DISTRIBUZIONE POCO EQUA DELLE RISORSE, PICCOLE REALTA' A RISCHIO PIRATERIA. E A SOFFRIRE SONO SEMPRE I TIFOSI

Classe 1975, ex attaccante col vizietto del giornalismo. In carriera ha vestito, a suon di gol, le maglie di Pisa, Ascoli, Reggina, Napoli e Lecco.
07.08.2018 00:00 di  Gianluca Savoldi   vedi letture
DISTRIBUZIONE POCO EQUA DELLE RISORSE, PICCOLE REALTA' A RISCHIO PIRATERIA. E A SOFFRIRE SONO SEMPRE I TIFOSI
TMW/TuttoC.com

Nell’editoriale di venerdì scorso Danilo Ferraioli ha espresso qualche dubbio sull’introduzione delle squadre B (under 23) nel campionato italiano di serie C, in primis (giustamente) dal punto di vista del tifoso, che troppo spesso viene dimenticato, quando invece è la parte più importante del calcio. Tutti pronti a lamentarsi perché il calcio delle emozioni è stato sopraffatto dal business poi, siccome "fa figo” fare come la Spagna, allora tutti favorevoli alle squadre B come se queste fossero la panacea di tutti i mali. “E se venisse meno quel briciolo di sana magia?..Mi dite quale brivido può regalare una squadra B? Ma quale tifoso della Juventus andrà a seguire la squadra B e preferirà una vittoria della squadra B a una di CR7 e compagni?” scrive Ferraioli nel suo pezzo. In effetti puó capitare che la Juve A giochi in contemporanea (o quasi) con la B, e per vedere l’under 23 ci si dovrà recare al “Moccagatta”, lo stadio dell’Alessandria (per la gioia dei tifosi grigi!). Inoltre l’ingresso delle "seconde squadre" penalizza piazze importanti e storiche che, pur avendo i requisiti, si trovano a giocare in serie D e in Eccellenza. Si continuerà a favorire i ricchi a scapito dei poveri, le grandi realtà a scapito di quelle di provincia, non mi sembra più un segreto ormai. Del resto ce ne eravamo accorti, dalla distribuzione poco equa delle risorse, che lasciano le piccole realtà a rischio pirateria, sole e senza il minimo di tutela contro veri e propri banditi, che passano da un club (fatto fallire) all’altro senza il minimo pudore. Tanto poi a soffrire ci sono i tifosi di una vita intera, che da 30/40 anni fanno sacrifici per seguire e supportare i colori di una città. L’appartenenza ai colori di una realtà provinciale nasce dal legame con la propria terra, le proprie radici ed è la parte più pura del calcio: se non viene capita andrebbe quanto meno rispettata! 

La scusa dei giovani non regge, a me non la raccontano: le scelte sono puramente di natura economica. Se volessimo davvero aiutare i nostri giovani non cercheremmo di intervenire sul sintomo ma sulla malattia. Dovremmo crescere davvero i giovani calciatori come la Spagna, che tutti chiamano in causa ma nessuno c’è stato davvero a vedere come lavora. -Le seconde squadre funzionano in Spagna e in Francia- dicono tutti. Non è un problema però se in Italia i nostri bambini sono allenati da gente senza la minima abilitazione, senza la minima competenza. Perché tutti esigono (giustamente) che alla scuola primaria i propri figli trovino maestri diplomati, e lo stesso cosa quando vanno a pianoforte, a tennis, a danza; ma nessuno si preoccupa minimamente del fatto che nelle nostre scuole calcio e nei nostri settori giovanili gli stessi figli siano in mano a gente senza nemmeno un attestato E (12 ore di corso, sai che conoscenza in dodici ore! Poi magari si definiscono istruttori). 

Sapete quanto alto sia il rischio di danni per i bambini in età evolutiva? Si possono fare danni serissimi sia al livello fisico che psicologico. -Ci sono i responsabili- direte. Magari! Invece la maggior parte dei responsabili di scuole calcio e settore giovanile (quelli che dovrebbero essere i supervisori, gli allenatori degli allenatori) non hanno un patentino, non hanno mai allenato nemmeno una squadra di pulcini nella loro vita! Quello che tutti vediamo sul campo (vedi dichiarazioni di Giampaolo e Gattuso per citarne un paio) sono generazioni di giovani che conoscono i loro diritti ma non hanno il minimo senso del dovere. Ragazzi comodi (per non dire viziati) e senza fame. Non accettiamo che prima o poi si debbano immergere nella cruda realtà della vita e cerchiamo di rimandare il più possibile quel momento. Quando arriva il momento in cui si devono tuffare, invece di spingerli, li dotiamo di braccioli, salvagente, corsie preferenziali, piscine per i piccoli dove l’acqua bassa e si tocca! Quando a 24 anni togliamo loro tutte queste protezioni è troppo tardi…Una volta raggiunta la maggiore età questi ragazzi devono andare a giocare il calcio vero. Le seconde squadre rischiano di essere una Primavera Bis, un prolungamento infinito (23-19=4 anni) del “limbo” delle giovanili. Stessi compagni di sempre, nessuna pressione, niente tifosi arrabbiati quando perdi, nessun compagno di squadra esperto che ti aiuta a svegliarti, stimolandoti, dandoti qualche consiglio, nessuna sana competizione (lotta per il posto da titolare) con gente che guadagna il pane. Sì il pane, perché in serie C c’è gente ci mangia con i soldi che guadagna, ci mangia e basta. In Spagna, in Germania, i giovani arrivano a 17 anni formati, consapevoli, pronti perché hanno lavorato bene sin da piccoli. Concentriamoci su quello, che quando arrivano a quell’età è troppo tardi...

Ora che avranno inserito tutte le B previste passeranno parecchi anni, nel frattempo continueranno a coesistere minutaggio, Primavera, premi di valorizzazione, coperture degli stipendi da parte dei club proprietari, regola degli under, alcune squadre esclusivamente under 23; saremo sempre più lontani dalla realtà degli adulti, dove esiste il merito, dove il direttore sportivo fa la squadra con un senso tecnico, dove l’allenatore mette in campo la squadra migliore, non quella che fa più soldi. Continuando a ricattare le piccole realtà e favorire solo i grandi club tra un po’ di anni nel nostro calcio se la giocheranno una dozzina di club in tutte le categorie, con qualche comparsa e scomparsa…