Cavagnis: "La C è affascinante, anche grazie alle U23"

Alberto Cavagnis, direttore sportivo lo scorso anno all'Union Clodiense, è intervenuto nel corso dell'appuntamento mattutino di A Tutta C, trasmissione in onda su TMW Radio e su Il 61, canale 61 del digitale terrestre.
Il campionato di Serie C, stasera gli anticipi del girone B. Un girone sulla carta molto equilibrato in cui è difficile trovare una vera e propria favorita, è d'accordo?
"Sì, assolutamente. Anch’io vedo molto equilibrio, non c’è una squadra in grado di “ammazzare” il campionato, ma diverse possono lottare per la promozione. A mio avviso ci sono anche formazioni considerate di seconda fascia che possono rivelarsi outsider importanti. Penso, per esempio, che andare a giocare a San Benedetto del Tronto non sia semplice; lo stesso Perugia potrà dire la sua, così come Arezzo e Ascoli. Ci sono molte altre squadre che possono insidiare per la vittoria finale. Vedo equilibrio anche negli altri due gironi, perché spesso si tende a indicare favorite squadre retrocesse come la Salernitana o il Cittadella, ma vincere un campionato è sempre complicato: la stagione è lunga e ci sono alti e bassi. Per questo credo che la Serie C, quest’anno, sarà molto interessante e non vedo l’ora di iniziare a seguire le partite".
Anche perché in Serie C la difficoltà più grande è che a vincere il girone è solo la prima classificata, mentre la quarta promossa arriva tramite playoff. Veniamo al girone A, che lei conosce molto bene. Il Vicenza sembra la squadra da battere, visti gli ultimi due anni, o vede altre pretendenti come l’Union Brescia, il Cittadella, il Trento, il Novara?
"Ha ragione: quando solo la prima sale, ogni partita diventa una montagna. Sul girone A concordo: il Vicenza è la favorita, per la struttura della squadra e della società, e per il percorso degli ultimi due anni. Lo avevo indicato come favorito anche la scorsa stagione, ma il Padova ha fatto un campionato straordinario. Alla fine, però, credo che il Vicenza abbia commesso un errore nel non riuscire a chiudere la rimonta. Dietro ci sono realtà come il Cittadella, il Novara e l’Arzignano, che pur non puntando alla vittoria finale, può fare bene come sempre. Anche qui tanto equilibrio: ogni partita va giocata, anche contro squadre considerate di terza fascia".
Spesso si sottolinea la passione del girone C, con le sue piazze calde. Ma anche il girone A non scherza, penso all’Union Brescia. Giocare a Brescia non sarà semplice.
"Esatto. A Brescia c’è entusiasmo e solidità, grazie al presidente Pasini, ai soci, alla professionalità del direttore Ferretti e di mister Diana. Possono costruire qualcosa di importante. Non dimentichiamo poi la Triestina: ha problemi societari e probabilmente partirà con una penalizzazione, ma la squadra resta competitiva. Anche se in ritardo di condizione, non sarà facile affrontarla".
A proposito di Triestina e di altre società in difficoltà, penso anche a Rimini e Ternana. In Serie C, ogni estate, da oltre trent’anni, si presentano problemi di iscrizione, stipendi non pagati, penalizzazioni, a volte persino esclusioni a campionato in corso, come l’anno scorso nel girone C con Taranto e Turris. Secondo lei si può fare qualcosa per evitare queste situazioni?
"Il problema esiste. La Serie C, a mio avviso, resta un campionato affascinante e utile ai giovani, grazie anche alle Under 23. Ma non si può permettere che società già in difficoltà partano. È inaccettabile. Lo scorso anno i problemi hanno colpito il girone C, ma il danno ricade su tutti e 60 i club. Forse 60 sono troppe: meglio ridurre e alzare la qualità. Una società deve garantire solidità, stipendi pagati, rispetto per calciatori e staff. Non si può ogni anno trovarsi con ragazzi sfrattati o senza contratto. Meglio meno squadre, ma sane".
È un danno anche per chi rispetta le regole: ci sono club che rinunciano a un giocatore importante pur di mantenere i conti in ordine.
"Esatto. Una società non è fatta solo di calciatori e dirigenti: ci sono magazzinieri, segretari, preparatori. Tutti lavorano e devono essere pagati. Io preferisco una società sana, che non fa il passo più lungo della gamba, piuttosto che realtà blasonate che poi non riescono a rispettare gli impegni. Bisogna avere coraggio e dire chiaramente: 'Non sei idoneo a fare questa categoria'".
Un ultimo tema: le seconde squadre, le Under 23. Sono molto divisive: c’è chi apprezza il progetto, perché consente ai giovani di crescere e approdare in prima squadra, e chi invece pensa che tolgano spazio a club storici. Lei come la vede?
"Io sono favorevole. Queste squadre hanno stabilità e solidità, garantiscono regolarità al campionato. Meglio una squadra B di una grande società che paga puntualmente, piuttosto che un club storico che poi non paga gli stipendi e viene escluso. Inoltre, le Under 23 danno spazio ai giovani, che in queste categorie possono formarsi e dimostrare se hanno futuro in alto livello. La solidità delle società è la base: senza quella non si va da nessuna parte".
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