ESCLUSIVA TLP - Lei non sa chi sono io: Roberto Vecchiato (Ital Lenti Belluno)

ESCLUSIVA TLP -  Lei non sa chi sono io: Roberto Vecchiato (Ital Lenti Belluno)TMW/TuttoC.com
© foto di Prospero Scolpini/TuttoLegaPro.com
giovedì 6 novembre 2014, 10:20Interviste TC
di Daniele MOSCONI
Il giovedì mattina su TuttoLegaPro.com è protagonista la serie D, con l'intervista ad un ospite del massimo campionato dilettantistico.

E' una delle prime società nel mondo del calcio che decide di cambiare la denominazione del club per far spazio allo sponsor: un po' come succede da sempre nel basket, dove chi mette i soldi dà il nome alla società e a Belluno hanno voluto essere i precursori di una rivoluzione epocale. La scorsa stagione la Ital Lenti era entrata come main partner del Belluno 1905, mettendo il suo logo sulle maglie del club veneto. La prospettiva con il passare del tempo è cambiata portando l'azienda produttrice di lenti da vista a investire in maniera diversa nel calcio, così a maggio di quest'anno davanti ad un notaio è stato sancito l'atto del cambio denominazione del club, facendo si che il Belluno 1905 divenisse Ital Lenti Belluno. Entro il 5 luglio - per le società professionistiche il termine ultimo è il 18 dello stesso mese - va comunicato alla Lnd (Lega Nazionale Dilettanti) il cambio di denominazione del club, con tutta la documentazione allegata. Così è stato e da questa stagione il Belluno antepone al suo nome quello dello sponsor.

TuttoLegaPro.com, proseguendo nel suo viaggio nel mondo della serie D, questa settimana per la rubrica "Lei non sa chi sono io", ha intervistato proprio il tecnico dei bellunesi, Roberto Vecchiato.

Dopo un filotto di sei successi di fila in altrettante giornate di campionato, i gialloblù hanno perso nel big match contro i Biancoscudati Padova (sfortunata autorete di Ivan Merli Sala, ndr), tirando il fiato nelle due domeniche successive, pareggiando a reti bianche contro il Giorgione al "Polisportivo" e per 1-1 in trasferta contro il Dro. 

Mister, dopo un inizio scintillante, la sconfitta contro i Biancoscudati Padova sembra avervi riportato sulla terra.

"Siamo una società che ambisce ad un campionato tranquillo e come obiettivo massimo la partecipazione ai play off. Ci sta che dopo sei vittorie di fila qualcuno inizi a viaggiare con la fantasia, ma noi conosciamo la nostra realtà. Dopo la partita di Padova, comunque disputata in maniera discreta, abbiamo affrontato il Giorgione e il Dro, abbiamo avuto un leggero calo come brillantezza - ma ci sta -. Capita che un gol sbagliato che nelle prime giornate andava dentro, adesso invece colpisce il palo oppure va fuori. Abbiamo comunque creato tanto rispetto agli avversari e faccio fatica a parlare di flessione".

Dopo la partita contro il Giorgione eri soddisfatto della reazione della squadra dopo la sconfitta di misura contro i Biancoscudati Padova. Dopo la trasferta di Dro, invece un po' meno.

"Si, dopo il pareggio di domenica a Dro ero deluso per come abbiamo approcciato alla partita. Con un impatto diverso quel gol non lo avremmo preso. E' una situazione che abbiamo gestito male e non siamo uno squadrone che deve vincere tutte le partite. Ci sta che qualche partita non la vinci e la pareggi".

Domenica arriva la Clodiense e tra due settimane in anticipo televisivo contro la Sacilese. Due formazioni che si possono definire mine vaganti di questo girone che potrebbero dire molto di più sul vostro reale valore.

"Il nostro obiettivo è sempre far bene e cercare di migliorarci partita dopo partita, comunque siamo soddisfatti della nostra classifica. Cerchiamo intanto di pensare alla Clodiense, alla Sacilese ci penseremo da lunedì. Come dicevi bene tu, la Clodiense è una bella realtà di questo girone, un gradino sotto le due battistrada Biancoscudati Padova e Altovicentino".

Anche quest'anno Corbanese si sta comportando bene.

