Petrone: "Sistema calcio totalmente da rivedere. Scuole calcio sono solo business"
Mario Petrone, tecnico che in carriera ha allenato Rimini, Catania e Ascoli fra le altre, è intervenuto nel corso dell'appuntamento mattutino di A Tutta C, trasmissione in onda su TMW Radio e su Il 61, canale 61 del digitale terrestre.
Allora, caro mister, prima di entrare nello specifico dei gironi, ti chiedo una tua valutazione complessiva su questa stagione della Serie C. Da osservatore competente e preparato, ti chiedo se vedi una crescita del movimento, se vedi un investimento come vorrebbe Gianfranco Zola, come vorrebbero i dirigenti che comandano la Serie C sul settore giovanile. Un quadro complessivo.
"Le riforme emanate da Zola, dalla Lega di C, in senso prospettivo sono molto importanti, perché si parla di settore giovanile e nei prossimi anni i giovani che giocheranno dovranno uscire dal settore giovanile proprio. Sotto questo aspetto ci troviamo molto d'accordo tutti, però a volte bisogna anche valutare la realtà in cui ci si trova. Io abito in Sardegna, Olbia, vi faccio l'esempio del caso nostro, qua c'è l'unica società in Serie C che è la Torres, che però non ha un bacino d'utenza come quello di una città di Milano, Roma, Napoli, quindi sono un po' penalizzati. Bisogna vedere un po' il modus operandi nei prossimi anni, perché credo che il feedback lo chiederanno alle società e spero che prendano in considerazione anche l'ipotesi di rivedere delle regole, perché sulla carta va bene tutto, però poi bisogna essere anche realisti e cercare di correggere il tiro per migliorare sempre le situazioni. Io sono per i giovani che meritano, preferisco piuttosto dare un contributo uguale a tutte le società, partendo dalla serie A, come fanno in Inghilterra, dalla serie A all'ultima categoria dei professionisti, a scalare in base alla classifica e si dà un premio, ma è un premio che ricevono tutti, anche la retrocessa della serie C, perché il calcio è meritocratico, le spese che hanno la società dei professionisti non ce le hanno i dilettanti. Le regole vanno riviste a 360 gradi. Ieri facevo un intervento per la Fiorentina e io vedo Fortini, un 2006, giocare in serie A, ma il ragazzo gioca per meritocrazia, non perché c'è l'obbligo dell'età. Allora se succede in serie A, perché non deve succedere anche in serie C? Io a 16 anni giocavo in serie C perché meritavo, non perché ero figlio di qualcuno oppure avevo uno sponsor dietro o qualsiasi altra cosa. Si gioca per meritocrazia, quindi spero che venga rivisto anche questo tipo di valutazione, perché poi vediamo i risultati. La nazionale è lo specchio di quello che è il nostro sistema. Per noi allenatori la formazione è fondamentale. Parlo a titolo personale, ho fatto due anni in Sud America per vedere il talento dove nasce, il lavoro che fanno in Ecuador. Le giovanili stanno facendo dei numeri incredibili. È bello vedere una metodologia diversa, ma non poi tanto da quello che noi facevamo dieci anni fa. Si parla di uno contro uno, di situazioni che accadono sul campo. Se parliamo di giovani, noi dobbiamo rivedere i giovani che realmente facciano le due fasi, di puntare l'uomo, di saltare l'uomo, di usare dribbling, di osare per andare a vincere una partita. E in fase difensiva mettere nelle condizioni il giocatore, di imparare che cos'è la fase difensiva, la postura sull'uomo, la marcatura, il come marcare. Questi principi, nell'ultimo periodo, li vedo poco. Io guardo molto la Serie B e la C, calcio a 360°, però poi vado a vedere delle situazioni molto rivedibili, alla fine manca una base proprio concettuale, di tattica individuale applicata a quella che è la marcatura. È un peccato perché vedi che è una cosa che manca dalle basi. Questo significa che è un sistema che va totalmente rivisto e non ci dobbiamo veramente vergognare se diciamo che le altre fasi lavorano meglio di noi".
