INTERVISTA TC - Sossio Aruta, il Re Leone rivela: “Cerco una nuova sfida”

24.03.2023 18:00 di Anthony Carrano   vedi letture
INTERVISTA TC - Sossio Aruta, il Re Leone rivela: “Cerco una nuova sfida”
TMW/TuttoC.com

Oltre 380 reti siglate in carriera e un curriculum trentennale di tutto rispetto. Soprannominato il Re Leone, Sossio Aruta ha dato al calcio molto più di quanto stia ricevendo attualmente. Una vita calcistica fatta di record, infatti, fa specie non vedere un uomo con la sua esperienza seduto su di una panchina professionistica. In esclusiva per i microfoni di TuttoC, l’intervista fatta all’ex bomber di provincia:

Partiamo dai suoi primi passi. Il sogno da bambino di Sossio Aruta è stato sempre quello di giocare a calcio?

“Sono cresciuto con il pallone tra i piedi. Il mio sogno è stato sempre quello di voler diventare un calciatore”.

Una carriera strepitosa che però non le ha dato la possibilità di esordire in Serie A, possiamo definirlo il rimpianto più grande della sua vita calcistica?

“Ho giocato ovunque, fino alla Serie B. La mia avventura sammarinese con la squadra Tre Fiori, mi ha dato la possibilità di debuttare sia in Champions che in Europa League. Ammetto però, il rimpianto più grande è quello di non essere riuscito a debuttare in Serie A”.

Uno dei ricordi più belli della sua carriera da calciatore?

“Oltre all’esordio in Serie B e al debutto sia in Champions che in Europa League, uno dei ricordi più belli è sicuramente il mio primo gol in cadetteria. Giocavo nel Pescara e affrontavamo il Padova dove c’era un certo Massimiliano Allegri”.  

Il rammarico più doloroso che ha condizionato la sua vita calcistica?

“Sicuramente quando sono stato squalificato per un anno e mezzo con pena ridotta a sei mesi, accusato di aver aggredito l’arbitro. Ero nel Frosinone in C2 e giocavamo il derby contro il Latina, ci fu purtroppo una vergognosa rissa in campo che coinvolse anche l’arbitro. Non so com’è potuto accadere, ma sono stato accusato ingiustamente insieme a altri due miei compagni, di aver picchiato il direttore di gara. Il Frosinone calcio non mi ha mai tutelato, ho dovuto salvaguardare la mia innocenza da solo con l’aiuto di un avvocato. Non mi sarei mai permesso di alzare un solo dito verso l’arbitro. Quella partita è stata l’ultima gara che ho disputato tra i professionisti, avevo un contratto di tre anni poi purtroppo rescisso dalla società in seguito alla squalifica”.

L’aneddoto più simpatico avuto con qualche suo ex allenatore?

“Gli allenatori più simpatici sono stati indubbiamente Ezio Capuano e Ciccio Graziani. Del primo mister ricordo che quando arrivai alla Puteolana, Capuano chiese, se qualcuno di noi fosse interessato a un buono spesa per l’acquisto di un paio di scarpe da calcio nuove. Mi sono fatto avanti e lui ha dato a me l’omaggio. Nel pomeriggio ho girato tutta Pozzuoli per trovare questo negozio ma niente. Tornato sul campo di allenamento il giorno dopo, confessai al mister di non essere riuscito a trovare il posto dove poter consumare il buono, a quel punto tutti i miei compagni scoppiarono a ridere… Non esisteva nessun negozio, era uno scherzo. Mentre di mister Graziani, ricordo un siparietto simpatico dopo una mia sostituzione a fine del primo tempo. Dissi a lui con forma ironica: “Chi ti credi di essere, dove hai giocato e cosa hai vinto”. Naturalmente era solo per scherzare, sempre avuto massimo rispetto per entrambi”.   

In cosa pensa che sia cambiato il calcio di oggi, rispetto a quello che ha visto Sossio Aruta da protagonista?

