TuttoLegaPro.com ... in rosa: Sabina Croce (presidente comitato 100 anni Entella)

Da un'idea di Sebastian Donzella e Valeria Debbia
13.04.2014 08:00 di  Redazione TLP  Twitter:    vedi letture
TuttoLegaPro.com ... in rosa: Sabina Croce (presidente comitato 100 anni Entella)
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Un anno di festeggiamenti per ricordarne cento di emozioni. La Virtus Entella, in questa stagione, non si sta facendo mancare nulla: oltre a quella sugli almanacchi sta scrivendo anche la storia sul campo, con una promozione in B ormai a un passo. Un'annata magica resa possibile anche grazie allo sforzo di un comitato che ha minuziosamente organizzato le iniziative legate al centenario. A presiederlo Sabina Croce, moglie del presidente biancoceleste Antonio Gozzi. E' lei la protagonista settimanale di TuttoLegaPro.com...in rosa

Lei presiede il comitato organizzatore degli eventi del centenario dell'Entella. Sta preparando anche la festa per la promozione in Serie B?

"Questo purtroppo non possiamo ancora dirlo. Al di là della promozione che non mi compete e su cui non posso fare nulla, di sicuro il mio ruolo istituzionale è quello di responsabile delle manifestazioni legate al centenario: sono l'interprete delle tre direttrici fondamentali dell'impegno preso dall'Entella per festeggiare in modo adeguato questo traguardo.
Le tre direttrici si fondano in primis sul rapporto con la città: noi, infatti, siamo una realtà piccola ma bella in una cittadina anch'essa piccola. Come tante altre in questo momento di crisi la città soffre soprattutto di crisi identitaria, per cui noi abbiamo cercato di porci come realtà positiva da traino e da modello per avere ricadute positive sulla città stessa.
In secondo luogo abbiamo lavorato moltissimo sulla solidarietà, concetto che comunque da noi si è sempre sviluppato al meglio: per questo abbiamo inserito in calendario delle manifestazioni di natura solidale.
Il terzo fattore è infine il lavoro sul settore giovanile, cosa in cui noi crediamo tantissimo perché vogliamo far crescere al meglio questi ragazzi che da noi vivono un periodo importante della loro vita: ci viene affidata la loro crescita umana e civile e ci impegniamo affinché questa sia una esperienza anche formativa e che sfati il mito del calciatore scemo".


I vostri sponsor hanno dichiarato di aver visto "la mano femminile" nell'organizzazione della partita del centenario.

"E' vero. D'altronde io non sono l'unica donna che lavora all'interno dell'Entella, anche se forse la mia presenza si è vista di più quest'anno che nel passato perché ho avuto un ruolo - creato ex novo - più frontale e diretto. I nostri sponsor hanno notato questo tocco femminile perché abbiamo anche delle grafiche molto brave, infatti il settore grafico è affidato ad uno studio interamente femminile. Abbiamo la psicologa che gestisce gli inserimenti dei calciatori e i loro problemi. E quest'anno tutto questo si è visto un po' di più. Nel mio staff c'è sempre stato un grande entusiasmo condito da voglia di far bene per noi e per gli altri.
Per il centenario abbiamo organizzato eventi che ad una mente maschile forse sono apparse un po' strane, ad esempio una mostra d'arte in città a tema Entella, stimolando tutti gli artisti locali a tirar fuori qualcosa che avesse a che fare con l'arte, il calcio, lo sport, la squadra e il nostro fiume, l'Entella appunto. Abbiamo lavorato con le scuole sul terzo filone di cui parlavo in precedenza, quindi la crescita umana dei nostri ragazzi: abbiamo allestito uno spettacolo tra i nostri giovani e le persone ospitate in una struttura che si occupa di varie forme di disabilità. Infatti i nostri giovani sono ospitati anch'essi all'interno di questa struttura e convivono con i disabili avendo con loro un rapporto quotidiano. Da parte dei nostri questo fatto è stato considerato un fattore di crescita importante ed ora stanno facendo le prove per questa rappresentazione teatrale in cui i calciatori della Berretti reciteranno insieme ai disabili. E la persona incaricata delle riprese e di tutta la parte visuale è una donna.
Insomma ci sono molte presenze femminili che lavorano in un mondo solo all'apparenza maschile, visto che le donne vi sono ben accette... salvo che sui campi di calcio (ride, ndr)".


Può parlarci più approfonditamente della figura della psicologa: come mai questa scelta?

"E' stata una decisione del direttore generale che testimonia l'apertura che c'è nei confronti delle donne: è emerso il curriculum professionale di questa persona. Dopo un periodo di prova è stata considerata valida e sono oramai tre anni che è con noi. Lavora con grande competenza e professionalità essendo molto apprezzata dalla squadra".