È inutile dire che la Serie C deve lavorare sui giovani, è il calcio nel suo complesso che deve lavorare sui giovani anche perché ora troviamo la Norvegia e vediamo due giocatori che saltano l'uomo, noi per trovare un giocatore che salta un uomo non so dove dobbiamo andare perché è un qualcosa che non viene più insegnato nelle scuole calcio. Dal mio punto di vista è una drammatica verità, è dalle fondamenta che va ripensato. Non essendoci più il calcio di strada, il calcio delle scuole calcio è il calcio della zona, dell'indottrinamento, delle triangolazioni, tutta roba che ha poco a che fare con la crescita di un talento.
"Purtroppo questa è la metodologia del lavoro, io ho girato tanto, vedevo Baldini con la Nazionale U21 fare un esercizio con i ragazzi bendati, io sono 20 anni che faccio quel tipo di esercitazioni, Baldini la fa da 20 anni quando stava già a Empoli, ma è un lavoro importante che si può fare con pochi mezzi, anche economici. A volte non bisogna pensare a spese folli o a chissà che cosa, bisogna conoscere la materia, conoscere realmente cosa serve nel calcio".
Permettimi di dire che probabilmente bisogna anche tornare nell'ordine di idee di investire nella qualità degli allenatori del settore giovanile, parlo proprio di riconoscimento economico, è inutile non avere nessun tipo di attenzione a figure a quali poi consegniamo i nostri talenti, i nostri giovani.
"La scuola calcio oggi è per l'80% un business, le società lo fanno per business. La scuola a calcio serve solo per portare entrate nelle casse dell'associazione sportiva, perché non puoi pagare un istruttore 200-250 euro e non hai una formazione, questo è un problema ma anche con i grandi. Noi allenatori abbiamo in mano dei progetti tecnici di livello non solo di prima squadra. Faccio l'esempio della Torres che è una società virtuosa, stanno lavorando bene con il settore giovanile, però io poi alleno una squadra che nel totale ha un costo di 3-4-5 milioni di euro e sono responsabile di questo progetto. Poi le scelte le fanno le società, gli allenatori sposano i progetti, ma io dopo 25 anni voglio anche andare a fare calcio con una società che è realmente, progettualmente parlando, chiara negli obiettivi. Quando si parla di ottenere un risultato, questo può essere anche quello di portare patrimonio nelle casse della società e quindi far giocare determinati giocatori che ti portano soldi nelle casse, con le plusvalenze, mettendoli in evidenza, per farli giocare, per metterli sul mercato di quello che è, poi la serie A e la serie B. Io a volte faccio fatica a ragionare, a trovare persone che condividono questo tipo di progettualità, perché purtroppo la mentalità del calcio italiano è quella che se non vinci in tre partite, rischi l'esonero".
Questo, in serie C, è quasi una regola. C'è una rotazione di allenatori spaventosa.
"Sì, c'è una rotazione di allenatori spaventosa, ma anche qui manca la meritocrazia e non lo dico perché uno sta a casa oppure sta aspettando l'occasione giusta. Ho detto di no ad alcune società, perché preferisco andare a sposare un progetto, anche annuale, che però, mi permetta di sedermi a tavola e parlare di calcio. Non si parla della situazione economica oppure di altre cose. Le squadre, le conosco un po' tutte. Tra ieri e sabato ho visto 7-8 partite. Il livello è un po' quello che dicevamo all'inizio dell'anno. Le 3-4 squadre di ogni girone che stanno lassù sono quelle che hanno investito di più, sono quelle che hanno organici più completi, che hanno delle idee ben chiare anche dal punto di vista tecnico-tattico. Ed è un peccato, perché vedi un divario tra le terze e le quarte nei vari gironi rispetto alle altre, che dopo 14 partite oggi, è già un distacco importante. Chi ha i soldi spende, vince il campionato. Poi la sorpresa può sempre uscire. Speriamo che esca. Però poi, vedi i vari gironi, ti ritrovi le squadre che a parte il Ravenna, che è una neopromossa, ma una neopromossa particolare. Lì c'è un progetto ambizioso con un giocatore come Okaka che entra dalla panchina e ti cambia la partita, quindi parliamo di una sorpresa ma fino a un certo punto. Si pensa un po' a quelle realtà che rubano posti purtroppo alle altre società virtuose in Serie D, società che partono con meno 20, meno 15, meno 10 di penalizzazione, sapendo che non possono arrivare a fine campionato. Anche questo è una cosa che va rivista ma sono problematiche che questi ci sono da anni. Rimini o Triestina possono uscire fuori da questa situazione se trovano proprietà sane che riescono a sanare la situazione debitoria però questo è un calcio borderline in senso negativo. Noi non abbiamo bisogno dopo tutta l'esperienza fatta in passato, compreso l'anno scorso con Taranto, Messina. Non abbiamo bisogno di questo".
