Messina, davvero vuoi un presidente uscito da un bagagliaio? Col Foggia un playout fantasma. Lucchese-Sestri, guerra tra poveri

I playout regalano sempre polemiche. Perché se li giocano squadre che, in qualche modo, non hanno raggiunto i propri obiettivi stagionali. Il problema, però, nasce quando i problemi non sono solo di campo ma arrivano dall’esterno. Tre delle cinque gare, infatti, coinvolgono squadre penalizzate.
La polemica maggiore è scoppiata tra Lucchese e Sestri Levante. Ne abbiamo già parlato a più riprese su queste colonne: da una parte una rosa forte ma non pagata, dall’altra una più debole ma pagata. Il regolamento consente ancora certe storture e, di conseguenza, bisogna scendere in campo. Mister Gorgone, quando parla di una sfida ingiusta perché da giocare nonostante 14 punti di distacco in classifica, lo fa sicuramente per difendere la propria rosa ma, giustamente, scatena le ire del Sestri. Perché lo sport non è solo quello in campo ma anche fuori. Alla fine, come già capitato in passato e come si spera non ricapiterà più, a farne le spese sono le persone perbene, come mister e giocatori rossoneri e come tutto il Sestri Levante.
Certo, però, che salvarsi per poi saltare per aria il giorno dopo non ha un grande senso pratico, se non simbolico. Solo che di questi simboli, ogni anno, ne vediamo troppi senza però vedere cambi di marcia. Playout del genere non dovrebbero essere giocati perché non si dovrebbe, semplicemente, arrivare a certe situazioni limite. Perché questo non è semplicemente sport, è professionismo: non conta solo il campo, conta anche quello che accade fuori. In ogni caso, spiace che a "duellare" verbalmente siano mister Gorgone e patron Risaliti che sono vittime di questo sistema, in quella che sta diventando una guerra tra poveri.
E a tal proposito diventa sempre più incredibile la sfida tra Messina e Foggia. Due società fantasma, due club che ad oggi non garantirebbero l’iscrizione al prossimo campionato. Da una parte i rossoneri che, a livello calcistico, si sono letteralmente suicidati nella seconda parte di stagione. Rosa indebolita sì ma non fino al punto da ottenere solamente 12 punti in 17 gare. Le polemiche di e su patron Canonico hanno influito ma finire ai playout in questo modo, per i foggiani, è semplicemente folle.
Se Sparta piange, però, Atene non ride. A Messina, infatti, la situazione è sempre più fuori controllo. I giocatori, incredibilmente, hanno trascinato la squadra a un incredibile playout: pure qui, però, vige la stessa questione che si ha per la Lucchese, ovvero di partite giocate da rose forti che, però, non vengono pagate. Sullo Stretto, però, c'è una novità che tiene in fibrillazione i tifosi: un imprenditore che starebbe provando a salvare il club, cercando di sistemare le inadempienze societarie. Eppure, quando è stato svelato il nome del non più misterioso salvatore, cioè Giuseppe Peditto, chi vi scrive si è domandato se non fosse uno scherzo.
Sempre chi vi scrive, infatti, vide con i suoi occhi, 13 anni fa, l'allora presidente del Milazzo uscire da un bagagliaio. Non un sogno ma una solida realtà, visto che quel bagagliaio venne aperto davanti a una ventina di persone che avevano aspettato tutto il pomeriggio Peditto al campo di allenamento, date le continue (ma vane) promesse di pagamento degli stipendi. Un tifoso, quando ormai giocatori e gran parte dei supporters erano andati via, aprì il bagagliaio di un dirigente arrivato proprio in quel momento al campo d'allenamento, chiedendo scherzosamente se il presidente non fosse proprio lì dentro. Vi lascio immaginare la sorpresa degli astanti nel vederlo proprio lì, sorridente e colto in castagna, rannicchiato nel baule della vettura. A perenne ricordo dell'incredibile vicenda resta uno striscione, esposto il weekend successivo dagli ultras, tra i quali alcuni testimoni oculari della scena: "E quando tutto sembrava 'detto e scritto' dal bagagliaio uscì Giuseppe Peditto", visibile qui sotto. Chissà se nel tempo il modus operandi è cambiato e se Peditto abbia davvero la forza per salvare il Messina: a Milazzo e alla Leonzio non fu così, speriamo non ci sia due senza tre.
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