“Purtroppo è cambiato in peggio. Erano tutti forti, quando debuttavi era perché lo meritavi, oggi invece giochi perché sei un under. In questo calcio ci sono molti calciatori scarsi. Le vecchie generazioni venivano allenati da persone competenti del settore, di conseguenza sono riusciti a trasmetterci quelli che sono i segreti del calcio. Per una questione economica e di raccomandazioni, oggi allenano cani e porci. Le conseguenze a una cattiva gestione di una squadra, si rispecchiano sul calcio della nostra nazione, infatti, sono due anni che l’Italia non va ai mondiali. Vorrei tanto trovare una squadra da allenare, purtroppo però questo sistema penalizza chi come me ha un nome, una storia e l’esperienza tale per poter allenare, ma non uno sponsor. Personalmente sono stato allenato da persone che svolgevano professioni come pediatra, pizzaiolo, allestimento bomboniere e un giornalista. Un allenatore deve sapere, saper fare e saper far fare, se tu non hai giocato a calcio non puoi mettere insieme questi tre segreti del calcio. Altro problema del calcio italiano di oggi è il numero elevato di stranieri nelle nostre squadre. Giusto portare giocatori fortissimi nel nostro paese, ma darei anche fiducia ai nostri talenti. Secondo me si dovrebbe tornare al passato, con un massimo di cinque stranieri per rosa. Stiamo lasciando il calcio italiano nelle mani dei procuratori, sicuramente la rovina calcistica della nostra nazione”.

Crede che le sue esperienze televisive abbiano messo in secondo piano quanto fatto di buono da lei nel mondo del calcio?

“Mi sono molto divertito a livello televisivo. Per me è stata un’avventura iniziata dopo una delusione personale di vita, ho voluto darmi una scossa. Forse uno dei motivi per il quale non riesco a trovare una squadra da allenare, potrebbe essere rappresentato da un pensiero sbagliato da parte di molti, nel vedere in me ormai solo un personaggio televisivo. Non faccio più tv almeno da cinque anni. Oggi sono allenatore di una scuola calcio di Taranto, spero che arrivi un presidente o un direttore sportivo che mi dia la possibilità di iniziare una nuova carriera”.

Quanto potrebbe essere utile la sua trentennale esperienza, soprattutto in una squadra che punta alla crescita dei giovani?

“Non faccio il presuntuoso, ma ho tantissima esperienza alle spalle. Sono stato allenato da grandi maestri del calcio e abituato a lottare in società che puntavano alla vittoria. La mia vita calcistica è passata da piazze caldissime, quindi per un calciatore avere un allenatore come il sottoscritto è un vantaggio. Ho avuto allenatori che mi hanno insegnato tantissima tattica, quindi qualsiasi giocatore potrebbe avere un riscontro positivo. Sono consapevole al tempo stesso, che la fortuna di un allenatore sta anche nel trovare giocatori che ti ascoltano e che riescono a dare un seguito alle tue idee. Mi è capitato di sentirmi dire da un presidente che sono senza esperienza perché non ho mai allenato. Ecco se tutti mi rispondono cosi, non allenerò mai. In Italia ci sono stati esempi tipo Pirlo, Mancini, Inzaghi, Gattuso, che hanno avuto una squadra di Serie A senza mai aver allenato”.

Conosciamo meglio il credo calcistico di mister Aruta. Il modulo a lei più congeniale e le caratteristiche che dovrebbe avere la sua squadra?

“Il modulo che prediligo è un 4-2-4 in fase offensiva che diventa 4-4-2 quando c’è da difendere. Mi piacerebbe avere due attaccanti stile Lukaku e Martinez, mentre i due esterni, mi piacerebbe che fossero come Chiesa o Politano che hanno la corsa per fare la fase offensiva e di sviluppare quella difensiva. Altra soluzione tattica che mi stuzzica è il 4-3-3 con un solo centravanti di ruolo e due esterni ad attaccare la profondità. Preferisco comunque un calcio offensivo”.

Cosa si aspetta dal futuro?

“Per il momento sono felicissimo di allenare la scuola calcio della Virtus Taranto. Ho messo in atto tutta la mia esperienza e siamo primi in classifica. Sono innamorato dei tre punti, del calcio vero, dello stadio dove ci sono i tifosi, mi auguro già dal prossimo anno di allenare una squadra vera. Sono una persona umile, vorrei avere la possibilità di allenare e capire se la mia strada è questa. Colgo l’occasione per fare un appello: se qualche direttore sportivo o presidente sta cercando un allenatore per la prossima stagione, sono disposto a iniziare ovunque sia, non guardo la regione, sono pronto andare anche in Albania o in Kosovo”.