Ieri non hanno giocato ma ti chiedo anche la tua valutazione sulle seconde squadre, sul valore che portano ma anche sull'opportunità di averle
"Io sono propenso perché guardo dal punto di vista dell'addetto ai lavori. Sono un allenatore di calcio quindi fondamentalmente guardo l'interesse sia dei tifosi ma anche quello delle società e le società virtuose hanno in organico, tra serie A, seconda squadra e Primavera, 50-60 tesserati. Società virtuose come la Juve come l'Inter come il Milan in questi anni hanno investito tantissimo nel settore giovanile si ritrovano anche ad avere 90 giocatori tesserati e tu non puoi fare un po' come fece il Parma di qualche anno fa, con 230 giocatori tesserati e poi fallire. Trovo che sia giusto dare spazio a chi ha la possibilità di investire e di lavorare per il futuro e di dare la possibilità di giocare in un campionato di Serie C. Io allargherei la possibilità alle Under 23 di partecipare al campionato di serie D e piuttosto rirpristinerei la vecchia C2. Rifarei la riforma per questi campionati per l'abbattimento delle tasse, per dargli un sostegno in più. Il Milan gioca in serie D i ragazzi giocano lo stesso ma fammi un campionato con gli adulti ed è un campionato diverso anche se fa la Serie D ma comunque a quei ragazzi li aiuta. In Italia si vive di campanilismo. Ognuno vuole giocare con la realtà che i tifosi si rispecchiano. Il tifoso della Pergolettese non si può confrontare con il tifoso della Juve, dell'Inter o del Milan. È normale che dal punto di vista dei sostenitori c'è un gap, ma è vero pure che determinate squadre poi non vengono seguite come la Serie A. Secondo me le due o tre regole che ci stanno portando avanti sono regole giuste, ovvero l'Under23 e l'Fvs che per me è una cosa molto, molto importante. Parlo da allenatore, su determinate situazioni negative che ti possono capitare su un frame, su una situazione di gioco che la fai rivedere, realmente poi è così e tu ci devi lavorare sopra. Quindi è giusto pure togliere gli alibi, pensiamo a lavorare, non fare polemica. Perché avere due cartellini per vedere delle immagini per me è una cosa importantissima. È un vantaggio, non è uno svantaggio".
Caro mister, prima di salutarti ti chiedo la valutazione sul girone meridionale. Te hai lavorato col Catania. Io direi a questo punto possiamo anche sdoganare il Cosenza. Io parlerei di quattro squadre perché Benevento, Catania e Salernitana sono partite proprio ad inizio stagione con il dichiarato obiettivo di vincere direttamente il campionato. Il Cosenza ha passato un'estate complessa perché le retrocessioni comunque sono ferite sportive che hanno bisogno di un loro tempo per trovare equilibrio. Però ora il Cosenza è lì, è in scia. Come valuti le protagoniste di questo girone?
"È un girone che rispecchia un po' i valori dei vari organici. Il Cosenza parliamo comunque di una società retrocessa dalla B, quindi ha una base sicura. L'avevamo messo anche un po' con il Crotone in quelle cinque squadre che potessero giocarsi sia la vittoria del campionato che attraverso i play-off perché hanno organici importanti. Non mi meraviglio che il Cosenza si sia ripreso, piuttosto una serie un po' negativa del Crotone che ha trovato comunque la vittoria ieri in casa. Queste squadre stanno facendo il loro campionato, cambieranno un po' da qua alla fine. Chi sta al vertice si alterneranno un po' tra Salernitana, Catania, Benevento e spero anche il Cosenza. Però io credo che le ultime cinque partite in questo girone saranno fondamentali per la vittoria del campionato. Questo è un girone che rivedremo così fino alla fine, perché il livello su è un livello molto alto e i campi del sud sono difficili. Vedi la Salernitana che espugna il campo di Altamura al 93°, perché non sono campi facili dover andare a giocare e vincere a mani basse. È un girone tirato, però i livelli in questo girone tra le prime 4-5 e gli altri sono di una categoria differenza".
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