Banchieri: "Vicenza, vantaggio già decisivo. Rimini non doveva essere iscritto"
Simone Banchieri, esperto allenatore con una lunga carriera in Serie C, ex tra le altre di Messina, Vis Pesaro e Novara, è stato ospite di 'A Tutta C', trasmissione in onda su TMW Radio e il61.
Questa Serie C, per la prima volta dopo tanti anni, vede tre gironi molto combattuti in testa. Solo il Vicenza ha un margine davvero ampio. Negli altri due gironi c’è bagarre totale: Girone A con Cittadella, Lecco, Brescia; Girone B con il duello Ravenna-Arezzo e l’Ascoli un po’ staccato (anche per la cancellazione dei punti del Rimini); Girone C con Catania, Benevento, Salernitana, Cosenza. Secondo lei questa lotta così serrata dimostra che si è alzato il livello medio o che nei tre gironi si stanno creando una sorta di “C1” e “C2”?
"Io credo che si sia alzato il livello di tutti e tre i gironi, anche di quello dove comanda il Vicenza con un vantaggio enorme (e probabilmente già decisivo a dicembre). Non parlerei di C1 e C2 perché anche le squadre di testa, soprattutto nei Gironi B e C, hanno grandissimi meriti: non è mai facile vincere su nessun campo. Penso alla Cavese, alla Casertana, al Siracusa, al Pineto, al Forlì, al Carpi… sono piazze dove anche le big faticano. Le partite sono sempre combattute, i risultati lo dimostrano. Le squadre in cima hanno rose più forti, giocatori che nei momenti chiave fanno la differenza, ma il merito è tutto loro: il livello medio si è alzato davvero".
L’anno scorso lei ha vissuto l’esperienza dolorosa del Messina, chiusa nel modo che sappiamo. Vedendo quello che è successo al Rimini in queste settimane, cosa le è tornato in mente? E non pensa che, alla fine, sia stato meglio fermare subito una società in evidente crisi piuttosto che trascinarla fino a maggio?
"Il primo concetto è che queste squadre non dovrebbero proprio essere iscritte. Le Federazioni non dovrebbero permetterlo. Dispiace enormemente per le tifoserie, per i calciatori, per chi lavora nei club (segretari, magazzinieri, collaboratori) che si ritrovano da un giorno all’altro senza stipendio e con famiglie da mantenere. Io a Messina ho vissuto mesi difficilissimi: senza stipendi, senza attrezzature, senza campo per allenarci, senza spogliatoi, senza sala video. Eppure è stato un privilegio enorme stare in una città magica, con una tifoseria di Serie A e persone perbene. Quei ragazzi hanno dato l’anima, con 13-14 punti di penalizzazione ci siamo giocati la salvezza fino all’ultimo. Per me è un orgoglio essere ricordato lì solo per quello che abbiamo fatto insieme. Però è chiaro: non si può giocare con penalizzazioni, con stipendi non pagati, con famiglie in difficoltà. In Serie C non girano milioni, sono stipendi da impiegati normali. Queste cose devono finire e possono finirle solo Federazioni e Leghe, non certo noi che siamo in campo".
Da un paio di stagioni c’è la norma che permette agli allenatori esonerati entro il 20 dicembre di poter firmare per un’altra squadra nella stessa stagione. È più un’opportunità per rimettersi in pista o sta diventando un modo per far circolare sempre gli stessi nomi?
£Io sono un privilegiato: fare l’allenatore è la cosa più bella del mondo, lo faccio per passione, non lo considero neanche un lavoro. La norma va benissimo: se vogliamo trattare questa professione come un lavoro (e si viene pagati, anche bene), deve avere le stesse regole degli altri lavori. Se vieni licenziato da un’azienda, il giorno dopo puoi andare a lavorare altrove. Che alcuni facciano tre-quattro panchine in poco tempo è normale: il calcio è l’ambiente più autoreferenziale dell’economia mondiale. Si scelgono amici, ex compagni... Succede dai notai, dagli avvocati… nel calcio ci stupiamo di meno, ma è così da sempre e probabilmente lo faremmo anche noi se avessimo un amico da aiutare. Il merito dovrebbe contare di più, per allenatori e calciatori, ma non è mai stato così e non lo sarà mai del tutto. È il bello e il difetto del nostro sport".
Ultima cosa: dopo 16 giornate, che idea si è fatto del FVS in Serie C?
"Se ci fosse stata nel 2020 con il Novara, probabilmente saremmo andati in B: Rozzio para con le mani sopra la testa un tiro di Pogliano, rigore netto non dato. Con la chiamata lo facevamo rivedere e Bortolussi (oggi vice-capocannoniere di B) lo segnava di sicuro. Ci penso ancora ogni mattina.
Scherzi a parte: la tecnologia aiuta, eccome. Gol in fuorigioco, rigori, mani… oggi si sistemano quasi tutti. Va migliorata nelle immagini e nell’utilizzo (soprattutto in C con poche telecamere), ma ben venga. E poi smettiamola di lamentarci solo di quello che ci tolgono: quante volte ci hanno dato rigori o gol dubbi? Parliamo sempre di quello che ci manca, mai di quello che ci hanno regalato. Una cosa però la toglierei: la ressa intorno all’arbitro mentre guarda il monitor. Sembra calcio amatoriale. Lasciamolo lavorare in pace. E infine: diamo merito a Federazione e Lega Pro per l’investimento fatto. Invece di parlare sempre di tecnologia, parliamo degli stadi e dei campi di allenamento: in A, B e C ce ne sono ancora troppi inadeguati. Di quello si parla poco".
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