L'analisi: Viareggio, la meglio gioventù

Vi ricordate il primo giorno di scuola? Quello dove non conoscevate nessuno, nè compagni, nè il maestro? Ecco, a Viareggio è successa una cosa di questo genere. Giuseppe Scienza nuovo allenatore ed in rosa una quantità industriali di giovani di belle speranze, provenienti da ogni parte del paese. Il 30 maggio scorso i bianconeri si erano salvati a Livorno, nello spareggio drammatico contro la Paganese per rimanere in Prima Divisione. Allora si parlava di miracolo, si indicava Leonardo Rossi, allora tecnico delle zebre, come nuovo Messiah. Eppure tutto questo non era bastato per confermarlo. Si decise di voltare pagina. Radicalmente. Un nuovo inizio, quindi. Scienza che arriva dopo aver sfiorato la promozione dalla Seconda Divisione con il Legnano, diversi elementi provenienti dalle giovanili della Juventus, qualche conferma e tanti prestiti. Un puzzle a scatola chiusa, da costruire ed assemblare giorno per giorno, nel ritiro estivo di Pievepelago. La missione per Scienza non sembrava per niente semplice. L'obiettivo? Uno e dichiarato: la salvezza. Ora che non fa più caldo ma si va a giro coperti fin sopra la bocca per il gelo, tante considerazioni si possono fare. Una su tutte.
Basta vedere la classifica: 22 punti in 18 giornate, zona playout distante quattro lunghezze. Numeri. Che esaltano il lavoro del tecnico di Domodossola e di una dirigenza che ha creduto nei giovani ed in questo progetto. La squadra c'è e lo ha dimostrato. Da Andria-Viareggio a Viareggio-Andria. Un intero girone di andata, più la prima di ritorno contro i pugliesi, nel quale le zebre hanno vissuto di luce propria, raccogliendo spesso più complimenti che punti, ma imparando che ad essere più cinici si ottiene di più. In giro per l'Italia si parla un gran bene del Viareggio. Si dice che è una squadra che sa giocar bene al calcio, con un allenatore preparato e con giocatori giovani ma già pronti per esperienze di livello superiore. Tante storie dentro quella, più globale, del Viareggio. Quella di Carlo Pinsoglio, portiere convocato in Under 21 da Ferrara, ma costretto a dare forfait per un infortunio nel derby con la Lucchese, quella di Lorenzo Fiale, che nonostante il passare degli anni è sempre lì, al suo posto, al centro della difesa a sbarrare la strada agli attaccanti avversari, quella di Luca Castiglia, direttore d'orchestra di un centrocampo che vive della grinta e della corsa di un guerriero come Samuele Pizza. E poi, infine, Tommaso Marolda, lo scorso anno troppo poco considerato e ora pedina insostistuibile e capocannoniere di squadra con 5 gol. Una favola che per avere un lieto fine dovrà proseguire ancora per qualche mese. Ma che intanto fa sognare un popolo, quello bianconero, che può sorridere. Cosa che in altre piazze toscane non succede.
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