Il fatto della settimana - Rimini in bilico, tifosi esasperati: "Non dobbiamo essere vostro ostaggio". Ma capitan Bellodi apre uno squarcio nel buio

Il fatto della settimana - Rimini in bilico, tifosi esasperati: "Non dobbiamo essere vostro ostaggio". Ma capitan Bellodi apre uno squarcio nel buio
© foto di Lorenzo Carini
Oggi alle 00:00Il Punto
di Valeria Debbia

Quest'ultima settimana ha riportato d'attualità la possibile cessione societaria del Rimini dalla Building Company di Giusy Anna Scarcella a un nuovo proprietario. Già martedì scorso sembrava potesse esserci un incontro «decisivo» per il passaggio di proprietà, con un confronto con un gruppo acquirente «serio e quotato in borsa», inizialmente mantenuto nell’anonimato, mentre i conti del club erano in rosso e la società sopravviveva soltanto grazie ai ricavi delle partite. In quella stessa serata l’incontro è parso essersi concluso «molto positivamente» e si attendeva già il giorno seguente uno scambio di documenti, con possibili novità già per giovedì.

Motivazioni della frenata

Ma proprio giovedì è emersa la prima frenata: durante un incontro in mattinata la Building Company avrebbe chiesto un prezzo molto elevato per cedere le proprie quote, tenendo conto dei 200 mila euro di crediti dell’ex presidente Rota, dell’ingente debito accumulato e del concreto rischio di retrocessione in Serie D (la squadra - pur mettendocela tutta - si trova all’ultimo posto in classifica, anche a causa dei 12 punti di penalizzazione). Questo rallentamento ha infastidito il potenziale acquirente, che ha manifestato l’intenzione di non attendere a lungo: come hanno avvertito gli emissari, «le lancette dell’orologio vanno avanti nel totale silenzio e se non dovesse intervenire nessuno il Rimini si troverebbe ad un passo dal baratro». Nel frattempo si è fatto avanti l’imprenditore Nicola Di Matteo, già noto per aver trattato la società in estate: il suo interesse, riportano le cronache, ha rallentato ulteriormente le operazioni.

Il possibile acquirente e i rischi immediati

Venerdì 31 ottobre è stata indicata come possibile giornata-x: il gruppo interessato si sarebbe palesato come un ramo del Gruppo Campari, con sede a Sesto San Giovanni, ma l’accordo definitivo continua a tardare. Il Rimini vive una vera «corsa contro il tempo»: le casse del club sono «vuote» e, senza una vendita immediata, si rischia il fallimento nel giro di pochi giorni. Paradossalmente anche l’acquirente principale (Campari) affronta una vicenda delicata: il colosso degli alcolici controllato dai Garavoglia è stato coinvolto in un maxi-sequestro da 1,2 miliardi di euro nell’ambito di un’indagine fiscale. Nonostante ciò, i colloqui sono proseguiti serrati, privilegiando la velocità sulla trattativa economica. Altri investitori si sono già tirati indietro; Scarcella (che due mesi fa aveva acceso polemiche con il Comune sul fronte stadio) pretende di recuperare i grandi investimenti sostenuti finora. I colleghi locali sottolineano che, in assenza di un’intesa a breve, il Rimini rischia davvero di restare «a un passo dall’insolvenza».

Sul campo e in città

Sul campo il tecnico Filippo D’Alesio ha cercato di tenere alto il morale. Mercoledì 29 ottobre, alla vigilia della Coppa Italia di Serie C col Ravenna, il mister ha ammesso di essere «speranzoso» insieme a tutta la piazza che finalmente arrivi l’ufficialità del passaggio di proprietà. Ha però richiamato i giocatori a non lasciarsi distrarre dalla situazione societaria, mantenendo il consueto impegno in campo. Nella conferenza stampa, alla vigilia di Rimini-Bra, D’Alesio ha ribadito che ogni partita è un’opportunità fondamentale per cercare di raddrizzare la stagione. Sull’aspetto societario ha confessato che ogni giorno di attesa è «sempre dura»: «Pensiamo sempre sia il giorno giusto e invece non lo è, e questa cosa ti fa venire un po’ di dubbi». Ha però elogiato l’atteggiamento dei suoi: nonostante le tensioni fuori dal campo, i giocatori mettono «veramente tutto fuori» quando scendono in campo, un segnale di grande orgoglio che dà fiducia al tecnico.

Tifoseria e impatto sugli impianti

Anche sugli spalti l’irritazione dei tifosi si è dimostrata palpabile. Da fine agosto il Comune aveva avvertito la società che, in caso di mancato pagamento delle rate dovute, il “Romeo Neri” sarebbe rimasto chiuso. Se la newco non salderà una cifra di poco inferiore ai 18.000 euro per i debiti contratti, il Rimini non potrà utilizzare il proprio impianto. Questa situazione stringe ulteriormente l’anello attorno al club. I tifosi, già da tempo critici verso la proprietà Building Company, hanno manifestato il proprio dissenso con durezza: durante Rimini-Bra è comparso uno striscione con la scritta «Il Rimini non deve essere vostro ostaggio. Building vattene». Non è un gesto isolato: come già constatato in precedenti contestazioni, la Curva Est pretende chiarezza e cambiamenti radicali nella gestione. Il malumore in città è ai minimi storici e la piazza chiede risposte immediate alla lunga telenovela sul futuro del club.

L’ultimo sviluppo: parla Bellodi, arriva la promessa di un comunicato

In serata, dopo il ko contro il Bra, è intervenuto anche il capitano Gabriele Bellodi, annunciando una novità significativa che potrebbe cambiare il quadro della vicenda societaria. Secondo quanto riferito dal difensore, la squadra è stata contattata direttamente dalla presidente: «Ci ha chiamato la presidentessa e ci ha promesso che domani mattina (stamattina, ndr) dovrebbe uscire un comunicato relativo all'ingresso di un nuovo investitore. Dobbiamo essere contenti di andare in campo e giocare altre partite. Da quello che ci ha detto, dovrebbe trattarsi di un affiancamento all'attuale proprietà e non di una cessione». Parole che aprono a un possibile sostegno immediato all’attuale proprietà, più che a un passaggio di mano, e che riportano un minimo di fiducia nello spogliatoio in attesa del comunicato ufficiale.