Il fatto della settimana - Il Rimini tra bonifici finalmente saldati, tifosi esasperati e interrogazioni parlamentari che mettono Di Matteo nel mirino
In una Serie C che non smette di regalare colpi di scena anche fuori dal campo, la settimana che va terminando ha visto ancora il Rimini al centro di vicende societarie sempre fumose. Mentre sul rettangolo verde la squadra lotta per la salvezza, penalizzata da ben 15 punti per violazioni amministrative e mancati pagamenti, è l'aspetto proprietario a tenere banco, con intrecci che arrivano fino al Parlamento e alla Commissione Antimafia. Se è il terzo sabato di fila che tocchiamo l'argomento, perdonateci! Ma come possiamo ignorare un dramma che mescola debiti, bonifici sospesi e accuse velate di discriminazione regionale? Analizziamolo passo per passo, perché qui non si tratta solo di calcio, ma di trasparenza e futuro di un club storico.
Partiamo dai fatti nudi e crudi. Il Rimini, reduce da un'estate turbolenta, ha visto un ennesimo passaggio di quote. Dopo il trasferimento simbolico a un euro dalla Ds Sport di Stefania Di Salvo alla Building Company di Giusy Anna Scarcella, è entrato in scena Nicola Di Matteo, imprenditore campano trapiantato in Emilia-Romagna da oltre 40 anni. Il suo gruppo ha firmato un preliminare per acquisire il 100% del club, investendo già oltre 250.000 euro per scongiurare un fallimento imminente. Ma l'operazione è congelata: le quote della Scarcella sono sotto sequestro dal Tribunale di Milano per un credito di oltre 150.000 euro vantato da Alfredo Rota, ex presidente e creditore non pagato né da Di Salvo, né da Scarcella, né inizialmente da Di Matteo. Solo in questi giorni è arrivato il pagamento tramite due bonifici: "VR TRASPORTI conferma di aver ricevuto in data odierna (venerdì 14 novembre, ndr) il secondo dei due bonifici preannunciati, precisando che ai fini della chiusura della vicenda dovranno essere saldate integralmente anche le spese di custodia comunque inerenti il sequestro conservativo concesso dal Tribunale di Milano" recita una nota ufficiale.
Ed ecco il colpo di teatro: l'ex sindaco di Rimini Andrea Gnassi, oggi deputato PD, ha presentato un'interrogazione al governo – firmata anche da Mauro Berruto e Debora Serracchiani – per "fare luce sui passaggi di proprietà". Non un semplice quesito, ma un atto riproposto anche in Commissione Antimafia, che invoca verifiche su norme antimafia, riciclaggio e usura. Gnassi ha puntato il dito prima sulla solidità della Building Company (appena 3 dipendenti e un fatturato di 7 milioni) e sui retroscena dell'accordo, chiedendo interventi ai ministri di Giustizia, Interno e Sport, poi su Di Matteo che "nel 2019, da AD del Teramo, era stato al centro di forti polemiche per alcune sue affermazioni sul tema camorra (“È una scelta di vita, loro hanno sempre rispetto nei miei confronti e io per loro“). Dichiarazioni che portarono ad una sospensione da ogni evento ufficiale dopo una segnalazione alla Procura Federale".
La replica di Di Matteo non si è fatta attendere, arrivando come un fulmine In una nota ufficiale, l'imprenditore difende la sua integrità: "Ho sempre agito nel rispetto della legge, dello Stato, della legalità e delle istituzioni". Orgoglioso delle sue origini campane, ha accusato implicitamente di discriminazione chi lo attacca. Oggi, stanco di "congetture infondate" e "sentenze immotivate", Di Matteo si dice pronto a "passare la mano" e ritirarsi se le sue radici o la sua passione per Rimini diventassero un problema. Un'uscita che suona come un ultimatum: unità per salvare la squadra o addio definitivo.
E i tifosi? La "presa di posizione" non poteva mancare. I supporter biancorossi, esasperati dal caos, hanno manifestato con striscioni e fumogeni, chiedendo chiarezza e stabilità e affermando che non ci saranno vessilli allo stadio finché le loro richieste non troveranno soluzione. Non è solo rabbia: è il grido di una piazza che vede il proprio club ostaggio di debiti e burocrazia, con il rischio di un altro fallimento all'orizzonte. Su forum e social si alternano sostegno a Di Matteo ("Ha investito per salvarci") e scetticismo ("Basta proprietà fantasma"). I tifosi non sono spettatori passivi: la loro pressione potrebbe essere decisiva per spingere verso una risoluzione.
In conclusione, il "fatto della settimana" in Serie C è questo vortice riminese, che va oltre il singolo club e continua ad interpellare l'intero sistema calcio. Di Matteo rappresenta l'imprenditore che vuole rilanciare un patrimonio locale, ma le ombre sul passato e le interrogazioni parlamentari ricordano quanto sia fragile la linea tra passione e sospetto. Se il bonifico a Rota sbloccherà l'acquisizione, potremmo assistere a un nuovo capitolo; altrimenti, Rimini rischia di diventare l'emblema di una terza serie dove i veri gol si segnano negli uffici notarili e nei tribunali. Per il bene del calcio, speriamo in una trasparenza che arrivi prima del fischio finale.
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