Juventus Next Gen-Vicenza, non solo una finale. La sfida tra il calcio che vogliono e quello che è sempre stato. Business contro storia. Indovinate chi vincerà?

03.03.2023 00:00 di  Luca Bargellini  Twitter:    vedi letture
Juventus Next Gen-Vicenza, non solo una finale. La sfida tra il calcio che vogliono e quello che è sempre stato. Business contro storia. Indovinate chi vincerà?

Chi mi conosce sa che non sono mai stato (né sarò mai) un estimatore delle Seconde squadre. La Lega Pro è, nella sua miglior definizione possibile, “il calcio dei comuni” e, dunque, come si può pensare di avere al proprio interno una formazione già rappresentata in un altra categoria. Detto questo la risposta di pubblico (oltre 21mila spettatori) all’Allianz Stadium di Torino per la finale d’andata della Coppa Italia è stata una cornice eccezionale per la sfida fra la Juventus Next Gen e il Vicenza vinta dalla formazione di Francesco Modesto per 2-1 a 2’ dal triplice fischio.

Nel complesso, dunque, uno spettacolo degno di una finale. E con l’aggiunta, per la prima volta nella storia, del VAR. Tutto bello, insomma, per i fan del calcio del 21° secolo. Eppure la presenza di una squadra “fantasma”, senza alcun tipo di radici nel movimento, continua a suonarmi come qualcosa di sbagliato.



I sostenitori delle seconde squadre hanno sicuramente ragione nel dire che nel corso degli ultimi anni, grazie alla Under23, prima, e alla Next Gen, poi, la Vecchia Signora ha avuto modo di far emergere giovani talenti come Miretti, Fagioli, Iling-Junior, Soulé e, ultimo in ordine cronologico, Barrenchea, ma siamo così sicuro che lo stesso risultato non lo si sarebbe avuto anche con un campionato esclusivamente dedicato alle seconde squadre? Dove ci sono sia i giocatori in esubero dalle liste delle squadre A e, appunto, i migliori talenti dei rispettivi vivai, pronti ad essere chiamati in causa fra i big alla prima occasione.

Come ogni quesito del genere la risposta non arriverà mai, ma credo meritino il massimo del rispetto entrambe le visioni. Per questo credo che, in virtù del nuovo corso in Lega Pro, sia giusto che Matteo Marani e il suo staff valutino attentamente i pro e i contro di ogni situazione che si sono trovati a gestire. Consapevoli, magari, che andare contro alle idee del presidente FIGC Gabriele Gravina non è un peccato mortale e che la firma del nuovo accordo collettivi per i diritti tv non dipenda solo ed esclusivamente dalla presenza di Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli, Lazio e tutte le altre in versione “Mini”.

Personalmente continuerò per la mia strada. Trovando più bello il ritorno alle competizioni del ‘Tognon’, stadio di casa del Pordenone dopo tanto girovagare della società della famiglia Lovisa, oppure ricordare quanto fatto negli anni dal SudTirol, oggi rivelazione in Serie B, in termini di infrastrutture, alla pari dell’AlbinoLeffe o della Casertana, oggi in LND, ma che è ad un passo dalla realizzazione del proprio impianto di proprietà. Sperando, invece, che piazze storiche come Siena non perdano l’utilizzo del ‘Franchi’. Perché il calcio dei comuni si riconosce proprio da queste cose. Dalle squadre. Dai colori, Dagli stadi. Dalle emozioni. Tramandate di generazione in generazione.