Casertana, Pochesci: "Non sono venuto per fare solo sei partite"

Sandro Pochesci, nuovo allenatore della Casertana, è intervenuto così alla conferenza stampa di presentazione: "A Caserta qualsiasi allenatore verrebbe a piedi. E' una piazza di calcio, e chi ha passione come me non può che averne piacere. Altrove forse non sarei andato. Bisogna dare merito alla gente e agli sforzi della società, perché cambiare allenatore a sei giornate dal termine a poco senso. Il direttore quando mi ha chiamato ha detto che se non avessi accettato avrebbe richiamato il primo allenatore. L'anno scorso a Terni penso di aver fatto bene fino a dicembre, non pensavo che nel calcio fosse così duro rientrare. Quando il direttore ha chiamato, sono venuto qui, ho fatto una chiacchierata di dieci minuti e mi sentivo già allenatore. Non ho neanche chiesto il contratto. A Terni sono stato quattro anni in B. Eventuali conferme me le conquisterò sul campo. Se vado bene deciderà la società, se andrò male, anche avessi firmato due anni, me ne sarei andato. Ero stato contattato già a novembre, ma poi la società ha voluto fare altre scelte".
"Quando sono entrato nello spogliatoio, mi sono fatto una foto con Castaldo e Floro Flores. Io sono partito dalla prima categoria e non mi voglio fermare. Non vengo qui a fare sei partite da scampagnata. Sono sei finali. Io mi gioco tutto, oggi è la mia squadra, con tutto il rispetto per i professionisti che c'erano prima".
"Abbiamo una condizione un po' delicata, tra squalifiche e infortuni, ma non per un lavoro sbagliato di chi mi ha preceduto. Sono cose che succedono. Chi spegne la testa, spegne le gambe. Non esiste avere una condizione scadente il 30 di marzo. Il mio lavoro è questo, riattivare la testa. Come gioco me lo chiedo e mi rispondo da solo. Gioco con i giocatori che abbiamo. Darò i miei principi e capire, e lì sta la bravura, cosa possiamo avere dai giocatori a disposizione".
"Il club è stato bravo a portare certi giocatori a Caserta. L'anno scorso Floro Flores è entrato a pochi minuti dal termine e ha spaccato la partita. Lo voglio riaccendere. Fa il compleanno il 18 di giugno e gli ho detto che quel giorno voglio essere ancora qua ad allenare. Dipende da loro, le responsabilità se le devono prendere. Non ho fatto il professionista come loro, gli ho detto che sono dei privilegiati, hanno avuto quello che altri non hanno avuto".
"La società mi ha dato carta bianca, ho trovato un presidente eccezionale, che mi ha accolto nella sua azienda come io fossi Gesù. E in questi casa non posso né chiedere né pretendere, ma solo dare, e io sono qui solo per dare".
"Se la Casertana stava bene, non avrebbero chiamato Sandro Pochesci. L'anno scorso con la Ternana abbiamo fatto 1-1 all'esordio con l'Empoli con dodici debuttanti. Oggi prendo il mio curriculum e lo taglio, riparto dai playoff col Fondi, dai risultati con la Ternana, con gli stessi giocatori che oggi fanno fatica in Lega Pro e qualcuno sta pure fuori rosa. Io sono salito sette categorie. Allenatori come Spalletti e Mancini non hanno vinto questi campionati, non hanno esperienza, sono partiti dalla Serie A. Quando mi si chiede che esperienza ho, io ho 580 panchine, e anche in Promozione o Prima Categoria sono comunque panchine".
"In Prima Categoria ho allenato giocatori che l'altranno potevano far la B. Perché il sistema è malato. Ci vuole la gavetta, io non accetto che un giocatore smetta di giocare e dopo venti secondi è allenatore di Serie A. Non dico di partire dalla prima categoria, ma almeno un anno di settore giovanile e uno di professionismo invece di andare subito in prima squadra. Perché sminuisci chi come me ha fatto tutta la strada".
"Quando sono andato a parlare col presidente D'Agostino, ho visto un uomo ferito, che ama la Casertana e vuole riaccendere la scintilla. Io parlerò con i giocatori e non mi faccio prendere per il c..., io qui mi gioco la faccia. Sei partite sono un campionato. Non mi accontento di arrivare decimo e fare i playoff. Li ho fatti col Fondi, non mi accontento di farli con la Casertana. C'erano giocatori morti fisicamente. Allora li ho messi alla prova, ho chiesto chi avrebbe voluto fare un doppio allenamento, ma non ho voluto una risposta immediata. Alle 8 di mattina erano tutti al campo, c'era gente che non si allenava da due mesi ed ha finito con la lingua di fuori".
"Gli altri allenatori non erano più somari di me, è la regola del calcio. Il direttore non può cacciare otto giocatori e prenderne altri otto. La mia squadra non so se vince o se perde, ma io pretendo la prestazione. E la pretendo da gente che ha avuto la fortuna che io non ho avuto, di fare il professionista, di giocare in Serie A. Siccome è la prima volta che alleno giocatori forti, perché ho allenato giocatori bravi che mi hanno dato tutti più di quello che avevano".
