Crac Reggiana, De Napoli in tribunale: "Ora il calcio mi fa schifo"

Per un campione di calcio è già antipatico essere messo in panchina, e lo è ancora di più se la panchina diventa la panca degli imputati, come è successo ieri a Nando De Napoli, ex centrocampista della Reggiana nei periodi d’oro. Assieme ad altri sei dirigenti della società granata, De Napoli deve difendersi dall’accusa di bancarotta fraudolenta. Ma deve anche avere dalla società oltre 1 milione e 500mila euro.
"Sono soldi che ho anticipato di tasca mia - dice - in varie occasioni. Non c’erano i soldi per pagare i giocatori? Chiedevano a me, con la promessa che me li avrebbero restituiti con un consistente interesse. E così facevano con Paolo “Palamede” Farri, anche lui nel Cda, ora scomparso. Pure lui, per passione, ha prestato un sacco di denaro alle casse della società".
Continua De Napoli: "Farri mi invitava sempre ad andare a vedere una qualche partita di calcio, ma mi sono sempre rifiutato. Non riesco più a vedere una partita: il calcio è arrivato a farmi schifo, ne ho il rigetto.. è un mondo pieno di ladri. Solo qualche volta sono andato a vedere il Milan, o il Napoli: come ex giocatore della nazionale ho una tessera che mi consente di entrare gratis in tutti gli stadi". E Nando non può neppure più giocare, a calcio: anni di intensa attività gli hanno usurato il menisco destro, e dovrà farsi operare.
"Resto nel mondo dello sport - continua - solo perché con alcuni amici ho aperto un negozio di articoli sportivi, a Molinella. Per il resto ho chiuso. Non potevo immaginarmi una situazione così folle...". Sta per iniziare l’udienza, e De Napoli si avvia verso la panca degli imputati nell’aula del Gip: che è molto più stretta e meno ariosa dello stadio Giglio.
IL PATTEGGIAMENTO DI FOGLIA - L’ex patron della Reggiana Ernesto Foglia ha patteggiato ieri da contumace 4 anni e 10 mesi per la bancarotta fraudolenta della società granata (la pena ingloba anche il fallimento della sua società edile in quel di Parma) e, avendo ottenuto con l’indulto uno sconto di 3 anni, i difensori, l’avvocato Romano Corsi e Mario Bonati, chiederanno il suo affidamento ai servizi sociali per l’anno e i 10 mesi che gli restano da scontare. In tal caso Foglia dovrebbe rientrare da Parigi, dove sembra si occupi di mobili di antiquariato.Questo è il risultato più clamoroso dell’udienza che, a cinque anni dal fallimento ufficiale, si è tenuta ieri davanti al gip Giovanni Ghini, pubblico ministero Luca Guerzoni, per il processo che vede altri sei imputati per la bancarotta fraudolenta della società. Ma, a margine del processo, è emerso un altro fatto di rilievo: oltre ai sette imputati, anche Mario Ghiacci, figura storica del basket, e Pietro Leonardi, il dirigente generale del Parma calcio (entrambi hanno avuto per un breve periodo un qualche nella società granata) sono stati chiamati dal curatore fallimentare a pagare in solido, per il crac, una cifra complessiva di 4 milioni e 600mila euro.
Parallelamente alla vicenda penale, va infatti avanti un processo civile. La cifra da pagare è stata richiesta “in solido”: significa che la somma deve comunque essere raccolta tra i nove, che successivamente potranno mettersi d’accordo tra di loro per la ripartizione del “conto”, se si deciderà che dovranno pagarlo. Per questo aspetto è stata fissata un’udienza in sede civile per il 12 febbraio 2011.
Concluso con il patteggiamento il caso di Foglia, che non era presente al processo, Ghini ha deciso di suddividere il processo in base a due diverse situazioni, che saranno trattate separatamente. Per altri tre dirigenti, Claudio Zambelli, Federico Spallanzani e Nando De Napoli, i difensori hanno ottenuto il rito abbreviato, che si svolgerà il 4 novembre. C’è poi la posizione dei sindaci revisori, che, rinviati a giudizio, saranno processati il 23 marzo dell’anno prossimo. I tre, Franco Tranquilli, Luca Reverberi e Alfredo Ferrarini, devono rispondere di bancarotta semplice e colposa.
Prima dell’udienza, i difensori avevano presentato istanze e documentazioni. L’avvocato Michela Vecchi, che difende De Napoli, ha presentato la richiesta dell’inserimento del suo assistito tra i creditori. Com’è noto, l’ex centrocampista sostiene di aver foraggiato la Reggiana con oltre un milione e mezzo di euro: soldi mai più rivisti, nonostante gli accordi.
"De Napoli - ha sottolineato l’avvocatessa - era nel consiglio di amministrazione ma non aveva deleghe di firma e poteri decisionali: si occupava solo della gestione tecnica della squadra". De Napoli si dimise prima della presentazione del bilancio contestato, quello del novembre 2004.Ricordiamo che la Reggiana era stata dichiarata fallita il 13 luglio 2005, e la valutazione del commercialista bolognese Adolfo Barbieri
individuò un buco di 35 - 40 milioni. Il fatto indusse il giudice fallimentare Francesco Parisoli a segnalare la situazione alla procura della Repubblica. L’indagine ha poi incriminato i componenti del consiglio di amministrazione dal 2003 al 2005.
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