IL GIORNO DELLA VERITÀ PER IL CAMPIONATO. SI PROSPETTA BATTAGLIA ACCESA. IL FUTURO DEL CALCIO ITALIANO E LA LEZIONE DI TONY D'AMATO

03.04.2020 00:33 di Luca Bargellini Twitter:    vedi letture
IL GIORNO DELLA VERITÀ PER IL CAMPIONATO. SI PROSPETTA BATTAGLIA ACCESA. IL FUTURO DEL CALCIO ITALIANO E LA LEZIONE DI TONY D'AMATO

Mentre negli ultimi giorni il discorso sulla ripresa delle competizioni si è fatto più acceso, con la comparsa di veri e propri schieramenti pro e contro tale ipotesi, mi è tornato in mente il famoso discorso di Tony D’Amato, interpretato da Al Pacino, nel film “Ogni maledetta domenica”. Un monologo che ogni appassionato di sport conosce alla lettera, ma che nel caso specifico si adatta alla perfezione alla situazione nelle sue battute finali: “O noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente”. Questo è ciò che le quattro leghe che governano il mondo del pallone, Lega di Serie A, Lega di B, Lega Pro e LND, devono tenere bene in mente. Perché non sarà possibile spiegare, ne tantomeno sostenere, il peso di una o più parti del movimento calcistico su percorsi diversi fra loro. In sintesi: se i campionati avranno modo di riprendere si dovrà decidere di farlo in ogni categoria. Senza eccezioni.

Serve, dunque, un ragionamento di sistema che, però, mai come oggi sembra complesso da portare a compimento. In A e B la volontà di tornare in campo è senza dubbio più forte, soprattutto per il ritorno economico che il completamento della stagione porterebbe con se. In C e in D il ragionamento è diverso. Al momento la corrente che vuole lo stop ai campionati si fa sentire in modo chiaro (c'è chi parla di un 30-40% abbondante): sia perché il numero di squadre è enormemente più alto rispetto alle altre due leghe e di conseguenza anche il contatto con il territorio (ovviamente al netto del fatto che prima di ripartire occorreranno rassicurazioni a livello sanitario circa l’assenza di rischi per la salute), sia perché la perdita degli incassi da stadio, ovvero una delle pochissime fonti di reddito a disposizione, da qui al termine della stagione rischia d’intaccare pesantemente i bilanci delle società protagoniste.



Francesco Ghirelli, numero uno della Lega Pro, due giorni fa ha chiarito che anche uno stop al campionato può risultare un harakiri economico per la categoria, perché, fra le altre cose, toglierebbe le basi a qualsiasi richiesta al Governo per reperire fondi da utilizzare per il rilancio del sistema calcistico. Difficile, dunque, identificare una via di mezzo. Un punto d’incontro. Qualcosa che a partire dalle 11 di questa mattina le 60 società di Serie C cercheranno di trovare in videoconferenza durante una delle assemblee più importanti della storia recente della Serie C.

Personalmente mi sono già espresso sette giorni fa. Meglio fermare questa stagione, risolvendo prima di tutto l’emergenza sociale e sanitaria, per non rischiare di rovinare già ai nastri di partenza la prossima. In Belgio, ad esempio, hanno seguito questo tipo di linea. Classifiche cristallizzate, Club Brugge campione e commissione interna fra le società per studiare come risolvere il problema legato a promozioni e retrocessioni. Questa è chiaramente solo un’ipotesi. Ce ne sono anche altre. Ma i rischi e le incertezze al momento sono davvero troppe per poter valutare una ripresa. Consapevoli, tutti, che qualche “effetto collaterale” ci sarà in ogni caso, magari anche doloroso, con proprietà che per salvaguardare le proprie aziende potranno decidere di abbandonare il pallone in maniera del tutto comprensibile.

Serve una idea condivisa, una strada unica, Per risorgere insieme o crollare singolarmente. Consapevoli, soprattutto, che il calcio è un gioco. Solo quello. O meglio la cosa più importante fra quelle assolutamente superflue. Specie di fronte ad una infinita, impressionante, carovana di morti.