OLTRE IL CAMPO C'E' DI PIU'. LA SERIE C SIA VEICOLO PER MESSAGGI SOCIALI: UN CALCIO PER TUTTI, MA NON PER GLI IGNORANTI

10.05.2018 00:00 di  Claudia Marrone  Twitter:    vedi letture
OLTRE IL CAMPO C'E' DI PIU'. LA SERIE C SIA VEICOLO PER MESSAGGI SOCIALI: UN CALCIO PER TUTTI, MA NON PER GLI IGNORANTI

Termina la regular season in Serie C, ed ecco che ci si affretta a battere l'ultima notizia circa le squadre che andranno ai playoff, quelle che dovranno invece lottare per mantenere la categoria, i primi rumors di mercato per il futuro, le neo promosse, le neo retrocesse e chi più ne ha più ne metta. Come sempre, mettendo in disparte, quasi dimenticandosi quello che succede trasversalmente al calcio giocato.
Già, subito fuori dal rettangolo verde ci sono situazioni che meriterebbero più attenzioni.
A cominciare dal classico detto “il calcio è un mondo maschilista”. Maschile si, lo è, sono infatti di più gli uomini che gravitano intorno a questo mondo delle donne, ma maschilista – ne possa gioire Darwin per un piccolo passo verso l'evoluzione! - lo è sempre meno; fortunatamente i retaggi culturali stanno scemando, e anche le donne hanno adesso più considerazione e meno pregiudizi intorno, sono trattate quasi sempre alla pari dei colleghi del sesso opposto. Certo, qualche malalingua ancora c'è, dicerie becere intorno al gentil sesso si sentono ancora, e magari qualcuna è pure fondata: chi cerca scorciatoie con mezzucci c'è, ma anche tra gli uomini. Concedersi sessualmente per un prestigioso posto in tv o pagare per giocare/allenare non sono, del resto, lo stesso rovescio della medaglia? Si, lo sono.
Ma il punto non è questo, con determinate circostanze ci dovrà fare i conti chi le sfrutta, al mattino ognuno deve guardarsi allo specchio nel modo in cui ritiene opportuno, non sta certo agli altri giudicare le azioni che ognuno fa sul personale, anche se queste ledono poi la collettività, perché il concetto di meritocrazia viene sempre meno, nel calcio come in tantissimi altri ambiti, ma alla distanza le verità emergono sempre. Occorre solo pazientare.
Ecco, parità di sessi, non discriminazione, meritocrazia: questi sono i concetti che meritano di essere approfonditi.

Fecero scalpore, un paio di mesi fa, le dichiarazioni del tecnico del Napoli Maurizio Sarri che, nel post partita del match contro l'Inter, si rivolse così alla giornalista Titti Improta: “Sei una donna e sei carina, per questo non ti mando affanc...”.
L'apoteosi della discriminazione, e non per la frase (comunque sessista), attenzione: cosa c'entra l'essere donna, e, men che mai, l'essere carina? Se il mister riteneva giusto mandare a quel paese una giornalista avrebbe dovuto farlo esattamente come lo avrebbe fatto con un giornalista, la parità di sessi sta nell'essere trattati alla stessa maniera, educatamente o non educatamente. In casi di maleducazione, tanto, a far la brutta figura è chi si comporta come Sarri, non nuovo a innumerevoli cadute di stile.
Ed è su questo che si dovrebbe riflettere: il fatto che certi grezzi atteggiamenti non vanno tollerati, magari pure con una risata, vanno sempre stigmatizzati, indipendentemente a chi siano rivolti, non si può alzare il dito – per altro anche un certo perbenismo di fondo – solo quando sono discriminati omosessuali o donne. La maleducazione e l'ineducazione (un concetto meno “grave” della maleducazione, che indica semmai la mancanza di una sufficiente educazione morale, sociale e intellettuale) non devono essere mai sopportate.



Per questo motivo, probabilmente, è quanto mai irritante l'assordante silenzio che è calato dietro le squallide e abominevoli dichiarazioni del patron della Sambenedettese Franco Fedeli dopo la sconfitta dei suoi contro l'AlbinoLeffe alla penultima di campionato, situazione già denunciata nell'immediato dal nostro portale (QUI). Poco prima dell'esonero di mister Capuano, il numero uno marchigiano si espresse con tal frase, “Se cambio allenatore, rischio di fare peggio, anche se peggio di così é difficile. Se ci va Barbara (l’addetta stampa del club rossoblu, ndr) in panchina la violentano, anzi no, perché le palle non ce le hanno”. Qualche attimo di scalpore, poi il silenzio. Forse più grave dell'ineducata – leggesi sopra il significato – uscita. Uscita anche piuttosto schifosa, che non merita di essere passata in sordina, ma che avrebbe come minimo meritato la radiazione di una persona che ironizza sulla violenza sessuale, forse non sapendo che tale piaga sociale porta ogni anno milioni di vittime.
Non solo donne, per chi già storce il naso e considera pesante una donna che scrive di queste cose, perché – a puro titolo informativo – nel mio personale non ho mai fatto distinzioni di genere alcuno, stigmatizzo in egual misura certi atteggiamenti sia negli uomini che nelle donne. Nella praticità, per capirci: una donna dall'intensa vita sessuale non è di facili costumi mentre l'uomo è un Don Giovanni, o sono entrambi “scaltri” o sono entrambi immorali.
Detto questo, torniamo appunto al nodo principale, al fatto che non si può ironizzare sulla violenza sessuale: di questa, circa 7 milioni l'anno sono le donne vittime, ma non è da sottovalutare il numero di uomini altrettanto vittime, che ammonta adesso a 5 milioni. C'è quindi da ridere o da fare battute?

Ai tempi di oggi, si sa, lo sport, è veicolo importante di tanti messaggi, in Italia più il calcio di altre attività sportive, ed ecco quindi che non si possono far passare determinati messaggi, ma anzi, ci si dovrebbe immediatamente indignare di fronte a essi. Perché Gravina e la Lega non si sono esposti in merito? E' davvero più importante pensare alle riforme sportive che al sociale? Non credo, soprattutto perché la Serie C è da sempre una categoria che sposa molte iniziative sociali.
Ma certi messaggi passano anche da certe frasi.
Si continua ancora a discutere sul fatto se il calcio debba essere un paese per uomini, donne, omosessuali, eterosessuali, bianchi o neri...perché? Perché? Il calcio dovrebbe essere solo un paese. Un paese felice, che vive di belle emozioni. Un paese di diritti. Un paese di espressione di talenti vari. Un paese per tutti.
Ma non per gli ignoranti.