Calcio, il grande dimenticato dal governo. E la scadenza per gli stipendi si avvicina

02.11.2020 01:30 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Calcio, il grande dimenticato dal governo. E la scadenza per gli stipendi si avvicina
TMW/TuttoC.com

Il grido d'allarme non è bastato. Eppure l'hanno lanciato un po' tutti. Premesso che ci (ri)avviciniamo a ore e giorni crudeli per chiunque, in cui ciascuno di noi dovrà fare altri sacrifici, il pallone dei professionisti l'ha detto forte e chiaro: serve un aiuto dal governo, altrimenti il collasso è dietro l'angolo. Chiamatelo ristoro, sostegno, contributo: l'abito non fa il monaco, la forma non fa la sostanza. Sinora, il mondo del calcio d'élite (vien da sorridere pensando agli stipendi della nostra Serie C) è uno dei grandi dimenticati degli ultimi interventi della politica. Nessuno vuole lanciare una guerra tra poveri: l'Italia è piena di attività che hanno subito perdite tremende, chiuse prima e dopo l'estate. Alcune, basti pensare ai cinema, di fatto anche durante. Il calcio non viene né prima né dopo, ma non merita di essere dimenticato. Perché gli stadi sono chiusi ormai da mesi, e con essi tutto quello che comportano per un vero e proprio volano produttivo. Che non sarà l'irrealistico 7 per cento del Pil italiano, avventatamente sbandierato da qualcuno ai tempi del primo lockdown, ma non è neanche la bocciofila dietro casa. Con tutto il rispetto per la bocciofila dietro casa. E invece continua ostinatamente a non essere preso sul serio. Fino a quando?

Nel frattempo, si avvicina la fatidica data del 16 novembre. Scade il termine per il pagamento degli stipendi. È una data che spaventa tanti. Dato che in pochi, anche in Serie A, potranno onorare la scadenza, la possibilità di un ulteriore rinvio, più o meno escluso quando sembrava che la tempesta fosse alle spalle, è diventata più concreta. L'alternativa, regole alla mano, è avere una clamorosa sequela di penalizzazioni, mazzata sportiva e mediatica non da poco per l'intero movimento. Il rischio è che il problema possa comunque esserci, ché l'opposizione dell'assocalciatori a un certo punto dovrà farsi più coriacea di quanto non sia stata a fine settembre (quando un rinvio è stato previsto per Serie A e B): giocare virtualmente gratis per mesi non può andare bene. Passino i sacrifici che dovranno fare tutti, ma non può essere una soluzione. La risposta è sempre lì: altre categorie produttive, danneggiate dalla crisi economica legata alla pandemia e dalle chiusure previste a tutela della sanità, sono state aiutate, ristorate, supportate. Il calcio, finora, troppo poco. È arrivato a tutto questo in condizioni disastrate e ancora non si guarda allo specchio, è vero. Ma ora rischia di andare a sbattere e la politica, che dei successi sportivi s'è spesso fatta bella, non può ignorare cosa questo comporterebbe per tutto lo sport italiano.