INTERVISTA TC - Kabine: "C come Cjarlins. Bari, che ci fai in Lega Pro?"

16.06.2020 21:00 di  Matteo Ferri   vedi letture
INTERVISTA TC - Kabine: "C come Cjarlins. Bari, che ci fai in Lega Pro?"
TMW/TuttoC.com
© foto di Marco Farinazzo/TuttoLegaPro.com

Sette anni fa Mehdi Kabine cambiava la storia del Carpi. Match winner nella finale d'andata dei playoff contro il Lecce, l'attaccante concesse il bis il 16 giugno del 2013, siglando la rete del pareggio al via del Mare che spalancò ai biancorossi le porte della Serie B per la prima volta. Da allora la sua carriera ha assunto una traiettoria completamente diversa rispetto a quella degli emiliani ma la memoria dell'impresa di Lecce è ancora viva: "Siamo arrivati a quella stagione dopo una finale playoff persa l'anno prima contro la Pro Vercelli, era il periodo in cui c'è stato il terremoto in Emilia e avevamo vissuto due settimane d'inferno, sia noi che i nostri tifosi - racconta Kabine a TuttoC.com - L'anno seguente ci siamo ripetuti, contro tutti i pronostici perché in quel girone c'erano squadre fortissime come Trapani e Lecce. Soprattutto i giallorossi, che l'anno precedente giocavano in Serie A ed avevano mantenuto parte della rosa nonostante il doppio salto indietro di categoria, in più avevano giovani di livello come Falco e Chiricò, che hanno dimostrato negli anni di essere giocatori importanti. Noi siamo partiti abbastanza bene in campionato, avevamo chiuso secondi al giro di boa, poi siamo incappati in una serie di risultati negativi e l'arrivo di mister Brini ha dato la scossa decisiva a tutta la squadra tanto che chiudemmo la stagione regolare in crescendo".

Dopo la rete del pareggio a Lecce hai esultato ma quasi con moderazione, come se non ti fossi nemmeno reso conto in quel momento dell'importanza del gol
"Per è stata fu una stagione particolare perché a gennaio il direttore Giuntoli voleva mandarmi in prestito. Io ho tenuto duro perché il gruppo era fantastico e volevo continuare a farne parte fino alla fine, pur sapendo che nel girone di ritorno avrei giocato meno. Alla fine i miei sacrifici sono stati ripagati perché segnai sia all'andata che al ritorno col Lecce, tra l'altro sempre con lo stesso numero di maglia e sempre nello stesso minuto. Ricordo che la settimana prima di giocare al via del Mare eravamo molto tesi perché sapevamo che ci sarebbe stato da soffrire molto per difendere il gol di vantaggio, invece dopo due minuti arrivò il gol di Bogliacino e lì abbiamo temuto seriamente di venire travolti. Fortunatamente eravamo una squadra molto pratica e soprattutto in grande condizione fisica e questo ci ha permesso di uscire fuori alla distanza mentre il Lecce aveva qualità tecniche elevatissime ma fisicamente ha pagato dazio alla distanza. Una delle cose che mi sono rimaste impresse di quella giornata è stato l'applauso dei tifosi giallorossi quando siamo usciti dal campo, dopo la contestazione molto dura contro la loro squadra, hanno riconosciuto il valore della nostra impresa ed è stato davvero un bel gesto." 

Sette anni fa sei entrato nella storia del Carpi ma poi, di fatto, dopo Lecce si è conclusa la tua carriera da professionista in Italia. Ti aspettavi maggiore considerazione? 
"Tanti ragazzi di quel Carpi ancora oggi mi ringraziano per quei gol, perché hanno dato il via ad un percorso importante da parte dei biancorossi e hanno permesso anche a loro di fare un certo tipo di carriera. Alcuni di loro giocano in B, altri come Gagliolo sono arrivati in Serie A e mi domandano come mai io non sia lì con loro. Per quanto riguarda me, io dico sempre che ognuno ha ciò che si merita. Mi sarebbe piaciuto avere una chance ma questo non è successo e, anche se sono rimasto molto deluso da alcune dinamiche, non voglio dare addosso ad un mondo, quello del calcio, che mi ha dato da mangiare nel corso della mia carriera. Da alcuni anni a questa parte ho fatto una scelta di vita e sono sceso in D, una categoria in cui mi sono tolto diverse soddisfazioni tra campionati e coppe vinte."