"Si, diciamo che lui ogni anno si dà da fare e i suoi gol li fa sempre. Inoltre è un giocatore che sa farsi apprezzare anche per i suoi comportamenti dentro e fuori dal campo".

Dei giovani che avete in rosa chi ci puoi segnalare?

"Sicuramente Solagna, portiere classe '96, Posocco altro '96 dal Vittorio Veneto e anche Pescosta che si sta comportando bene".

Il giovane che ti ha colpito finora?

"Davide Cremonini, visto all'opera proprio domenica con il Dro. Bell'esterno (classe 1996, ndr) che può fare anche l'interno". 

Dopo Biancoscudati Padova e Altovicentino, chi altri per la promozione?

"Penso che siano le due favorite. Almeno due gradini dopo c'è la Sacilese".

Cerchiamo di guardare oltre: il calcio italiano è accusato di essere troppo lento rispetto agli standard del calcio europeo.

"Certamente guardando una partita di un campionato europeo il livello di velocità è diverso. Detto questo però io non riesco a guardare il bicchiere mezzo vuoto come si fa in questi anni. Dobbiamo cercare di guardare il problema sotto un'ottica diversa. A livello ambientale il nostro sistema è intossicato da tante polemiche e a livello ambientale non è proprio un paradiso per un investitore con casi di cronaca sotto gli occhi di tutti. Mettiamo gli stadi che non sono fatti per uno spettacolo di novanta minuti e sotto questo aspetto siamo molto indietro. Non dimentichiamo la cultura sportiva: andare allo stadio sembra di andare ad una guerra. C'è una maleducazione e un livello di arroganza tale che non lasciano presagire nulla di buono".

Non credi che lo stadio in fondo rispecchi la realtà italiana?

"Sì, certo. Sappiamo bene di non essere in condizioni ottimali. Non è possibile che il calcio sia florido se il paese è in grave crisi, questo è lapalissiano. Di sicuro da qualche parte bisogna cominciare".

Da dove?

"Dai settori giovanili e anche la politica stessa deve snellire e aiutare creando spazi di aggregazione, la costruzione di strutture. E' vero che le cose da fare sono tante, ma è altresì importante iniziare, perché noi siamo il paese dove tutti hanno la diagnosi, ma in pochi prendono le decisioni per passare dalle parole ai fatti".

La scorsa settimana è avvenuto un altro caso di violenza su un arbitro. Un genitore ha schiaffeggiato un direttore di gara, reo di aver preso una decisione sbagliata nei confronti del figlio. Il bambino, piangendo ha chiesto scusa per il gesto del genitore all'arbitro. Come giudichi questo episodio?

"E' stato un momento umiliante per il genitore. Ho avuto la fortuna nella mia vita di avere due genitori fantastici e non mi hanno mai fatto pressione. Ho giocato fino a quindici mesi fa divertendomi, vivendo il calcio per quello che è: un gioco. Non si può pensare che ogni figlio che nasce e gioca a calcio è un fenomeno. Non è possibile. Bisogna iniziare ad imparare il rispetto delle regole. Se non si comincia, siamo tra sei mesi a parlare ancora delle stesse cose".

Cosa ne pensi dell'utilizzo della tecnologia nel calcio?

"A me non fa impazzire. Sarei propenso al loro utilizzo nei casi di gol non gol, se la palla è entrata o meno. Per il resto credo che bisogna lasciare la possibilità di sbagliare perché l'errore fa parte del gioco. Se siamo ancora qui dopo più di due settimane a discutere se il fallo di Maicon in Juventus-Roma fosse dentro o fuori, figurarsi con la moviola cosa potrebbe accadere".

Cerchiamo di guardare ancora oltre: come si gestiscono i novanta minuti con una rosa di giovani che per la maggior parte sono alla loro prima esperienza in un campionato difficile come la serie D?

"Utilizzando il dialogo, facendo anche dei cambi e far loro comprendere che sono scelte dettate per il bene del gruppo. Quando hai a disposizione otto giocatori su ventidue che sono in quota "under", devi trovare degli equilibri. Devi lavorare su di loro e cercare di farli crescere in fretta. Sei cosciente che non hanno quell'esperienza che hanno quelli più grandi, ma devi lavorare sul loro potenziale per farlo uscire per aiutare il gruppo".

Tu che allenatore sei?

