Salernitana-Paganese: quando un gemellaggio diventò rivalità

Ci sono storie che finisco malamente. Amori che richiedono anni per essere costruiti e pochi secondi per frantumarsi. Esistono rapporti di stima ed amicizia che sembrano andare oltre. Eppure basta un nulla per far si che tutto si dissolva in un attimo. C’era una volta un legame forte tra paganesi e salernitani. C’era una volta uno striscione storico dell’Arechi che recitava più o meno così: “Salerno-Pagani, patto d’amore”. C’era una volta un gemellaggio in un derby, cosa da non credere. C’era una volta, adesso non più.
Oggi Salernitana-Paganese rientra nel novero delle gare a rischio, delle partite da tenere sotto la lente d’ingrandimento. Tutta colpa di una maledetta sera di settembre di tre anni fa. Tutta colpa di una sciagurata decisione di mettere nello stesso settore, quello “Distinti”, le due tifoserie. Gemellate, per carità, ma prevenire è sempre meglio che curare. Eppure quella sera si è preferito fare diversamente. Si è preferito, magari, dare l’opportunità al calcio di concedere il lato migliore di sé. Si è provato a dare la possibilità a due tifoserie di mostrare tutta la propria maturità e correttezza, al di là di qualsiasi cosa. E invece è andata diversamente. È finita con decine di famiglie, accorse allo stadio proprio in previsione di una serata di gioia, costrette a fuggire e a tranquillizzare i propri bambini. È finita con uno spettacolo indegno, una commedia dell’orrido mandata in diretta nazionale ed in prima serata. Quale vetrina migliore per mettere in mostra il volto peggiore.
L’applauso meritato dai tifosi paganesi per quello striscione (“Vassallo come Torre"), in memoria dei due sindaci uccisi, si trasforma in un inaspettato preludio alla follia che si scatenerà di lì a poco. L’assalto al chiosco durante l’intervallo, i tafferugli con la polizia, gli scontri tra le due tifoserie. Ecco come, in pochi attimi, è possibile rovinare una serata di sport e un legame decennale che lega due tifoserie, due città. Per colpa di pochi stolti, domenica all’Arechi si tornerà a vivere quell’aria surreale di ansia e pericolo di cui avremmo fatto volentieri a meno. Torneranno, con ogni probabilità, quei container che sanno più di guerriglia e che poco hanno a che fare con lo sport. Si proverà a parlare di calcio. Comunque.
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