INTERVISTA TC - Leonardi: "Sicula, un liceale che sogna l'Università del calcio: la B"

25.12.2018 13:00 di Francesco Ferrari   vedi letture
INTERVISTA TC - Leonardi: "Sicula, un liceale che sogna l'Università del calcio: la B"
TMW/TuttoC.com
© foto di Uff. Stampa Sicula Leonzio

Il più giovane presidente di una squadra di Serie C, il secondo dell'intero panorama italiano dopo Steven Zhang alla guida dell’Inter. Già perché se siete abituati a vedere diversi capelli bianchi al vertice di un club di Serie C, non vi capiterà di certo alla Sicula Leonzio. Giuseppe Leonardi infatti ha 28 anni (è nato il 30 gennaio 1990) e da cinque stagioni è alla guida del club bianconero, che sta cercando di spiccare il volo dopo un inizio travagliato di stagione. Ma non è questo a fermare il numero uno bianconero: gioventù fa rima con ambizione ed è questo il caso del numero uno della Sicula Trasporti, società che ha dato nome alla storica Leonzio tornata nei professionisti nel 2017 a 23 anni dall’ultima volta. Com’è nata la sua passione? Lo racconta lui stesso nell'intervista esclusiva rilasciata ai microfoni di Tuttoc.com.

Leonardi, dica la verità. La giovane età è un vantaggio o un problema?
“Nessuno dei due. Qui non c’è giovane età o altro ma c’è una società, la Sicula Leonzio, che cerca di crescere mettendo i giocatori nelle migliori condizioni per fare bene. I giudizi su di noi sono molto positivi e lavoriamo senza avere ‘code’, cioè senza fare cortesie o riceverne”.

Come nasce la sua volontà di investire nel calcio?
“Da una passione ben radicata. Io sono un ex allievo salesiano e al mattino, durante le pause scolastiche, giocavo sempre a calcio. Poi andavo alla scuola calcio al pomeriggio e lì giocavo portiere: la cosa bella è che il club che mi ha cresciuto ora fa parte dell'Accademy della Sicula Leonzio. Il calcio è una mia grande passione”.

La Leonzio quando arriva?
“Nel 2013, dopo l’anno di Belpasso. Volevo fare calcio in una nobile decaduta: avevo diverse proposte tra cui l’Acireale, ma ho preferito Lentini. E’ un territorio che conosciamo bene dato che confina con quello di Catania (sede delle attività di famiglia, ndr): la situazione era un po’ arretrata sia a livello strutturale, sia organizzativo”.

Però è cambiata presto. La sua carriera si può riassumere con il detto “Non c’è due senza tre”, come le promozioni ottenute di fila dalla sua squadra dal 2014 al 2017.
“Abbiamo vinto un campionato di Promozione e poi i playoff d’Eccellenza con la Metapontino. Dopo è stata la volta della Serie D con Francesco Cozza in panchina: dopo un successo, un pari e una sconfitta nelle prime tre, sono arrivate 15 vittorie di fila. Era un gruppo fantastico, con cui scherzavamo e si sentono ancora dopo due anni. Un’annata da ricordare, come tutte le altre”.

Confessi: il segreto della promozione dalla Serie D alla Lega Pro è tutto in una pizzeria di Catania.
“E’ vero! Era una cabala che avevo con Sergio Barbagallo (ex dirigente della Sicula Leonzio, ndr). Tutti i mercoledì andavamo lì a mangiare: prendevamo sempre la stressa cosa, allo stesso orario e allo stesso tavolo! La mia pizza era la Julienne, che era bella pesante e dopo 15 volte mi nauseava, ma finché si vinceva… Una volta ci sono andato anche con la febbre, ma la cabala non potevamo interromperla! E non era l’unica che avevamo…”.

Racconti.
“Giocavamo spesso in Campania e all’aeroporto di Catania c’era il rito della birra artigianale prima della partenza: una delle ultime volte c’era il commesso del bar che ci aspettava già con le birre pronte!”.

Le sue più grandi gioie da presidente?
“I campionati vinti, quando succede è tutto più facile. E’ stata quella la chiave di volta che mi ha spinto sempre più a costruire qualcosa di importante. Nella mia gestione abbiamo vinto circa 150 partite su poco più di 200 gare disputate. Un'altra grande soddisfazione è l’aver giocato al Cibali con la mia squadra: per me, da catanese, fermare i rossoazzurri a Lentini e vincere 'a casa mia’ è stato molto bello”.

Dopo tanti anni, non è calato l'entusiasmo?
“No. La Leonzio è una mia creatura. E' come un figlio che sta crescendo: come tutti è andato alla scuola materna, alle elementari e alle medie. Ora siamo al Liceo, vogliamo il diploma per andare all’Università”.

E l’università sarebbe?
“La Serie B. Oggi però siamo dei liceali e ogni tanto ci rimandano qualche materia… Però ci vuole progettualità, noi facciamo cose oculate e con la testa. La C è la più difficile fra le tre categorie professionistiche: il Trapani è retrocesso e lo scorso anno ha faticato, stesso discorso in questa stagione per Novara e Pro Vercelli”.

Se l'università è la B, la laurea è...?
"Non diciamolo! (ride, ndr)".

Va bene (ridiamo, ndr). Di certo c'è che avete investito tanto sia per la squadra e sia a livello strutturale. Lentini ha compreso i vostri sforzi?
“L’investimento è più in tempo che soldi perché passiamo ore e giorni a programmare. Lentini secondo me non ha capito la realtà che si è creata: vedo tanto potenziale, che a volte non viene corrisposto dalla città. E' questo il mio malessere, perché ciò che è stato fatto qui è irripetibile. Il mio sogno è vedere lo stadio pieno in tutti i suoi posti. La realtà di Lentini può dare di più”.

