Diamanti sul Livorno: "Non sorpreso dal declino, è una fine annunciata"

07.05.2021 12:50 di Valeria Debbia Twitter:    vedi letture
Alessandro Diamanti
TMW/TuttoC.com
Alessandro Diamanti

Alessandro Diamanti, 91 presenze nel Livorno in due diverse esperienze, tra il 2007 e il 2009 e nella stagione 2018/19, ha parlato ai colleghi de Il Tirreno del suo stato d’animo dopo qualche giorno dalla retrocessione degli amaranto in Serie D: "Sento un gran dispiacere che proprio non mi passa. Sono dispiaciuto, ma non sorpreso da questo declino. Questa era una fine annunciata. Due anni fa ho toccato con mano i problemi che aveva il Livorno. Li ho vissuti dall’interno per cui penso di poterlo affermare con cognizione di causa. Quali erano questi problemi? Ah. Ce n’erano tanti. Troppi. Ci metterei troppo tempo a elencarli tutti. Solo gli amici più stretti che ho a Livorno sono al corrente delle difficoltà che ho incontrato per portare professionalità. Una cosa su tutte, però mi ha lasciato di sasso. Quando sono tornato nell’estate del 2018 ho ritrovato a lavorare per la società le stesse persone che c’erano quando andai al West Ham nel 2009.

Allora io parto da questo presupposto: quando si vince è giusto mantenere il gruppo di lavoro. Ma in quei nove anni il Livorno aveva sì collezionato due promozioni, ma anche tre retrocessioni, non dimentichiamolo. E la retrocessione è il fallimento, la sconfitta di tutti: della società, della squadra, dei dirigenti, dell’ambiente. Ed è normale che qualcuno vada altrove. Ecco, quando sono tornato ho trovato tutto come prima, ma invecchiato di dieci anni". Diamanti ha spiegato nel dettaglio a chi o a che cosa si riferisse: "A tutto. C’erano le solite facce, lo stesso campo di allenamento, ma con dieci anni di usura in più, spesso inagibile e quindi con la conseguente difficoltà di lavorare bene durante la settimana. E poi gli spogliatoi più vecchi, le strutture lasciate andare, le docce che – proprio come prima – non funzionavano. Tutte cose che francamente in una città importante come Livorno non si dovrebbero vedere. Io avevo un altro ricordo di questo ambiente. Mettiamoci anche che quando sono tornato provenivo da anni di alto livello organizzativo in serie A, per cui la delusione fu forte".