RIDUZIONE SÌ, MA SENZA FORZATURE. E INVECE MALAGÒ FA DA SPONDA ALLA LEGA B. L'EFFETTO BOOMERANG È DIETRO L'ANGOLO. SENZA COLLEGIALITÀ FRA UN ANNO CONTEREMO ALTRI MORTI
TMW/TuttoC.com
La Serie B è partita nel weekend (lungo, lunghissimo con le 9 gare spalmate dal venerdì al lunedì e mai più di tre in contemporanea. Qualcosa di cui non se ne sentiva il bisogno) nel suo anomalo format a 19 squadre che il sette settembre potrebbe essere modificato dalle decisioni del CONI portando la cadetteria a 22 (ma forse anche a 20 o 24 a seconda delle ipotesi che ormai da un mese abbondante ci accompagnano). In attesa delle decisioni di un sette settembre che sa molto di giorno del giudizio per il calcio italiano, visto che dalla Serie A alla D passando per il calcio femminile tutti attendono decisioni in grado di cambiare una stagione da parte del Collegio di Garanzia dello Sport, vorrei sottolineare e analizzare le parole del presidente del CONI Giovanni Malagò che pochi giorni addietro ha commentato la decisione della Lega B di partire con sole 19 squadre difendendo indirettamente l'operato di quel Roberto Fabbricini che lui ha nominato commissario straordinario della FIGC dopo che le elezioni per il dopo Tavecchio si erano concluse con un nulla di fatto.
"Mi sembra che tutti o quasi tutti i dirigenti sportivi del calcio degli ultimi anni sono sempre stati concordi nel dire che la madre di tutte le battaglie è la riforma dei campionati. Che si cominci dalla serie A o dalla serie B o dalle leghe minori non sta a me dirlo, però è chiaro che il sistema calcio è acclarato che non regge con il numero di squadre al quale ci siamo abituati anni fa". Un discorso che non fa una piega, sensato e finanche condivisibile se non fosse che siamo a fine agosto e che arriva dopo che si è passati sopra alle regole, modificandole a proprio piacimento senza collegialità per il proprio tornaconto (leggasi più soldi da incassare per le singole squadre partecipanti alla Serie B). La riduzione del numero di squadre professionistiche è certamente una necessità visto che il calcio moderno non riesce a ridistribuire la ricchezza, seppur di molto aumentata rispetto al passato, a tutti coloro che fanno parte del sistema portando poche società ad arricchirsi sempre più con grave danno per le realtà più piccole che per provare a competere spesso fanno passi più lunghi della gamba – spesso a causa di proprietari/presidenti che si giocano tutto in un all-in di stampo pokeristico per poi tornare a casa in mutande – finendo per fallire.
Le forzature, come quella attuata dalla Lega B, non servono a nulla, anzi sono un boomerang pronto a ritorcersi contro chi le ha attuate alla prima occasione. Per questo sarebbe stata preferibile che una decisione così radicale (passare dalle quasi 100 squadre professionistiche a 76) venisse presa in maniera collegiale, attraverso una riforma di sistema che sia mirata anche a dare maggiore stabilità alle tre Leghe del nostro calcio e ai club partecipanti affinché non si debba assistere ogni estate, ma a volte anche prima, alla moria di club più o meno gloriosi. Se ognuno invece andrà per la sua strada guardando al proprio tornaconto e non al benessere complessivo allora saremo di fronte all'ennesimo anno nero del nostro calcio e fra un anno saremo ancora qui a contare i morti e aspettare che siano i tribunali a dirci quando si gioca, se si gioca e soprattutto chi gioca dove.
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IL PUNTO di Nicolò Schira
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