Intervista TC

Drago: "Crotone, le aspettative sono superiore al reale valore attuale"

Drago: "Crotone, le aspettative sono superiore al reale valore attuale"TMW/TuttoC.com
© foto di Federico Gaetano
Oggi alle 19:00Primo piano
di Antonino Sergi
fonte Raffaella Bon

Momento altalenante per il Crotone, reduce da prestazioni in chiaroscuro e da un’eliminazione in Coppa Italia che ha lasciato amarezza nell’ambiente. Tra risultati da consolidare e un mercato ormai vicino, la piazza si interroga sul reale valore della rosa e sugli obiettivi stagionali ancora alla portata. Per analizzare la situazione dei rossoblù, ai microfoni di TuttoC.com è intervenuto Massimo Drago, ex allenatore ed ex bandiera del Crotone.

La Coppa Italia era un obiettivo importante: quanto pesa questa eliminazione?
"Da quello che si era capito, la Coppa Italia era un obiettivo importante. Questo obiettivo è sfumato in malo modo e c’è delusione da parte della piazza e della società. Era una competizione a cui si teneva molto, e l’uscita anticipata ha creato amarezza".

Le aspettative sul Crotone erano troppo alte o la squadra ha reso meno del previsto?
"Secondo il mio modesto parere, le aspettative sono superiori al reale valore attuale. È una buona squadra, ma ci sono team più pronti per le prime posizioni. A mio avviso il Crotone si è indebolito perché ha perso i gol di Tuminello e di Da Silva: sono giocatori che insieme avevano portato in dote 45–30 gol. Al momento chi li ha rimpiazzati ha fatto ottime prestazioni, ma non come loro".

La perdita di questi attaccanti quanto ha inciso sulla stagione?
"Ha inciso moltissimo. Chi è arrivato ha fatto bene, ma era difficile sostituire quel peso offensivo. I numeri parlano da soli: gol così pesanti non si recuperano facilmente".

Le aspettative elevate stanno diventando un boomerang?
"Sì, il pericolo è proprio questo: ci sono aspettative elevate rispetto al reale valore attuale della squadra. Quando intorno c’è tanta pressione, mantenere certi standard diventa complicato".

Possono esserci fattori extracampo che influiscono?
"Per quanto riguarda i fattori extracampo, non lo so: bisognerebbe essere dentro l’ambiente. Non penso, viste le capacità del presidente. Però faccio fatica a esprimere un’opinione perché non vivo le dinamiche interne".

La pressione può frenare la squadra? Ci sono esempi recenti in Serie C.
"Sì sì, però sai com’è: quando le aspettative sono elevate, non è facile mantenerle. Ci sono squadre che, avendo meno pressioni, riescono a rendere meglio. Questa è stata la storia degli ultimi campionati di Serie C: la Juve Stabia non era partita per vincere il campionato; il Lecco, qualche anno fa, nei playoff, senza grandi aspettative, è riuscito a esprimere molto più del valore reale della rosa".

La prossima partita contro il Casarano può cambiare l’inerzia del campionato?
"Lunedì c’è la partita contro il Casarano, una gara chiave in ottica playoff. Poi mancano due partite e bisognerà vedere come ci si muoverà sul mercato. Bisogna fare più punti possibili per passare un Natale con le idee più chiare e capire come intervenire per migliorare la rosa".

Qual è la situazione attuale dei vari reparti?
"In base al mercato fatto, anche numericamente, il centrocampo è il reparto più robusto. Davanti c’è Gomez, che sta dimostrando il proprio valore: è un giocatore da doppia cifra. Penso però che dietro, con l’infortunio di Cristian Andreoni, arrivato dalla Juve Stabia, stia mancando qualcosa. Secondo me serve un terzino naturale: è stato adattato Berra, che però non è del ruolo".

Gli obiettivi dichiarati a inizio stagione sono ancora raggiungibili?
"Come è stato detto, l’obiettivo è arrivare più avanti possibile. Si puntava a essere nelle prime quattro, ma al momento la squadra la vedo un po’ in difficoltà. Non è impossibile, ma servirà più continuità".

A livello personale, quanto ti manca il campo?
"Non tanto adesso. Ho un centro sportivo con altri amici: abbiamo una grande palestra con ristorante, e sono diventato un po’ imprenditore nello sport. Abbiamo anche una grande scuola calcio, l’Academy Crotone. Siamo sempre nel mondo del calcio, ma con altre vesti".

Ti manca allenare? Com’è cambiato questo mondo?
"Io a 38 anni già allenavo. Ora mi manca il calcio per come era una volta: oggi si allena un po’ “per fare numero”. Una volta c’era più qualità; adesso vanno avanti tutti. È un po’ come quando tutti cantano in playback…".