Ma ha mai vissuto momenti di difficoltà legati al suo essere donna in un mondo maschile?

"Direi di no. Nel nostro ambiente ci sono persone entusiaste e piene di voglia di fare. Tanti di noi vengono dal volontariato e non vivono eccessive discriminazioni nei confronti delle donne e del collaborare con esse. Anzi credo si trovi una sorta di completamento tra i vari modi di vedere le cose. Non abbiamo problemi".

Come si rapportano i vostri giocatori a lei, che - al di là del suo ruolo istituzionale - è comunque la moglie del presidente?

"Bene perché sono raccomandata (ride, ndr). A parte le battute, sono tutti molto giovani e potrebbero essere quasi tutti miei figli: io poi ho la tendenza ad affezionarmi a loro, proprio perché vedo in loro i miei ragazzi. Ora però sono più scafata e ho capito che i calciatori devono fare inevitabilmente la loro strada e possono andarsene. Ma nel nostro ambiente famigliare, dovuto anche al fatto che - come detto - la città è piccola, ci incontriamo con facilità. Tutti sono molto bene inseriti qui in città e si sono sempre prestati con molta disponibilità e carineria a tutte le iniziative che abbiamo organizzato".

Avete avuto anche l'idea di creare per il centenario i cosiddetti "gadget rosa": è indice di un tifo femminile?

"Sì, noi abbiamo tante ragazze che ci seguono e per questo abbiamo venduto tanti gadget rosa così come profumi o piccoli gioielli. Devo anche dire però che abbiamo venduto molti oggetti per la festa del papà. Sono cose che funzionano sia sotto l'aspetto delle ragazze sia sotto l'aspetto delle famiglie. Del resto sono le componenti che devono entrare negli stadi per renderli dei luoghi positivi, dove si possa passare del tempo in serenità e in maniera familiare".

Su questo fronte siete molto attivi. Pensiamo all'album di figurine dedicato ai vostri giocatori...

"Lo abbiamo fatto l'anno scorso e lo abbiamo riproposto quest'anno in un'edizione ancora più bella e ricca. Sta bruciando ogni record di vendite. C'è anche l'aspetto un po' ridicolo di tutti noi dirigenti che andiamo in giro a scambiarci le doppie e a cercare quelle che ci mancano: siamo tornati tutti un po' bambini (ride, ndr). E' stata un'iniziativa di grande successo".

Possiamo dire che vorreste abbandonare la Lega Pro?

"(ride, ndr) Non posso che dire che da un lato spero proprio di sì. Tornando seri però spero che troveremo sempre nella nostra avventura iniziative così positive. Spendo parole di ammirazione e riconoscenza per l'ambiente che abbiamo trovato nella Lega Pro, sia nella componente maschile - apprezzando tantissimo l'intervento del presidente Macalli al convegno che abbiamo organizzato in occasione del centenario - tanto nella sua componente femminile, caratterizzata da tanta passione".

Che rapporto ha instaurato con quella che lei ha appena chiamato la "componente femminile", esemplificata da figure quali quella di Gaia Simonetti e Nadia Giannetti?

"Con loro mi sono trovata benissimo. Gaia l'ho trovata in occasione della visita all'ospedale Gaslini e poi l'ho rivista al convegno organizzato per il centenario dell'Entella. Svolgono un lavoro encomiabile: sono aperte, preparate, competenti. Con Gaia si lavora benissimo: trovo sia una presenza veramente positiva all'interno della Lega Pro".

A proposito di iniziative sociali, come ha appena accennato, avete portato un paio di volte i vostri giocatori all'ospedale Gaslini.

"La prima è avvenuta prima di Natale, mentre la seconda è stata in occasione della visita con le donne della Lega Pro. Entrambe le visite sono state piene di sentimento e di passione: vedere un ospedale pediatrico colpisce sempre moltissimo chiunque, se poi aggiungiamo che al Gaslini si trovano spesso piccoli degenti con patologie gravi, dalle quali non è facile uscire, il tutto diventa ancora più toccante. Ho visto i nostri ragazzi con difficoltà ad esprimersi a causa degli occhi lucidi, alcuni di loro poi sono già padri nonostante la giovane età e quindi è stata un evento di grande impatto. Abbiamo poi deciso di organizzare tutte le nostre iniziative di solidarietà natalizie al sostegno dell'ospedale Gaslini: per questo abbiamo fatto una manifestazione teatrale e una sottoscrizione a premi che proprio nel periodo natalizio ci hanno permesso di raccogliere ben 20.000 euro da portare all'ospedale. E per una città di circa 25.000 abitanti è stata un'iniziativa travolgente: ci abbiamo tutti messo tanto".