"Cerco di dare le direttive alla squadra, cercando di non ingabbiare la fantasia e questo significa lasciare libertà negli ultimi venti metri. Bisogna cercare un giusto compromesso per dare ai ragazzi la carica giusta per giocare al meglio".

Come si elabora la tensione di una sconfitta?

"Fortunatamente quest'anno ne ho persa solo una di partita, ma credo che devi parlare in maniera netta alla squadra, cercando di far capire loro gli errori che tu hai visto dalla panchina e che non vanno ripetuti. Questo va fatto per mantenere comunque una posizione, non dico di superiorità, ma di autorità che un allenatore deve avere, pena il rischio che tutto crolli".

In un'intervista concessa a TuttoLegaPro.com, Nedo Sonetti parlando del ruolo dell'allenatore fu molto chiaro: "Quando entri in uno spogliatoio devi entrare nell'ottica che ti trovi davanti almeno venti persone che pensano: cosa vuole questo coglione da noi questa mattina?"

"Ho avuto la fortuna di fare il capitano per tanti anni nella mia carriera da giocatore e questo ha portato ad un'elaborazione del ruolo dell'allenatore molto prima che appendessi gli scarpini al chiodo. E' chiaro che il ruolo di un allenatore è visto da quaranta occhi che ti scrutano e devi essere un esempio, cercando di essere credibile e soprattutto coerente. Nel momento in cui ai loro occhi tu perdi di credibilità, va tutto a carte quarantotto. Devi anche trovare il momento per essere deciso nelle situazioni che richiedono questo atteggiamento. Devi anche cercare di raffreddare le emozioni, non puoi lasciarti andare dall'istinto. Nella mia carriera ho sempre preferito affrontare le situazioni parlando, parlando tantissimo con i miei compagni di squadra. Il dialogo, anche duro, serve, per far sì che uscendo dallo spogliatoio tutto sia chiaro, senza nuvole".

Roberto Vecchiato quando esce dallo spogliatoio chi è?

"E' uno che vive di calcio. Uno che cerca di essere rispettoso verso tutte le componenti del calcio: tifosi, stampa, dirigenti. La cultura dello sport dobbiamo iniziare a farla rispettare noi in primis con i comportamenti. Sono uno ambizioso, ma non arrivista. Ho giocato fino a qualche mese fa, quindi capisco lo spirito che anima i giocatori".

Quando non guardi il calcio?

"Qualche film thriller, in particolar modo i giudiziari".

Guardi Csi?

"No, non impazzisco per loro. Guardo più un film di Morgan Freeman".

Quello che ti ha appassionato maggiormente?

"Mi ha colpito in particolar modo Il collezionista di ossa".

Tifoso di quale squadra?

"La Juventus".

Con Allegri la Juventus ha fatto la scelta giusta?

"Penso che fosse il meglio che ci fosse su piazza. Non è facile sostituire uno come Antonio Conte".

Non credi che chiunque sarebbe andato sulla panchina della Juventus avesse 102 motivi per fallire?

"Questo è anche vero, ma la Juventus di Conte penso sia inarrivabile. Non si possono fare paragoni, perchè non è giusto. Allegri viene criticato ma finora ha rispettato le consegne".

Pensi che Antonio Conte sia l'uomo giusto per il rilancio del nostro calcio?

"La sua immagine di uomo vincente è quello che serve per rilanciarci".

L'arrivo di Conte in Nazionale sembra aver riportato in auge la meritocrazia: una delle vittime è Mario Balotelli.

"Credo che bisogna meritarsi la maglia, non si può darla a chiunque. Il merito deve tornare a trionfare".

Una delle vittime di Balotelli è stato proprio Cesare Prandelli.

"Il tecnico ci ha messo la faccia per dare fiducia ad un giocatore che ancora non sa cosa vuol fare da grande, rimettendoci le penne".

Proposte dalla Lega Pro te ne sono arrivate?

"Si, quest'estate ho ricevuto una proposta dal Real Vicenza, ma come ti ho detto prima: sono ambizioso, ma non arrivista. Preferisco fare la gavetta".

Come giudichi questa ricerca di volti giovani per le panchine?

"Non ci vedo nulla di male, credo che se uno è bravo, lo è anche a 38 anni".

Prossima intervista per "Lei non sa chi sono io": giovedì 13 novembre.