"Ho visto la gara della Casertana col Catania. Non posso credere che sia stata la stessa squadra per i primi 70 minuti inesistente e poi gli ultimi venti il Catania era alle corde. Io a Fondi non potevo permettermi di chiamare gente come Castaldo. Sulle espulsioni, perché ci sono queste reazioni, anche di ragazzi esperti? Perché vedono che non riescono a dare quanto vorrebbero. La sua testa vorrebbe reagire. Io mi arrabbio se in una gara non ci sono le ammonizioni. Il giocatore con la testa è ancora di Serie A, ma il fisico non risponde, ma non perché è finito. Oggi Floro ha fatto in allenamento una giocata talmente di qualità che neanche l'abbiamo capita. Ha guardato a destra, a sinistra e messo un compagno in porta. La giocata ce l'ha già, è memorizzata. Ma devo essere bravo io a gestirlo, a capire quanti minuti ha nelle gambe. Siamo noi a dover andare incontro a giocatori del genere, che sono un patrimonio e non un peso della squadra".
"Io alla riunione tecnica mi sono arrabbiato con gente come Zito e Castaldo, perché voglio diventare un allenatore forte che allena giocatori forti. Ci sono i problemi? Compattiamoci, ci sono sei partite. Io ho riportato otto o diecimila persone a Terni. In ritiro mi hanno detto che era la peggiore rosa di Terni, ma che stavano con me. In 23 partite non mi hanno mai contestato. Io quei tifosi ce li ho dentro al cuore. Poi mi hanno detto che mi ero fatto rimontare sei volte e che non avevo esperienza. Il presidente, che era mio amico da dodici anni, mi ha detto "ora prendo quello col curriculum". Risultato? Io ero a due punti dalla salvezza, la Ternana è finita ultima".
"Io preferisco fare la Serie C con ottomila persona che fare la A per trecento persone. Preferisco la C e prendermi gli spunti, ma per la prestazione, non per i risultati. Io oggi sono diventato un allenatore forte perché alleno giocatori forti. Ma voglio le prestazioni più che i risultati. Ho guardato il calendario, e ne manca poco. Ma se ci sono i playoff alleno fino a giugno, e vorrei allenare fino a giugno".
"Quel giocatore che non si allenava da due mesi mi ha detto che vuole fare la differenza, perché ancora non ha dato niente per questa piazza. Io ho visto delle cose in allenamento che non avevo mai visto. Floro Flores lo ripompo, lo faccio giocare fino a 77 anni. Gli metto il ghiaccio sette giorni su sette. Abbiamo queste sei partite? Stiamo vicini. Io sono venuto a Caserta a giocare c'era paura a giocarci. Caserta è il dodicesimo uomo. Oggi la squadra è debole, ha bisogno dell'ambiente, tutti insieme dobbiamo riuscirci. Non attacchiamoci al direttore, al presidente, al giocare. La Casertana non è loro, è della gente che va in giro delle bandiere. Va bene contestare, ma contestiamola il martedì, vi apro io i cancelli, ci sediamo e ne discutiamo".
"I colleghi non li voglio toccati. Quando ti esonerano vivi un lutto. A me hanno mandato via con un messaggio dopo un'amicizia di dodici anni. Non lo accetto così. Mi chiami, perché io ci ho messo il cuore. Qui ho incontrato un presidente che sta a pezzi, perché ama quello che fa, ha passione. Non guarda il business, per questo mi sono innamorato di quell'uomo. Quando mi ha chiesto per il contratto gli ho risposto: io vado ad allenare, scrivi quello che vuoi. Quello che hanno fatto gli altri non mi importa, oggi è la mia squadra, ma ho rispetto sia per Fontana che per Esposito e Di Costanzo, perché so che stanno soffrendo. E come ogni allenatore che viene esonerato spera che la sua squadra faccia bene".
"Io non voglio essere ricordato per quello che ha fatto sei partite. Voglio essere l'allenatore che è venuto qui a vincere. Il mio cuore è occupato, ma spero ci sia spazio anche per i colori rossoblu. Io ai ragazzi l'ho detto, ti puoi chiamare come ti pare, io guardo l'impegno sul campo. Ho visto un 2002 bravo, che gioca. Ho parlato con i giocatori con un'ora e mezza e nessuno ha abbassato lo sguardo o era annoiato. Compattiamo l'ambiente, facciamo la differenza, facciamo parlare di noi. Della campagna acquisti della Casertana ha parlato tutta Italia, la gente che c'era alla presentazione in A certe squadre non le fanno la domenica allo stadio".
"Stiamo in difficoltà e quando si è in difficoltà, bisogna essere aiutati. Poi da uomini si chiarisce tutto faccia a faccia. Quando il giocatore vede lo stadio vuoto, deve avere la voglia di riempirlo. Io mi auguro che il tifoso di Caserta domenica mi dia la risposta giusta. Sono rimaste sei settimane, io voglio riportare al presidente l'entusiasmo. Lo voglio rivedere ridere. E per farlo dipende da me e dai miei ragazzi. Con l'aiuto di tutti".
"Amore, passione e sogno. Questo deve trainare i giocatori, perché è quello che traina me. Quando mi hanno messo in ballottaggio con Novellino per Catania mi sono messo a ridere, perché il mio curriculum fa ridere. A me non capiterà più di allenare giocatori che hanno fatto la Serie A. Questo è un grande gruppo, sono fortunato perché ho trovato giocatori umili. Ci sono delle annate che non riescono, altre che vinci otto partite al 95'. Ma non è questione di fortuna o sfortuna, bensì di opportunità. Sei partite da qui alla fine, io le voglio far diventare di più".
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