INTERVISTA TC - Degeri: "Nel calcio non si guardano più i meriti, ma altro"

29.08.2018 07:30 di Claudia Marrone Twitter:    vedi letture
INTERVISTA TC - Degeri: "Nel calcio non si guardano più i meriti, ma altro"
TMW/TuttoC.com
© foto di Francesco Inzitari/ILoveGiana

Prosegue il viaggio di TuttoC.com tra gli svincolati dello scorso campionato, ragazzi costretti alle vacanze forzate per regolare ancora strane circa under e minutaggi: tra questi il "vecchio" Lorenzo Degeri, centrocampista mancino classe '92, fino a giugno in forza alla Giana Erminio. 
E' lui a parlare del momento attuale del calcio italiano ai nostri microfoni.

Prorogato il calciomercato: cambia qualcosa per gli svincolati?
“La chiusura del mercato fissata al 25 aiutava maggiormente gli svincolati, tanto a calciomercato chiuso qualche rosa da puntellare c'è sempre, e i club devono per forza ricorrere agli svincolati: la proroga non aiuta. E unito al caos generico dilata notevolmente i tempi”.

Under e over, squadre fatte con la calcolatrice: come si vive tutto questo?
"Si vive in una situazione di precarietà, l'impressione è che si guardano altri fattori e no i meriti effettivi. E la cosa da fastidio, non è una sensazione piacevole”.



La Juve U23 ha esordito nella Serie C, mediante la Coppa Italia: che ne pensi di questa innovazione del calcio?
“Vedremo quello che sarà a lungo termine. Possono magari essere di aiuto, visto quello che succede nei campionati europei, ma prima c'è da capire come questo progetto attaccherà in Italia e quale valenza avrà”.

Altro tema caldo: ripescaggi si o ripescaggi no?
"Tengo un po' le parti della Lega Pro e dell'AIC, i ripescaggi vogliono dire più squadre e di conseguenza più posti: personalmente sono favorevole. L'importante comunque è che la situazione diventi chiara, va prima di tutto definita, poi sul resto ci si arrangia”.

Con un pochino più di distanza, che idea ti stai facendo del momento del calcio italiano?
"Il calcio italiano sta vivendo un momento di difficoltà e di crisi, sembra quasi che abbia la febbre. E' una situazione strana e atipica, non si era mai vissuta così fortemente la crisi, acutizzata quest'anno da tanti fallimenti e corsi e ricorsi vari: la confusione creata non aiuta. Non è proprio uno dei periodi rosei del calcio”.