INTERVISTA TC - Dionigi: "Mi auguro Reggina risolva tutto"

21.12.2018 21:00 di Roberto Foti   vedi letture
INTERVISTA TC - Dionigi: "Mi auguro Reggina risolva tutto"
TMW/TuttoC.com
© foto di Tommaso Sabino/TuttoLegaPro.com

A Reggio Calabria è a rischio non solo il futuro, ma anche il presente. TuttoC.com, in merito ai giorni tribolati che si stanno vivendo in riva allo Stretto (anche se proprio in questi minuti ci sono state novità direttamente dal club, QUI), ha interpellato Davide Dionigi, che ha indossato i colori amaranto sia da calciatore (meritandosi a suon di gol l’appellativo di “Re Davide” da parte della tifoseria) che da allenatore. Dionigi conosce bene la situazione attuale delle Reggina, avendola vissuta qualche anno fa a Taranto.

Da grande ex, come sta vivendo la situazione complicatissima della Reggina?
"Come ho avuto modo di dire in passato, il mio legame con Reggio mi porta a sentirmi molto più di un semplice ex. Amo la città e mi ritengo un tifoso dei colori amaranto, quindi non posso che essere profondamente dispiaciuto, nell’apprendere che presente e futuro sono in bilico. In ogni caso, continuo ad avere piena fiducia in Cevoli, Taibi e Branca, e nella loro capacità di riuscire a tenere unita la squadra. Mi auguro che la famiglia Praticò riesca a superare gli evidenti problemi di questi ultimi tempi e riuscire a sistemare le cose".

I calciatori amaranto hanno redatto insieme all’Aic un comunicato durissimo, proclamando lo stato d’agitazione e preannunciando che la gara con la Vibonese potrebbe non giocarsi. E’ d’accordo?
"Non entro nel merito di questa decisione, sarebbe indelicato ed eticamente scorretto. Ripeto, mi auguro con tutto il cuore che tutto si risolva, nell’interesse del club, di una tifoseria meravigliosa e dei giocatori stessi".

Una situazione del genere, nel 2011/2012, lei l’ha già vissuta come allenatore del Taranto…
"Esatto. A Taranto si scrisse una pagina che va ben oltre il calcio. Lungi da me fare paragoni con quello che sta succedendo a Reggio, ma parlando di quell’esperienza devo dire che il Taranto 2011/2012 rappresenta una vera e propria favola, che meritava il lieto fine. I calciatori non percepirono stipendi a partire da settembre, non avevamo dove allenarci ed in più di una occasione ci ritrovammo lo stadio chiuso. Quella squadra giocò tutto l’anno solo per la città, incarnando valori incredibili. I giocatori si aiutavano tra di loro, pagandosi le bollette. Chi aveva possibilità ospitava l’altro in casa propria, io stesso rinunciai ai miei stipendi per darli ai ragazzi".

Quella squadra fu eliminata ai playoff, ma senza penalizzazione avrebbe vinto il campionato.
"Proprio per questo parlo di lieto fine che non c’è stato. I punti conquistati sul campo, dicono che nella stagione regolare siamo arrivati primi a +5 dalla Ternana, che poi vinse il campionato. Ma il mio Taranto meritava la B, su questo non c’è dubbio".

Come è riuscito a tenere unito quel gruppo?
"Anzitutto ho avuto la fortuna di lavorare con uomini eccezionali. Basti pensare che molti di quei giocatori, a gennaio, ricevettero proposte anche dalla serie B, ma nessuno di loro volle muoversi. Era diventata una questione di principio, c’era un patto di ferro tra di noi. Se proprio devo darmi un merito, è quello di essere entrato nella mente e nel cuore di quel gruppo. Non è stato facile, visto che dopo tre mesi siamo rimasti anche senza direttore sportivo. Vincere un campionato senza essere pagati, in una società che da lì a poco sarebbe fallita, forse non ha precedenti in Italia. Credo che su quel Taranto andava scritto un libro, e se devo essere sincero, mi dispiace che di quel gruppo di gladiatori si sia parlato troppo poco…".