Arezzo, ecco chi comanda davvero. La fabbrica del minutaggio. Samb-Montero destino segnato e flop annunciato: trovata la prossima "vittima" di Serafino
TMW/TuttoC.com
Revolution Arezzo. Un poker di svincolati Cerci, Cherubin, Arini e Melgrati in attesa di calare il pokerissimo. Nel mirino c'è ora il centrocampista Alessandro Di Paolantonio, al quale è stato offerto un ricco triennale. Grandi manovre necessarie in casa amaranto per ristrutturare un organico non all'altezza delle ambizioni della proprietà, che vuole recitare un ruolo da protagonista nei panni di mina vagante del girone. L'avvio horror di campionato è costato l'esonero ad Alessandro Potenza e al diesse Beppe Di Bari, le cui intuizioni dei tempi di Foggia (fu l’artefice della scalata dalla D alla B) non si sono replicate in Toscana. Dietro le mosse della compagine aretina c'è la longa manus di Roberto Muzzi. La curiosità è il ruolo ricoperto dall'ex attaccante di Cagliari e Torino, ovvero consigliere del Cda del club. Una svolta verso una carriera dirigenziale dopo le esperienze come vice di Stramaccioni e Andreazzoli e il flop da capo-allenatore ad Empoli. In panchina le cose non sono andate per il verso giusto, mentre le prime scelte da Responsabile dell'Area Tecnica in pectore lasciano ben sperare. Dietro l’incarico di consulente con delega al Settore Giovanile si cela in realtà una operatività a tutto tondo, sopratutto nelle scelte relative alla Prima Squadra. Ma veniamo alle mosse di Muzzi. Cerci - se sta bene fisicamente - è un craque per la categoria, mentre Arini negli ultimi anni è stato tra i più affidabili mediani della Serie B. Con Di Paolantonio la mediana farebbe un'ulteriore salto di qualità. Operazioni molto interessanti la cui paternità così come la nomina di Camplone allenatore è da ascrivere in toto all’ex attaccante. Ecco perché sarebbe forse il caso di dare a Muzzi un ruolo e un incarico ufficiale, visto che dietro le quinte e non solo è lui il deus ex machina dell’Arezzo...
Chi ha voltato pagina in estate è il Carpi che non sembra risentire affatto dell’addio dello storico patron Stefano Bonacini, col quale gli emiliani sono volati dall’Eccellenza alla Serie A. Chi l’avrebbe detto qualche settimana fa? Probabilmente nessuno. Così come l’ombra di CereaBanca è stata già allontanata. Il nuovo corso emiliano è all’insegna della linea verde e merita di essere seguito con attenzione. Gioco brillante alla canonica maniera dello spumeggiante Sandro Pochesci e risultati brillanti. I biancorossi vogliono recitare il ruolo di guastafeste alle spalle delle big Padova e Triestina. Con lo spirito sbarazzino di chi vuole stupire. Missione possibile per quanto visto nelle prime 7 giornate di campionato, in cui il Carpi ha fatto il pieno di contributi. Nessuna società finora ha schierato più Under di quelli impiegati dai carpigiani, che sono scesi in campo sempre con almeno 6 giovani. Il che si traduce in 140mila euro di contributi già pronti da incamerare e che nell’arco dell’intera stagione dovrebbe fruttare alle casse societarie circa 700mila euro. Mica male. Un autofinanziamento in piena regola grazie anche a un florido vivaio, dato che i vari Giovannini, Sassi, Varoli, Fofana e Danovaro sono stati tutti svezzati dal vivaio carpigiano nel corso degli ultimi anni. Adesso è arrivato il loro turno. L’occasione giusta per meritarsi la fiducia. Missione finora compiuta. Senza dimenticare prestiti di qualità come Ghion (Sassuolo) e Martorelli, pilastri della mediana di Pochesci. All’ombra di Cabassi anche grazie al lavoro del dg Morrone (lanciò Mangraviti al Fondi) ci hanno preso gusto. La fabbrica del minutaggio continua a sfornare successi...
Eravamo stati buoni profeti 20 giorni fa, quando avevamo messo la Sambenedettese tra le bocciate del pagellone dedicato al calciomercato. Ambizioni elevate che mal si conciliavano con l'organico a disposizione, discreto e con buoni elementi ma lontano dall'essere competitivo per i primissimi posti. Troppe figurine (Maxi Lopez) e scommesse mediatiche (Ruben Botta) che - lo dice la storia di questa categoria - in C non funzionano quasi mai. Inevitabile, come prassi consueta nel rutilante mondo pallonaro italico, che a pagare dazio fosse l'allenatore. E così è stato: esonerato Paolo Montero, la cui conferma era stata più per la piazza (legatissima all'hombre vertical) che per un reale convincimento del patron Serafino. È risaputo, infatti, che la Samb in estate avesse contattato altri allenatori (un paio di categoria superiore...) prima di rinnovare il contratto a Montero e lo stesso uruguaiano avesse avuto abbonamenti con altre società. Col senno del poi sarebbe stato meglio separarsi, per tutti. Un errore quello di proseguire insieme per mancanza di alternative che si è tramutato in un esonero bruciante. Una battuta d'arresto che rallenta l'ascesa dell'ex difensore della Juventus. Occhio ora al ruolo del diesse Pietro Fusco, sempre meno centrale nelle decisioni rossoblù. Il legame con Montero era forte e l'addio di quest'ultimo indebolisce, inevitabilmente, anche la posizione dell'ex dirigente dello Spezia. Il contratto quinquennale da direttore tecnico a Stefano Colantuono fa capire chi sia l'uomo forte e di fiducia per Serafino. Tutt'altro che da escludere quindi possibili nuovi ribaltoni nelle prossime settimane...
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