Il miracolo, anzi no il sogno Pro Sesto. In Lombardia c'è un giovanissimo tecnico di cui sentiremo parlare a lungo: Matteo Andreoletti. Il futuro è adesso

08.02.2023 00:00 di Tommaso Maschio   vedi letture
Il miracolo, anzi no il sogno Pro Sesto. In Lombardia c'è un giovanissimo tecnico di cui sentiremo parlare a lungo: Matteo Andreoletti. Il futuro è adesso
TMW/TuttoC.com

Miracolo? No, non lo è perché i miracoli arrivano dal nulla mentre qui c’è lavoro, programmazione, da mesi stiamo lavorando per questo sogno. Chiamiamolo sogno, favola, ma non miracolo”. Firmato Matteo Andreoletti.

Il più giovane allenatore delle serie professionistiche italiane ha spiegato così il primo posto della sua Pro Sesto che, sorprendentemente, sta mettendo in fila squadre di altro lignaggio e forza economica come Pordenone, Vicenza, Padova, FeralpiSalò giusto per citarne alcune nel Girone A della nostra terza serie. E andrebbero ripetute a memora da chi troppo spesso si riempie la bocca della parola progetto per poi gettare tutto alle ortiche alle prime difficoltà o all'emergere dei primi problemi. Poteva essere un azzardo, dopo due salvezza, cambiare tutto in estate affidandosi a un direttore sportivo come Christian Botturi, anch'egli molto giovane seppur con una certa esperienza anche in categorie superiori, che ha rivoluzionato la rosa compiendo anche scelte non banali e dolorose (come ha ammesso lui stesso) andando a pescare in Serie D un tecnico giovanissimo che però si era messo in mostra facendo registrare non solo numeri importanti (media punti solo una volta sotto l'1 e spesso vicina al 2), ma anche un'idea di gioco moderna che parte dal 4-3-3, ma sa adattarsi alle situazioni, variare e non restare mai la stessa seppur i principi quelli sono.

Una capacità, quella di mutare restando se stessi, tipica dei grandi allenatori da cui Andreoletti ha spiegato di ispirarsi fin da quando ha appeso, precocemente a 24 anni, i guantoni al chiodo per dedicarsi anima e corpo alla sua vera passione: allenare. Da Sarri e Gasperini fino a Italiano e De Zerbi passando per quel Giampaolo che troppo spesso non è riuscito a tramutare in realtà le sue splendide idee. Questi i nomi nel pantheon - assieme all'immortale Mino Favini dell'Atalanta - del tecnico lombardo che rappresenta la risposta del nostro paese, molto spesso – e anche a ragione – giudicato “non per giovani”, alle giovani leve mittleuropee che portano il nome di Julian Nagelsmann, classe '87, e Matthias Jaissle, classe '88. Certo il primo è uno che ha le stimmate del predestinato e non per niente allena già una del big più vincenti d'Europa come il Bayern Monaco, mentre il secondo guida quel trampolino di lancio – per tecnici e giocatori – che è il RB Salisburgo, ma Andreoletti ha tutto per scalare le vette del nostro calcio. E farlo con merito, senza scorciatoie come invece tanti suoi colleghi più famosi, coraggio, voglia e determinazione.

A prescindere da come finirà questa stagione la Serie C avrà tenuto a battesimo fra i professionisti un nuovo talento della panchina destinato a seguire le orme, per citare solo quegli degli ultimi anni approdati in Serie A, di Vincenzo Italiano, Paolo Zanetti, Alessio Dionisi. E chissà che già dal prossimo anno (non me ne voglia la Pro Sesto) non ci sia chi, perché no in Serie A, sarà disposto a puntare con la giusta dose di coraggio su di lui. Sarebbe un bel segnale per tutto il nostro movimento calcistico e un premio al merito e a quella Serie C che troppo spesso viene snobbata, ma resta palestra fondamentale per giocatori e tecnici.