Nemo profeta in patria: il bresciano Diana e l'Union Brescia dividono le loro strade. Un esonero che ha radici lontane

Nemo profeta in patria: il bresciano Diana e l'Union Brescia dividono le loro strade. Un esonero che ha radici lontaneTMW/TuttoC.com
Oggi alle 00:00Il Punto
di Tommaso Maschio

Cinque gare senza vittorie, inframezzate da quella in Coppa Italia Serie C contro la Sambenedettese, i passi falsi nei derby contro Ospitaletto – pareggio – e Lumezzane – sconfitta – e lo scivolamento a -13 dalla testa. Tutto questo ha spinto l’Union Brescia a decidere di esonerare il tecnico Aimo Diana pur senza avere un’alternativa pronta in vista della gara di questa sera nella coppa nazionale riservata alle squadre di terza serie. Non un fulmine a ciel sereno dunque, visto che già il direttore sportivo aveva parlato di ‘riflessioni’ sull’allenatore nell’immediato post gara, ma che affonda le sue radici lontano.

In estate il tecnico si era ritrovato alla guida della nuova realtà bresciana essendo tecnico di quella Feralpisalò che si era trasferita a Brescia per dare vita all’Union per non lasciare la città orfana della propria squadra dopo il fallimento del club guidato da Cellino. Diana era consapevole delle difficoltà di guidare l’anno zero di una nuova epoca per il calcio bresciano, di dover gestire il limbo che separa realtà dalle aspettative e anche che, spesso e volentieri, è difficile essere profeti in patria e anzi spesso si rischia di scottarsi come poi puntualmente avvenuto. Anche le critiche negli ultimi tempi non sono mancate con il pari contro l’Ospitaletto vissuto quasi come una sconfitta e il secondo derby fallito che è stata la pietra tombale sul suo percorso nonostante il patron Pasini avesse sempre parlato di un progetto triennale per riportare Brescia in Serie B.

Ma evidentemente la voglia di provare a vincere subito ha tradito le intenzioni, forse neanche troppo convinte, manifestate la scorsa estate. Altrimenti sarebbe difficile spiegare un esonero che arriva con la squadra terza nonostante moltissimi infortuni, specialmente nel reparto offensivo, e un quarto di finale da giocare. Certo la flessione della squadra e qualche dubbio sulla condizione fisica generale possono aver inciso nella decisione, ma non sembrano bastevoli per spiegare tutto. Probabilmente già in estate si sarebbe voluto scegliere un altro profilo, ma alla fine Diana era sembrato la scelta più giusta sia per la sua ‘brescianità’, sia per un curriculum di buon livello, sia per la conoscenza di gran parte della rosa a disposizione che aveva allenato l’anno precedente. Ma tutto questo non è bastato, soprattutto perché non suffragato dai risultati desiderati (anche se va detto che il Vicenza sta impromendo un ritmo forsennato al torneo) a convincere fino in fondo tutta la dirigenza con i risultato che è maturato in questi giorni.