Si riferisce agli sportivi o all'amministrazione comunale?
“Ai tifosi che non vengono allo stadio, perché quelli che ci seguono sono da applaudire. Il sindaco (Saverio Bosco, ndr) e l’assessore allo sport (Dario Saggio, ndr) ci sono molto vicini e più di questo non possono fare. Il comune ci ha dato lo stadio per 20 anni e noi lo abbiamo ristrutturato senza chiedere nulla alla cittadinanza”.

L’Angelino Nobile adesso è un piccolo gioiello.
“Abbiamo fatto delle migliorie importantissime. Questo stadio è un po’ come un vecchio malato che stiamo curando. Abbiamo rifatto gli spogliatoi, creato una sala stampa da 100 metri quadri e gli uffici della società che prima non esistevano. Senza dimenticare la curva, che è stata chiusa per 20 anni e ora è aperta al pubblico”.

L'anno scorso giocaste al Massimino per pochi mesi. Quanto fu difficile spostarvi da Lentini?
“Fu una stagione molto travagliata: rischiavamo di scomparire se non trovavamo subito un campo. Ma volevamo tornare a Lentini: a ottobre abbiamo presentato progetto per l'illuminazione, a Marzo avevamo quattro torri faro a Led all’avanguardia. Un altro passo importantissimo: a volte le tocco perché non credo di averle fatto per davvero”.

A Catania c'è chi la vorrebbe alla guida dei rossoazzurri…
“In questo momento voglio godermi il mio figlio Sicula Leonzio. Catania è una grande piazza: la famiglia Pulvirenti investe capitali, hanno un centro sportivo tra i migliori in Italia eppure non stanno riuscendo a tornare in Serie B. E’ una città che offre tanto e vuole tanto: qui c’erano 1.300 persone da noi, pochissimi club in C possono spostare tanto pubblico”.

La vostra società è composta da ragazzi giovani: lei ha 28 anni, il diesse (Davide Mignemi) ne ha 36.
“Me l'ha presentato e mister Pierpaolo Alderisi, attuale tecnico della nostra Berretti, mi disse “hai bisogno di una spalla” e mi consigliò proprio lui: era un giocatore e aveva appena smesso. E’ da tre anni che ci sopportiamo”.

Si aspettava le dimissioni di Bianco?
“No. Però pochissimi allenatori avrebbero fatto questa scelta: tanti arrivano e guardano il loro tornaconto. Lui no: quando un allenatore capisce che il gruppo non lo segue e prende questa decisione, significa che ha rispetto per il club in cui ha lavorato e lui lo ha avuto per la Leonzio. Cosa che qualche collega suo non ha fatto in precedenza e ha combinato più danni che altro… Mister Bianco, a prescindere da come sia andata questa stagione, è una persona da ammirare e da rispettare. E' un uomo, con la U maiuscola”.

Eppure gli innesti estivi sono stati di qualità. Ad esempio Juanito Gomez e Sainz-Maza.
“Sono giocatori importanti. Ma bisogna avere fame e volontà: la Serie C è una vetrina importante, quando hai giocatori così importanti davanti, i difensori si esaltano. Gomez ha ritrovato Torrente e insieme vinsero un campionato a Gubbio: in Serie C Juanito (Gomez, ndr) è un ‘overbooking’, spacca le partite. Ma siamo attenti al futuro: abbiamo anche tre 2000 aggregati alla prima squadra, così come dei '97, '98 e '99. L’età media è 26 anni”.

La Sicula Leonzio si può paragonare ad alcune società del panorama italiano?
“No. Tutto quello che abbiamo creato è stato per mia passione e qui, a mio parere, è irripetibile. Non ha eguali: prendiamo spunto da società di Serie B e Serie A. Ma guardiamo alla Premier League per il sistema degli stadi oppure alla Juventus, che non è una società ma una mentalità. L’ideale di Leonardi è di una piccola realtà che allo stesso tempo sia una grande realtà. Prima la Serie C era un miraggio, adesso siamo pronti per qualsiasi sfida”.

In più occasioni è andato a seguire la Juventus nelle sfide di Champions League e non ha fatto mistero di studiare il club bianconero. Dica la verità, è solo un sogno vedere Sicula Leonzio-Juventus?
“Magari, chissà. Però al momento non è pensabile”.

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C’è una classifica in cui l’Inter 🇪🇪 è prima con @stevenzhang91, ma la posizione numero due è occupata dalla Sicula Leonzio 🏁 con Giuseppe Leonardi. Il massimo dirigente bianconero è il secondo presidente più giovane di una squadra di calcio in Italia 🇮🇹 (nato il 30 gennaio 1990), dietro solo al numero uno del club nerazzurro (è un ‘91). 🗣 “Sicula, un liceale che sogna l'Università del calcio: la B” - le parole più belle del presidente della @siculaleonzio_official, che si è raccontato in esclusiva nell’intervista di Natale 🎄 di Tuttoc.com a cura di @fra_ferro. Link in bio! . 👉🏻🏞 Foto 1 Da sinistra: Erick Thohir, Javier Zanetti, Steven Zhang e Zhang Jindong / Foto 2 Giuseppe Leonardi, presidente della @siculaleonzio_official. #️⃣ #seriec #italia #italy #soccer #football #lovefootball #calcio #legapro #sport #tuttoc #instagram #likeforlikes #likeforfollow #presidente #inter #stevenzhang #nerazzurri #seriea #leonardi #catania #stadio #fan #fans #siculaleonzio #ilfuturoeinbianconero #cina #china #suning #intersuning

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