 anni l'addetto stampa della società biancorossa. Grazie al suo lavoro, una società fagocitata dalle due grandi forze della capitale, è riuscito a portarla alla ribalta dandole una visibilità da serie A. E' stato un lavoro durissimo, ammette Cocco, perchè lavorare avendo due club che non solo ti fanno ombra ma quasi ti schiacciano, è davvero difficile.
Con lui abbiamo ripercorso - come se fossimo sulla macchina del tempo - questi dieci anni, tra aneddoti simpatici, passando per i tanti momenti di gioia. Fino a quel 16 giugno del 2011 che ha spento ogni speranza al club romano. Figlio di un direttore sportivo, esordisce in questo modo: "A casa mia il calcio è sempre stato all'ordine del giorno. Sapere che ora la Lodigiani - amo ancora chiamarla così - non c'è più, è un colpo al cuore molto forte".
Ha una voce molto impostata, all'inizio è un po sulle sue, poi con il passare del tempo ed i ricordi che affiorano, si concede in maniera naturale, rendendo il tutto ancora più bello e vero. Ogni tanto si ferma a pensare per rispondere alle nostre domande, d'altronde dieci anni dentro una società di calcio non sono pochi. Lui è molto contento di rivivere questa sua esperienza, alle volte si lascia andare a dei sospiri che fanno intendere quanto è emozionante tornare a parlare di certe cose.
Il ricordo - Il suo fiato si spezza in un solo caso, quando verso la fine, ci chiede: "In mezzo a questo quadro idilliaco, c'è una macchia indelebile che non potrà mai scomparire. Lo scorso novembre in un incidente stradale è morto il fisioterapista della società, Gianmaria Macrina. Per me è stata una perdita enorme. Il fatto di poterlo ricordare in questa intervista mi sembra doveroso. Era un fratello per me, così quando ci penso non mi sembra ancora vero". Quello è stato il momento più sentito della telefonata, poiché l'uomo aveva preso il posto del professionista che ci aveva raccontato la sua esperienza decennale. Adesso si che il viaggio, fatto da varie tappe, può iniziare.
Il ruolo dell'addetto stampa - "Il nostro lavoro è fatto da tanti piccoli tasselli, i quali messi insieme, possono dare all'esterno un immagine della società sicuramente più forte. L'addetto stampa o responsabile della comunicazione - spiega Cocco - è quello che deve coordinare tutto, dalle interviste ai tesserati alle notizie da passare alla stampa. Mi capita spesso di sentire giornalisti che hanno a che fare con addetti stampa, specie in Lega Pro, part time che non sanno svolgere il loro lavoro con professionalità. Penso che tra i nuovi criteri che la Lega Pro sta imponendo per i ruoli professionali da inserire negli organigrammi societari, ci debba essere un occhio di riguardo anche per questo lavoro, spesso oscuro ma importantissimo".
I campioni in fasce - Sono tanti i giovani che sono passati per la Lodigiani, prima di diventare i campioni che tutti conosciamo: "C'erano i vari Firmani, Stellone, Terlizzi, Apolloni, Totti, Di Canio. Gli ultimi sono stati Mazzarani (ora gioca in A con il Novara, ndr), Candreva (di proprietà dell'Udinese ma in prestito alla Lazio in questa stagione) e Flavio Lazzari (milita nell'Empoli). Il nostro era un serbatoio importante per le due grosse realtà della città di Roma. Noi formavamo gli uomini per farli diventare giocatori". Li ha conosciuti tutti giovanissimi, vivendoli prima che diventassero campioni affermati. Li ha "svezzati" al calcio.
I presidenti - Dei proprietari del club ci parla con molta stima, su tutti ha solo ricordi molto belli, però su uno in particolare si sofferma, non di certo il suo preferito, non gli piace questa terminologia: "Sicuramente il Dottor Piero Tulli ed il figlio Stefano, hanno dato tantissimo alla Lodigiani, ed è un vero peccato che non abbiano ottenuto i risultati sperati".
I dirigenti - "Qui ne sono passati tanti, ricordo con piacere i direttori sportivi: Antonio Frasca, uomo molto saggio, con cui mi sento ancora con molto piacere. Dal punto di vista professionale mi sono trovato bene con Pietro Leonardi e Pierluigi Di Santo, mentre se andiamo a guardare il lato umano, sicuramente Vincenzo Giuffrè ha lasciato un ottimo ricordo di sé nella sua esperienza qui a Roma".