Al di fuori del suo ruolo nell'Entella, la sua occupazione è molto femminile, visto che è un'apprezzata ginecologa. Come riesce a conciliare il lavoro e la famiglia?

"Tutto sommato la famiglia non mi dà grandi problemi, visto che mio marito è grandemente coinvolto nell'Entella così come mio figlio. Poi ho una figlia che oramai non vive più con noi. Per il resto la mia vita è quella del medico specialista: faccio appunto la ginecologa e quindi sono vissuta sempre in un mondo pieno di donne. Entrare in contatto con il mondo maschile del calcio è stato per me uno stimolo piacevole ed interessante. Si può conciliare al meglio il tutto, anche perché il mio non è un lavoro regolare: sono la datrice di lavoro di me stessa e alterno le mie occupazioni. Ho trovato stimoli nuovi e maggiori da questa nuova attività nell'Entella e credo che continuerà, visto che gli impegni non finiscono mai (ride, ndr)".

La passione per il calcio è nata attraverso suo marito oppure era già presente in lei?

"Molto onestamente devo dire che io la passione per il calcio non l'ho mai avuta (ride, ndr). Per anni il calcio ha avuto un ruolo estremamente marginale nella mia vita. Però mio figlio ha sempre giocato fin da piccolo, crescendo nei giovani dell'Entella ed ora è in una formazione di Seconda Categoria per divertimento. Mio marito ci si è appassionato col tempo, visto che è una sorta di neofita anche lui, non essendosene occupato per tutta la vita. E quindi alla fine mi ci sono appassionata anche io. Al contrario il mio lavoro di organizzazione mi piace molto e lo faccio molto volentieri".

Quando suo marito nel 2007 ha deciso di acquisire l'Entella l'ha consultata, facendosi aiutare nella scelta?

"Io l'ho visto succedere senza essere consultata: ero presente nel momento in cui questa cosa è avvenuta e sono sempre stata molto contenta di poter partecipare alle cose che interessano mio marito. Sono quarant'anni che lo seguo e che cerco di lavorare con lui. Sono in una fase della mia vita in cui oramai il mio ruolo di madre non è più così pressante e quindi mi fa molto piacere avere questa nuova attività da seguire".

Visto il lavoro di suo marito (imprenditore nel settore siderurgico NdR) possiamo dire che lei è una donna d'acciaio?

"(ride, ndr). Mio marito lo dice sempre, ma io penso di essere una donna con la consapevolezza che noi donne abbiamo tante risorse. Come ho detto precedentemente, ho lavorato tutta la mia vita con le donne, ma con gli uomini mi trovo molto bene. Forse sono un po' maschile anche io".

E' mai capitato nel suo lavoro di ginecologa di essere riconosciuta come la moglie del presidente dell'Entella?

"Come detto la realtà in cui vivo da quasi sessant'anni è quella di una piccola città. Qui faccio il medico da trent'anni e anche di più: sono moltissime le persone che mi vedono in tribuna allo stadio o in televisione e dicono stupite: "Ma quella è la mia ginecologa. Cosa ci fa lì?". Insomma è più facile avvenga il contrario".

Come vede questa esplosione di figure femminili in ruoli chiave del calcio?

"Secondo me è giusto che ci sia un'iniezione di femminilità perché le donne hanno delle competenze e delle abilità che, genericamente parlando, gli uomini non hanno. Possono dare un apporto importantissimo e preziosissimo. Ne sono convinta. E del resto non ho mai avuto l'impressione che questa cosa non fosse ben accetta: pensavo che fosse un mondo molto più maschilista invece mi ci sono trovata a mio agio e ho avuto la sensazione chiara e netta di essere accettata non perché moglie del presidente ma perché la gente aveva interesse a sapere cosa pensavo. Mi sono sentita apprezzata per l'apporto che potevo dare".

Ma secondo lei ci sono ruoli più adatti per una donna? Trova che sia possibile per una donna ricoprire l'incarico di direttore sportivo o generale?

"Io posso fare un parallelo con la medicina, che è il mio mondo. Secondo me non ci sono ostacoli o barriere insormontabili, però sono convinta che le persone che rivestono questi ruoli - che nel caso Entella sono molto competenti e molto preparate - lo sono anche grazie ad una profondissima conoscenza dell'ambiente del calcio in senso locale, nazionale e generale. Si tratta di una conoscenza tecnica e di una conoscenza degli individui: queste si conquistano sul campo. Io non conosco così tante donne che possano - al momento - assommare tutte queste conoscenze. Potrebbe però essere solo una questione di tempo. Non vedo motivi ostativi che potrebbero portare una donna ad essere meno competente di un uomo: non l'ho mai vista così, ma obiettivamente trovare una donna che riassuma in sé anni e anni di conoscenze tecniche e umane di ciò che ruota nel mondo del calcio non è facile".

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