Intervista TC

Fiorin: "Alessandria? Ciò che vi accade identifica crisi che investe calcio"

11.03.2024 11:00 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fulvio Fiorin
TMW/TuttoC.com
Fulvio Fiorin
© foto di Paolo Baratto/Grigionline.com

Fulvio Fiorin, ex tecnico dell'Alessandria, è intervenuto ai microfoni di TuttoC.com analizzando l'attuale momento vissuto dai grigi, con un occhio anche alla terza serie in generale e ai numerosi esoneri occorsi.

Mister, sono già 33 le società che - per un motivo o per un altro - hanno optato per il cambio in panchina. Intanto il calcio va sempre più in crisi, si parla di riforme ma niente succede…

"Due interessanti domande alle quali bisognerebbe dedicare un intero giornale. Cercherò di cogliere gli aspetti essenziali anche perché cause e dinamiche sono molteplici. Si parla a sproposito da più parti, sempre di “progetto tecnico” probabilmente senza vision, senza cultura, senza competenza e senza una vera imprenditorialità e strategia aziendale nel contesto calcistico e formativo. In Italia il cosiddetto progetto tecnico quando va bene dura cinque partite. L’identità di una società di calcio, invece, si crea nel tempo costruendo su basi economiche sostenibili e in riferimento alle risorse una struttura che in riferimento ad una vera programmazione con obiettivi, tempi e modi stabiliti possa avere stabilità e continuità soprattutto tecnica e che tenga in considerazione anche il settore giovanile, che ne assicura la prospettiva. Chiaro che la scelta delle persone che sostengono il progetto è fondamentale al successo dello stesso, ricordando che il calcio è imprevedibile e ”palo fuori o palo dentro” ne può determinare il fallimento o meno. Gli allenatori che credono nel calcio, nella professionalità, nella coerenza e nel lavoro sul campo, spesso si scontrano con realtà di proprietà che non condividono gli stessi interessi, aspirazioni e aggiungerei valori che sono anche poi gli stessi di giocatori e tifosi, o che scelgono di affidarsi a persone sbagliate. Un cambio di mister potrebbe anche essere in alcuni casi specifici, fisiologico e funzionale ma quando gli esoneri e i reintegri nella stessa squadra sono recidivi significa che le responsabilità sono assolutamente da imputare alla mancanza del cosiddetto “progetto tecnico” da parte della società. Pochi sanno valutare la prestazione in relazione al risultato ma in Italia “siamo praticamente tutti allenatori” e non direi che sia un luogo comune. Chiaro che tutti auspichiamo quelle riforme necessarie per far funzionare il calcio e risolvere la evidente crisi che poi si possa anche ripercuotere sui risultati a livello europeo e delle nazionali".

Tra le varie crisi possiamo annoverare anche la sua ex squadra, l'Alessandria. Piazza gloriosa, ma cosa sta succedendo? I tifosi ne stanno prendendo le distanze...

"Difficilissimo anche dire cosa sta succedendo o cosa sia successo ad una piazza così gloriosa come Alessandria, ma che identifica proprio la crisi che investe il calcio ormai da troppo tempo e le dinamiche di cui parlavamo prima. Penso anche che molti attori del contesto calcio, vedano anche queste situazioni societarie, come un’opportunità per ottenere un profitto personale, tecnico ed economico. Comprensibile la presa di posizione dei tifosi che fanno fatica, come tutti del resto, a leggere, per mancanza di trasparenza, le cause di questa situazione così grave, prendendo quindi anche giustamente le distanze e non condividendo la linea della società. Io stesso lo feci con le mie dimissioni a settembre, per “divergenze progettuali”, come recita il comunicato ufficiale"

Quando è arrivato, ha avuto sentore di ciò che sarebbe successo? Cioè un grande caos dove due proprietà si attribuiscono colpe a vicenda. E si è pentito di aver accettato? 

"Ho iniziato la mia esperienza ad Alessandria la scorsa stagione con la Primavera e già sapevamo che la proprietà era in cerca di acquirenti per cedere la società. Al termine, con la cessione avvenuta, cambiarono molte situazioni e persone. Io stesso non avevo alcun incarico sino a quando, la nuova proprietà, in disaccordo con la parte francese, mi offrì di guidare la prima squadra. L’opportunità di allenare in una piazza gloriosa come Alessandria è stata di stimolo per formare, nonostante le evidenti e palesi difficoltà, uno staff di qualità e un gruppo di giocatori per affrontare al meglio possibile la categoria. Non mi sono assolutamente pentito di averlo fatto e penso che ogni esperienza possa insegnare qualcosa e far crescere. Auto esigenza e resilienza fanno parte delle competenze di un allenatore. Chi ha vissuto con noi quei primi tre mesi sa con quanto impegno, coerenza e professionalità abbiamo lavorato, nonostante il complicato contesto. Molti miei giocatori ex Milan si sono proposti per venire a lavorare con noi, ma non è stato possibile integrarli, solo Mastalli. Poi adesso la proprietà è cambiata completamente, non conosco assolutamente l’ambiente e le diatribe nate tra loro e chi li ha preceduti".

Secondo lei la squadra si riuscirà a salvare, magari ai playout? Come uscirne?

"Si può solo augurare all’Alessandria, soprattutto per tifosi e giocatori, di potersi salvare, anche solo ai playout poiché il margine per la salvezza mi sembra ormai incolmabile. La squadra è cambiata molto da settembre ad oggi, ma la qualità dei giocatori a disposizione già allora, a mio parere, poteva assicurare il mantenimento della categoria come obiettivo sicuramente raggiungibile. In effetti solo il risultato sportivo potrebbe far uscire da questa brutta situazione l’Alessandria".