Da Potenza una lezione: i presidenti devono fare i presidenti. Rimini, telenovela stancante
Una settimana dopo il comunicato con cui il Potenza scaricava sostanzialmente sui giocatori la decisione - e la responsabilità - di non procedere ad alcun esonero, il club lucano ha staccato il pass in Coppa Italia e battuto 3-0 il Foggia. Torniamo in tema per dare continuità e anche per affrontare una questione ben più ampia delle fortune della squadra rossoblù. Lì il problema pare nato da un equivoco di fondo, dal fatto che il ds De Vito abbia semplicemente fatto e difeso il proprio lavoro. Ha difeso l’allenatore, evitando un esonero frettoloso. Morale della favola: un dirigente senza spalle larghe avrebbe fatto il signorsì e rotto il giocattolo, invece la situazione si è subito risollevata.
Al di là dell’andamento dei lucani, si diceva, la questione di fondo riguarda la storica tendenza di molti presidenti a non fare i presidenti ma qualsiasi cosa, dai direttori sportivi agli allenatori. Nove volte su dieci va malissimo: un presidente che capisce di calcio è una gran fortuna, ma i ruoli esistono per un motivo. E le professionalità, in un campionato - appunto - professionistico servono e vanno valorizzate. Altrimenti non avremo mai una classe dirigente di livello, e società di capitali come sono i club rimarranno il giochino del patron di turno, spesso destinato a sfasciarsi.
Andiamo un po’ più a Nord, dove tra accelerate e retromarce, il futuro del Rimini non sembra ancora all’ultimo giro. Dei mille aggiornamenti - e vi assicuriamo: più di uno ve lo abbiamo evitato, per non costringerci e costringervi alla cronaca spicciola - non è ancora arrivato quello definitivo. Aspettiamo la chiusura di una telenovela delicata, perché non si parla del calciomercato dei terzini ma del futuro di un club (e quindi di una piazza e soprattutto dei dipendenti), ma soprattutto stancante, perché si trascina da troppo tempo con un finale che pare annunciato. Anche qui il tema ci sembra di ordine generale: a livello federale andavano anticipati alcuni controlli (come chiesto dalla Lega Pro invano), con indicatori che andranno a regime solo dalla prossima stagione, ma la strategia per affrontare le difficoltà finanziarie del calcio italiano - e non certo solo della C - ha già bisogno di nuovi aggiornamenti.
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