Totti - "Ragazzo straordinario, ha un carattere introverso, però ha un cuore d'oro. Ogni anno si è sempre messo a disposizione per metterci la faccia per far venire la gente al "Flaminio" a vedere i play off. Poteva benissimo fregarsene, ma ha sempre portato rispetto per la squadra che lo ha fatto crescere come giocatore".
Di Canio - "Professionalmente ineccepibile, era sempre molto attento a tutto. Ha un carattere molto impulsivo e spesso questo lo ha messo in situazioni scomode, è un puro uno vero".
Incocciati - "Tra i tanti allenatori che ho conosciuto avendoci lavorato insieme, quello con cui ho legato maggiormente è stato Beppe Incocciati. Ad esempio, lui è completamente diverso da Paolo (Di Canio, ndr), molto più riflessivo. Un grande allenatore che ha avuto dalla sua carriera molto meno di quello che realmente meritasse. Conosco il mondo del calcio, perchè ci sono dentro da più di qualche anno, e mi chiedo come possa uno come Incocciati non allenare. Con tutto il rispetto per gli altri, ma Beppe è uno che meriterebbe una piazza importante per dimostrare realmente di cosa è capace".
Gli scontri - Come in ogni famiglia che si rispetti, ci sono anche quei momenti di tensione che si accumulano fino al punto che possono scoppiare in brutti litigi. Figurarsi in uno spogliatoio, dove ci sono sempre più di venti teste da mettere d'accordo. Molto spesso questo ruolo capita all'allenatore. Spesso e volentieri, la cosa non avviene in maniera amichevole: "Certo, ci sono stati anche dei momenti, per così dire, fuori dal comune. Ricordo una discussione molto accesa - mettiamola così - tra Stefano Di Chiara e Paolo Di Canio. Ricordo che eravamo a Foligno. Senza entrare nei particolari, posso dire che non fu un momento divertente".
Su questo tema c'è anche un episodio accaduto proprio a lui: "Qui a Roma, contro il Barletta, due anni fa. Ebbi un acceso diverbio con il Direttore sportivo dei pugliesi. Il motivo scatenante non sto a spiegarlo, però era lo stesso Ds che c'era nel Catanzaro l'anno prima in 2^ Divisione nei play off (la Cisco Roma vinse per 4-0)".
I dvd notturni di Paolo Di Canio - "Ci sono tante storie curiose da raccontare, potrei addirittura farne un libro. Ricordo che Di Canio era non solo maniacale nel lavoro, ed alle volte voleva che io gli portassi i dvd verso la mezzanotte, ma non perchè lui non avesse sonno o altro, ma perchè doveva studiarsi l'avversario. Ed io ogni volta dovevo litigare con mia moglie, perchè giustamente pensava: questo a mezzanotte deve portare i dvd?".
Le cene con Beppe Incocciati - "Tra i tanti momenti che ho vissuto in questi dieci anni d'amore con questa società, non posso dimenticare le cene che facevamo con mister Incocciati e tutto lo staff tecnico. Queste avvenivano quando facevamo tre quattro vittorie di seguito. Ed accadeva molto spesso. Ora che ci penso, posso dirti che Beppe (Incocciati) quando canta, ha una voce per niente male. Secondo me se non giocava a calcio, poteva fare il cantante".
Cisco Calcio Magazine - Era la rivista ufficiale della Cisco che usciva ogni prima partita del mese della squadra biancorossa, quando giocava in casa. La ideò proprio lui: "Era molto accattivante sia come grafica che come contenuti. Pensa che il primo numero che mandammo in stampa, le prime cento copie le portai con me per darle alla squadra in ritiro. Di Chiara quando vide questo magazine, disse: ma questa è roba da serie A! Eravamo una piccola realtà ma sapevamo stare al mondo cercando di farci notare da tutti".
I complimenti di Rosella Sensi - Nella sua carriera da addetto stampa con la terza realtà della capitale, ha avuto parecchie soddisfazioni, ma una gli è rimasta impressa: "Ogni anno facevamo un amichevole in beneficenza contro la Roma. Una volta Rosella Sensi, ricevendo un premio, si complimentò pubblicamente per come ero riuscito a dare risalto ad una società come la nostra".
Chiudere con queste parole da parte dell'ex presidente della Roma, è il regalo più bello che noi possiamo fare ad un uomo che ci ha regalato dieci anni della sua vita, condensati in questa intervista a TuttoLegaPro.com.
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