Antonini e le parole che agitano Trapani. A Salerno servono investimenti e non proclami
Editoriale di oggi che si apre con il Brescia e con il ritorno in panchina di Eugenio Corini, allenatore che vinse un campionato di B proprio con le Rondinelle e che ha deciso di rimettersi in discussione in Lega pro dopo le ultime esperienze non propriamente entusiasmanti. La società biancazzurra, pur lontanissima dalla prima posizione occupata da un inarrestabile Vicenza, ha voluto dare un segnale di programmazione alla tifoseria, esonerando un Diana troppo discontinuo e che, da qualche settimana, proprio non riusciva a produrre un gioco convincente. Ricordiamoci sempre che, per quanto gloriosa e blasonata, stiamo parlando di una squadra reduce da un periodo sportivamente parlando drammatico, con la retrocessione sancita da un tribunale dopo la salvezza conquistata sul campo e una rosa allestita con un fisiologico ritardo rispetto alle dirette concorrenti. Scegliere un tecnico abituato a calcare palcoscenici decisamente più prestigiosi e che conosce perfettamente la piazza evidenzia la volontà di ripartire con un progetto lungimirante, ambizioso e che punta senza mezzi termini al ritorno in cadetteria entro un anno e mezzo. Chissà che Corini non possa fare come Venturato a Livorno, allenatore che ha rivitalizzato gli amaranto dopo una prima parte di stagione disastrosa. Non ce ne voglia Formisano, ma questo organico non poteva occupare quelle posizioni di classifica e rischiare la retrocessione dopo i tanti sacrifici fatti dal club per tornare tra i professionisti. Aver battuto la corazzata Arezzo con una gara al limite della perfezione ha restituito entusiasmo all'ambiente, con un paio di innesti giusti nella sessione invernale del calciomercato non si può certo escludere che i toscani possano completare la scalata collocandosi stabilmente nella zona sinistra della classifica. Molto bene il Ravenna che, in zona Cesarini, ottiene una vittoria da brividi sul Pontedera. Del resto l'arrivo di Viola testimonia l' ambizione della proprietà, con Marchionni a capo del progetto tecnico e una dirigenza che ha formato il giusto mix tra giovani, grandi nomi e gente di esperienza per la categoria. Se Luciani tornerà a essere il cecchino implacabile di Messina le possibilità di restare in vetta fino alla fine aumenteranno esponenzialmente.
A Salerno si dovrebbe prendere esempio da una neopromossa che ha speso milioni dichiarando apertamente la volontà di tornare in B. Faggiano è direttore sportivo di livello e va messo nelle condizioni di operare al meglio, tutto questo chiacchiericcio societario sta soltanto acuendo il malcontento di un pubblico che garantisce 13mila spettatori in casa e duemila in trasferta malgrado il doppio salto all'indietro di categoria. I nomi che circolano in chiave mercato sono quelli di Bellich, Letizia, Acampora e Lescano, quanto basterebbe per colmare il gap con un ottimo Catania. La palla passa al presidente Iervolino, chiamato a investire concretamente senza badare a spese per ricucire lo strappo con l'ambiente e riprendere un percorso inopinatamente interrotto quando Salerno avvertiva la sensazione di essere entrata in una dimensione straordinariamente interessante salvo poi ritrovarsi da San Siro alla serie C in 18 mesi. Chiosa dedicata al Trapani e alle parole del presidente Antonini che minaccia di restituire simbolicamente la squadra al Sindaco. Esternazioni che rischiano di minare la serenita del gruppo e dello staff tecnico, con tanti calciatori che inconsciamente potrebbero iniziare a guardarsi attorno in vista di gennaio. Nessuno disconosce i tantissimi investimenti fatti dal patron: sotto questo aspetto solo complimenti. E capiamo anche che sia frustrante spendere tanto e ritrovarsi a giocare in uno stadio mezzo vuoto. Tuttavia sarebbe il caso di lavare i panni sporchi in famiglia, evitando prese di posizioni pubbliche che costringono Aronica a fare un super lavoro per isolare il gruppo. Un modus operandi che non giova a nessuno.
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