"Caso" Mancini tra Serie A e C: se serve a cambiare qualcosa... Marchionni e i ripensamenti: tanto vale decidere subito

22.08.2022 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
"Caso" Mancini tra Serie A e C: se serve a cambiare qualcosa... Marchionni e i ripensamenti: tanto vale decidere subito
TMW/TuttoC.com

Il "caso", virgolette d'obbligo, legato al futuro di Tommaso Mancini fa discutere, a cavallo tra Serie A e Serie C. Brevissimo riassunto per chi non avesse seguito la questione: la Juventus ha superato la concorrenza del Milan nella corsa al giovane centravanti, classe 2004, del Vicenza. Secondo Repubblica, oltre al prezzo concordato con il club veneto, i bianconeri avrebbero anche pattuito una ricca commissione - 2 milioni, più o meno quanto sarà corrisposto al Vicenza - da versare ai famigliari del giocatore, che avrebbero condotto le negoziazioni. Nella serata di sabato, è intervenuta sul tema l'AIACS, la principale associazione di categoria degli agenti italiani, definendo illecito il versamento di commissioni ai parenti degli atleti, se non in possesso di requisiti di legge, e invitando FIGC e CONI a muoversi. Fin qui, la mera cronaca di quel che di questa storia è stato detto e scritto.

Partiamo da un presupposto: non sappiamo con certezza se le cose stiano come raccontato da Repubblica oppure no. Tutto sommato, è abbastanza irrilevante, per quanto ovviamente farebbe specie se davvero le commissioni legate a un affare arrivassero ad equivalere al costo del trasferimento stesso. Ma il riferimento al caso concreto del giovane Mancini, sul quale torneremo, così come a quello più noto della trattativa per Rabiot, a cui - in maniera forse impropria, dato che il regolamento FIFA in materia è ancora in bozza - fa implicito riferimento l'assoagenti, sono soltanto un punto di partenza. Il tema, semmai, è che di pratiche discutibili (scorrette?) è pieno il mare del calciomercato, soprattutto quando si parla di giovani.

Sul potere degli agenti, e sul ruolo degli intermediari, si scrivono tantissime cose. Molte volte esagerando: a parte che fare di tutta l'erba un fascio è sbagliato di per sé, se davvero i procuratori decidono così tanto è perché qualcuno - presidenti "amici", direttori sportivi adagiati sugli allori - non solo il potere glielo concede ma lo fa anche ben volentieri. Gli agenti servono, anzi sono fondamentali per la salute del pallone, e quasi sempre anche gli intermediari, pure quando è un po' più complicato spiegarne la presenza all'opinione pubblica. Semmai, ci si potrebbe interrogare su come e perché alcuni di loro abbiano visto le proprie scuderie ridursi a pochi assistiti se non nessuno: a volte è fisiologico, come in tutte le categorie ci sono quelli bravi e quelli meno. Altre volte, più che di bravura, intervengono proprio meccanismi paralleli, specie quando si tratta di giovani atleti a cui può bastare poco, un miraggio, per essere invogliati a passare da una parte all'altra. È il bello e il brutto di una categoria che si fa - naturalmente - anche tanta concorrenza al proprio interno. Sempre nell'alveo della legalità? Non abbiamo una risposta certa, e per dirlo chiaramente non abbiamo nessuna accusa da lanciare, nessun nome da poter fare. Perché è l'altra verità, il rovescio della medaglia: se tra una chiacchiera e l'altra c'è chi si sbilancia, pubblicamente nessun agente è mai voluto uscire allo scoperto contro un proprio collega. Ci provò Report qualche mese fa, con un servizio per la verità piuttosto raffazzonato: apriti cielo per un paio di dichiarazioni estorte a microfoni spenti, subito smentite da chi le aveva pronunciate. Comprensibile: sarebbe difficile provare certe accuse, e in più alla fine meglio restare nel sistema, o almeno provarci, anche accontentandosi delle briciole. Ma c'è da decidersi. E anche la stessa AIACS - che svolge un ruolo complicato e difficile, deve mediare tra tante teste non sempre in accordo fra loro - ha da chiarire dove sta: se vuol guardare all'interno della categoria e provarci davvero, o se si va avanti così e contenti tutti. Basta saperlo.

In mezzo a tutto questo, due righe su Tommaso Mancini, un ragazzo di 18 anni che si sta apprestando a passare da una manciata di presenze senza gol in Serie B alla Juventus, seppur partirà da quella dei giovani ovviamente. Di lui a questo punto si è già parlato fin troppo, e non ancora per i motivi che merita. Ha talento e si dovrà meritare i titoli per altro, restando coi piedi per terra. I club, gli agenti, i genitori, persino la stampa, hanno un ruolo non secondario quando si parla di giovani talenti: proteggere questi ragazzi, ché il nostro calcio è messo male e ha bisogno di loro per rialzarsi, senza fargli montare la testa, senza addossargli pressioni eccessive, ogni tanto magari con il coraggio di puntarci.

In chiusura, rientriamo nell'orticello della Serie C. Il primo allenatore esonerato nel calcio professionistico italiano, in questa stagione, è Marco Marchionni, silurato anzitempo dal Novara. Pare, lo ha dichiarato il presidente, che i dubbi ci fossero già dal finale della scorsa stagione, nel corso della quale ha conquistato la promozione. Una situazione analoga la vive in B, a Benevento, il tecnico Caserta, sulla graticola ma ancora senza certezze sul futuro. Ora, a parte il fatto che dare a Marchionni la possibilità di giocarsi la categoria conquistata sul campo sarebbe stato anche giusto, la decisione resta ovviamente più che lecita. Semmai, arriva non presto ma tardi a questo punto: nel frattempo è passato parecchio tempo e il Novara l'ha perso perché ora riparte da zero, o quasi. Farà un'ottima stagione, di sicuro, ma alle volte quando ci sono di questi dubbi meglio muoversi subito che aspettare un ripensamento.