Calcagno (AIC): "Spero che in C non si chiuda per risparmiare"

"C’è troppa demagogia sugli stipendi dei calciatori, da parte di tutti. Noi calciatori facciamo la nostra parte, ma tocca anche agli altri soggetti del sistema calcio che è arrivato a questa emergenza con i conti non in ordine. Questa crisi deve essere l’occasione per riequilibrare il sistema e riformarlo". Umberto Calcagno, vice presidente dell'Assocalciatori, è intervenuto così sulle colonne del Corriere dello Sport.
"Il nostro mondo dovrebbe essere sostenibile, stabile e solidale. Se si continua a dare di più a chi ha già di più, alla piramide sarà data la spallata definitiva. Ma serve il contributo di tutti, altrimenti i presidenti continueranno a considerarci dei soci quando ci sono perdite, chiedendoci di aiutare ad appianare i conti, e invece dei dipendenti e basta quando ci sono utili. Anche chi guadagna il doppio o il triplo di un lavoratore medio non può rinunciare a cuor leggero a tre-quattro stipendi. Anche i calciatori di Serie C pagano le rate del mutuo".
"La metà dei professionisti in Italia ha contratti al di sotto dei 50.000 euro lordi, circa 2.500 euro netti al mese. Non mi sembra che siano loro il problema. E mi dispiacerebbe se qualche presidente, specialmente in C, mirasse alla chiusura della stagione per risparmiare".
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