Il dato è tratto - I destini agrodolci delle neopromosse e neoretrocesse dalla C

Il dado è tratto, diceva Giulio Cesare attraversando il Rubicone. Noi, più umilmente, attraversiamo i campi della Serie C senza intenti bellicosi ma con la volontà di far parlare i dati perché i numeri, al di là di certi sofismi, difficilmente mentono. In questo primo editoriale proveremo ad analizzare il rendimento delle squadre che, nella passata stagione, militavano in Serie C e nella stagione che formalmente si concluderà tra pochi giorni, si sono cimentate con una categoria superiore oppure hanno tentato di riprendersi il professionismo perduto.
In B senza paura
Partiamo dalle note liete, ovvero le neopromosse in B. Carrarese, Juve Stabia, Mantova e Cesena hanno tutte conservato la categoria e, nel caso di campani e romagnoli, raggiunto anche i playoff promozione. Un dato nettamente migliore rispetto alla stagione 2023-24, che aveva visto le matricole Lecco e Feralpisalò chiudere mestamente nelle ultime due posizioni della classifica e che riporta ai fasti della stagione 2022-23, quando Modena e Palermo lottarono nella parte centrale della classifica mentre Bari e Sudtirol conquistarono i playoff, con gli altoatesini sconfitti proprio dai pugliesi in semifinale, a loro volta poi beffati sul filo di lana dal Cagliari di Ranieri. Negli ultimi dieci anni solo quella stagione e quella attuale hanno mantenuto compatta la truppa delle matricole mentre negli anni precedenti si è sempre assistito ad almeno una retrocessione oppure ad una promozione, con la coppia Benevento-Spal capace di centrare il doppio salto a braccetto nel 2017. L’annus horribilis per antonomasia rimane il 1967, quando tutte e tre le neopromosse (Salernitana, Arezzo e Savona) fecero immediato ritorno in C.
I gironi dei dannati
Mai come quest’anno la Serie D ha fatto scempio delle neoretrocesse, travolte da quella che è, con ogni probabilità, la categoria più difficile di tutta la piramide calcistica italiana. Delle nove retrocesse più l’Ancona, costretto a ripartire dai dilettanti dopo la fuga di Tiong, solo una ha ritrovato immediatamente la C, ma lo ha fatto con un altro nome: retrocesso come Monterosi Tuscia, il club laziale si è definitivamente spostato a Guidonia (dove già aveva sede operativa la società), cambiando denominazione e vincendo il girone G davanti alla Gelbison, sfiorando anche la doppietta in Coppa Italia. Promossa anche l’Alessandria, ma i grigi ripartivano dalla Promozione dopo il fallimento della scorsa stagione, categoria vinta dopo un affascinante duello con i rivali di sempre del Casale. E le altre? Poche gioie e tanti dolori. Pro Sesto e Virtus Francavilla hanno chiuso rispettivamente al settimo e ottavo posto nei gironi B e H, Olbia (10^ nel girone G) e Recanatese (12^ nel girone F) hanno centrato salvezze tutt’altro che tranquille mentre Fiorenzuola, Fermana e Brindisi sono retrocesse senza neppure passare per i playout. I piacentini, penultimi e col peggior attacco del girone D, si sono affidati prima all’ex vice di Tabbiani, Vincenzo Cammaroto, poi ad Andrea Ciceri ma senza riuscire a risollevare una stagione che li ha visti sempre in fondo, con la finale scudetto raggiunta dall'Under 19 (impegnata sabato al "Torrini" di Sesto Fiorentino contro l'Ostiamare) come unica nota lieta di un'annata disastrosa. Peggio è andata alla Fermana, ultima e a distanza siderale anche dalla terz’ultima piazza che valeva i playout, in caduta libera tra penalizzazioni (i canarini sono partiti con -2 in classifica) e grandi ex sacrificati in panchina (da Bolzan a Savini, passando per la vecchia volpe Brini). Ancor di più al Brindisi, partito con un pesantissimo -14 ereditato dalla precedente gestione societaria e finito terz’ultimo nel girone H, ma con un distacco troppo ampio dalla Real Acerrana per trascinare i campani agli spareggi. Mai, dalla riforma della Lega Pro del 2014, avevamo assistito ad una simile ecatombe: un ulteriore segnale preoccupante per il calcio italiano che dovrebbe far riflettere sulle carenze strutturali di alcune società ma anche sulla fragilità di un intero sistema.
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