Non solo i giovani. Nel calcio dei fondi, la Serie C tiene ancorati alla realtà

Non solo i giovani. Nel calcio dei fondi, la Serie C tiene ancorati alla realtàTMW/TuttoC.com
Oggi alle 00:00Il Punto
di Ivan Cardia

È difficile immaginare qualcosa di meno casereccio - e tutto sommato meno italiano - dell’attuale proprietà della Juventus, oggi nel mirino della goffa offerta di Tether. Il cognome Agnelli c’è sullo sfondo, ma Exor è una holding internazionale, con sede in Olanda e interessi fuori dal nostro Paese. Tuttavia, il legame con la famiglia resta, e rimane un pezzo di storia dell’Italia, una di quelle certezze che ci raccontano da oltre un secolo. Nel calcio di oggi, è merce comunque rara. 

La metà delle società di Serie A è oggi in mano a soggetti internazionali. In molti casi, si tratta di fondi d’investimento, impersonali come le scatole cinesi tramite cui controllano le società e non rintracciabili come i soldi che - in compenso - portano al sistema. Demonizzarli è compito di chi vive fuori dal tempo, e non sa che ormai quasi tutto appartiene a loro, dalla squadra del cuore ai palazzoni nei cuori delle nostre grandi città. 

Quando si discute della funzione della Serie C, in una fase storica in cui, se la A è ormai internazionale, la B vive la condizione di una sorta di terra di passaggio, la prima risposta che credo sia giusto dare è che forma giovani. Giovani calciatori, giovani dirigenti, giovani arbitri, giovani idee che poi diventano grandi realtà. Allo stesso tempo, però, credo che serva anche a raccontare il nostro Paese, nella sua dimensione più intima, come nessun’altra categoria sa fare. E che tutto sommato questo valore, se a volte ci fa arrabbiare - perché il nostro è anche il Paese in cui ci si arrabbatta, e magari si chiude bottega lasciando la gente a casa -, sia da difendere.

Nella Serie C, ieri, oggi e domani, si trova l’Italia. Quella che va in difficoltà come detto, ma anche quella tutta bella diversa da Nord a Sud, quella industriosa e quella traffichina. Il grande imprenditore che restituisce qualcosa al territorio sfida il politico che punta sul consenso popolare, la squadra del piccolo comune fa visita a qualche tempio del nostro pallone. Alle piccole e grandi storture si contrappongono iniziative culturali e sociali, la capacità di entrare nelle case di tutti e di raccontare qualcosa di molto più vicino - umano, se si può dire - rispetto ai campioni super pagati.

Nel calcio dei non luoghi, è la piazza un po’ meno scintillante ma che sa di madeleine. È un’istantanea della nostra nazione che, come tale, merita di essere preservata, oltre che per quello che può dare al movimento calcistico in generale, per il suo valore politico nel senso più antico del termine. In giorni nei quali si discuterà - il 19 c’è consiglio federale, ci si attende una proposta sul tavolo da Gravina - di che calcio vogliamo, credo meriti di essere difesa anche per questo motivo.