Bari, Minelli: "Covid? Pensavo fosse influenza, al rientro sforzo durissimo"

15.02.2021 12:20 di Valeria Debbia Twitter:    vedi letture
Alessandro Minelli
TMW/TuttoC.com
Alessandro Minelli
© foto di Carlo Giacomazza/CGP Photo Agency

Alessandro Minelli, difensore del Bari, è intervenuto in una approfondita intervista diffusa dai canali social biancorossi e ripresa dai colleghi di TuttoBari.com, in cui ha ripercorso la sua carriera calcistica fin dall'inizio: “Ho iniziato a giocare perché un amico di mio padre allenava. Però insieme al calcio ho fatto tanti sport. Andavo in una scuola tipo collegio, e lì facevo anche basket in contemporanea. Arrivato a una certa età devi prendere una decisione. Quando sono stato preso all’Inter ho vinto lo scudetto coi berretti, ma l’anno dopo non c’era più spazio per me. A scuola non saltavo nemmeno un giorno. I primi tre anni di liceo ho fatto lo sportivo, quando sono andato all’Inter ho avuto l’opportunità di andare all’istituto di Milano, dove c’erano anche Balotelli, Santon, Pinamonti e altri. Ho cambiato indirizzo e fatto Finanza e Marketing. In quinto ho proseguito con quest’indirizzo, ma a Pescara, dove giocavo. Quando sono andato al Rende era l’unica squadra che mi voleva, mio padre mi voleva fuori di casa (ride, ndr), ma mia madre mi coccolava. Non so se sarei qui senza il Rende, magari avrei fatto altro”.

Il giocatore ha poi approfondito il discorso del trasferimento nelle file dei Galletti: “Pian piano stavo lasciando, non arrivava nessuna squadra, ero molto giù. Alla fine per fortuna è arrivata la chiamata del Bari, nemmeno me lo aspettavo, il mio procuratore mi ha detto di chiudere subito. Qui mi hanno accolto benissimo, e ho avuto tanti consigli da Valerio (Di Cesare, ndr) e Alessio Sabbione; sono gente da cui i consigli li aspetti con le orecchie spalancate. Con tutti i campionati che hanno vinto, ti senti un pischello. Il Covid? Dovevo andare a una cena con Semenzato, e gli dico “Seme, non ce la faccio. Come devo fare?”. Gli ho detto di aspettare, avevo la febbre e non riuscivo ad alzarmi dal divano. Pensavo di essermi preso una classica influenza, poi il giorno dopo non sono riuscito ad andare all’allenamento e ho avuto la conferma della positività del tampone. Era il mio momento, avevo appena iniziato a giocare. E' stata dura, ma per fortuna avevo il supporto di tifosi, compagni e allenatore. A Bisceglie, quando sono tornato titolare, ho fatto uno sforzo durissimo, non so come ho fatto a resistere”.