Come sette anni fa, il Carpi si presenta ai playoff con buone chance ma la favorita è una pugliese, stavolta il Bari. Ce la può fare?
"Il Bari non so cosa ci faccia in questa categoria e per me è la favorita, però il calcio è sempre indecifrabile. A maggior ragione stavolta, visto che i playoff arrivano dopo una sosta forzata molto lunga e soprattutto si giocheranno a porte chiuse, elemento da non sottovalutare soprattutto per il Bari, che perde la spinta importante che gli avrebbe potuto dare il suo pubblico. L'aspetto mentale sarà determinante e le società dovranno essere brave a chiudere in una campana di vetro le squadre per isolarle da tutto il circo mediatico che in queste ultime settimane ha dato vita a polemiche e dibattiti che alla lunga potrebbero anche distrarre i giocatori dall'obiettivo".

Tra le tue ex squadre c'è il Campodarsego, con cui hai vinto anche una Coppa Italia Serie D. Ti aspettavi che riuscissero finalmente a fare il grande salto tra i professionisti?
"L'anno della Coppa Italia arrivammo anche ai playoff ed eravamo nelle primissime posizioni in griglia di ripescaggio per la Serie C ma il presidente decise di non fare il passo più lungo della gamba perché la società non era pronta a fare uno sforzo economico non indifferente per il ripescaggio e poi ad un eventuale salto nel buio in una categoria professionistica. L'obiettivo era quello di conquistare la categoria sul campo e alla fine ci sono riusciti."

Altra tua ex squadra con cui hai vinto è il Rimini, a cui invece la sospensione definitiva della stagione regolare ha causato un grosso danno. 
"La situazione è inconcepibile, quasi una barzelletta. Non si possono decidere le retrocessioni in questo modo, anche se capisco che è facile parlare dall'esterno. Però ritrovarsi retrocessi in Serie D è una batosta immensa, so che hanno fatto ricorso e spero che trovino una soluzione almeno per fare i playout anche perché la scelta del Consiglio Federale ha ripercussioni non solo sulle prime squadre ma anche sui settori giovanili delle società che hanno perso la categoria a tavolino come il Rimini." 

Dal 2018 sei in Friuli, al Cjarlins Muzane.
"Ho sposato questa causa con molta passione perché la società è seria, il presidente Zanutta è un imprenditore affermato nel suo settore ed è anche sponsor del Padova, in più erano diversi anni che mi cercava e quando mi sono trasferito stabilmente da queste parti ci siamo finalmente trovati. Il progetto è triennale e fino a questo momento i programmi sono stati rispettati perché lo scorso anno ci siamo salvati tranquillamente, quest'anno la squadra è stata rinforzata e purtroppo l'interruzione del campionato è arrivata proprio nel nostro momento migliore della stagione. Nelle ultime due partite prima dello stop avevamo battuto sia la capolista Campodarsego che il Legnago, secondo, e ci stavamo avvicinando alla zona playoff". 

Hai avuto modo di giocare in D all'inizio della tua carriera, nei primi anni 2000 e in queste ultime stagioni. Che categoria hai ritrovato?
"La differenza è esorbitante. Non so quanto il mio giudizio sulla D di allora possa essere influenzato dal fatto che ero giovane e vedevo i più grandi con occhi diversi, però a quei tempi in quella categoria ti capitava di giocare con gente come Soncin o Pasa, che aveva un passato di alto livello in Serie A e B mentre oggi un giocatore come me è considerato uno che fa la differenza. Senza voler fare il falso umile, ma non me la sento proprio di paragonarmi a quei due che ho citato come esempi perché loro erano di un altro livello. Anche la qualità dei giovani si è abbassata molto, in questo ha inciso negativamente la regola che obbliga a schierare gli under. Molti di loro vedono il calcio soltanto come un divertimento e un passatempo, io quando ero un ragazzino e giocavo in D sognavo di arrivare in Serie A". 

Il tuo futuro sarà ancora in campo nella prossima stagione?
"Manca solo l'ufficialità, che non potrà arrivare prima del 1° luglio, ma ho già l'accordo con la società per rimanere qui al Cjarlins Muzane. Il mio obiettivo è quello di chiudere la carriera in Serie C e voglio arrivarci con questa squadra vincendo il campionato l'anno prossimo. Tra tre anni appenderò gli scarpini al chiodo e poi voglio intraprendere la carriera di direttore sportivo. Il mio esempio è Giuntoli, anche se può sembrare un paradosso visto che non mi ha confermato a Carpi. Quell'anno mi è sempre stato vicino, anche nei momenti difficili e io ho accettato le sue scelte. Con lui sono rimasto in contatto e mi ha sempre detto che mi vedrebbe bene come direttore sportivo una volta chiuso con il calcio giocato".