ESCLUSIVA TLP - Maceratese, nel giorno del suo compleanno Fioretti racconta i suoi primi 30 anni...

Gli mancava il gol da marzo (Teramo-Spal 1-1) ma Giordano Fioretti non ha mai sentito addosso la pressione di fare gol a tutti i costi, ma la gioia della prima realizzazione con la maglia della Maceratese non gli è scivolata addosso: "Mio padre mi ha fatto i complimenti dicendomi che era ora mi sbloccassi. Gli ho detto che in sette stagioni nei Pro ho fatto 87 gol. Non mi sembrano pochi o no? Sto contando quelli che mi mancano al centesimo".
Ha voglia di certezze Giordano, quella voglia di sentirsi parte di un progetto calcistico giovane come quello della neopromossa Maceratese: "Mi hanno fatto la corte per un mese. A metà agosto avevo in ballo loro e il Bassano. Ho scelto la Maceratese: al momento mi posso ritenere più che soddisfatto".
La carriera di un calciatore è una valigia sempre pronta con dentro gli strumenti del mestiere. Nel caso di Giordano ci sono l'astuzia, la tenacia, l'egoismo, tutti elementi utili al suo ruolo di attaccante. Ed è su queste basi che la punta della "Rata" in questa intervista esclusiva concessa a TuttoLegaPro.com ammette che non sentiva la pressione di quel pallone da scagliare alle spalle del portiere: "Si, il gol mi mancava: soprattutto mi mancava la condizione. Un conto è allenarsi da solo, un altro è con una squadra. Adesso sta arrivando anche quella. Bene così".
Tanti auguri di buon compleanno neotrentenne.
"Grazie di cuore".
Come ci si sente ad entrare negli "enta"?
"Fondamentalmente non è cambiato niente: ventinove o trenta non cambia molto. Ci accorgiamo che diventiamo grandi con il tempo".
Guardandoti indietro qual è la prima cosa che vedi?
"Vedo il bambino che sono stato, ora sono un uomo e ho più responsabilità essendomi sposato. Anche se non ho bambini, portare avanti una famiglia ti dà tanta responsabilità. Guardandomi indietro era tutta un'altra vita. Credo che alla fine, arrivato a trent'anni entri nell'ottica di fare una vita più seria, tra virgolette".
Ti senti più maturo?
"Sì, assolutamente".
Dopo le esperienze di Catanzaro e Spal hai accettato il progetto della Maceratese. Sappiamo che non c'erano solo i marchigiani a farti la corte, c'era anche il Bassano.
"Non solo loro, c'era anche il Monopoli che mi ha cercato. La Maceratese è stata la prima a contattarmi: ho accettato perché ho ricevuto tante telefonate da parte di mister Bucchi e questo non lo nego, ha inciso. Quando un giocatore sente questa stima così forte, viene invogliato ad accettare. Inoltre ero senza contratto, lo scorso anno a Ferrara ho chiuso a 8 gol, che secondo me è un bottino misero: c'è da dire che ho smesso a marzo di giocare".
Per un infortunio.
"Esatto. Un'infiammazione al retto pubico. L'infortunio è arrivato verso fine marzo, ma era già da inizio mese che non giocavo: inoltre mi sono dovuto fermare anche per un'operazione al varicocele".
Hai saltato la preparazione con la Maceratese, firmando per loro a fine agosto.
"Avevo in programma di partire con i senza contratto della Aic, solo che era tardi per fare l'iscrizione, così ho deciso di allenarmi per conto mio, andando tutti i giorni al parco, lavorando su una preparazione che mi aveva dato un mio preparatore atletico di fiducia. Quando ho ricominciato qui a Macerata quello che mi mancava erano le misure del campo, i minuti nelle gambe. Ora mi sono rimesso in corsa con il lavoro grazie al preparatore atletico della società".
Ti abbiamo visto dimagrito rispetto al passato.
"Sì, ho perso tre chili grazie all'alimentazione che sto seguendo. Quando si va avanti con gli anni bisogna anche cercare di perdere peso, altrimenti la domenica non ce la si fa a correre (ride, ndr)".
Le medie realizzative dicono 203 presenze e 88 gol
"Se parliamo di professionisti i dati sono giusti. Mi segno tutto".
In attesa del centesimo gol
"Non vedo l'ora. Spero di arrivarci entro il decimo anno nei professionisti".
Hai giocato molti anni nei dilettanti, tra Promozione ed Eccellenza laziale (Giordano è di Roma, ndr). Cosa ti ha insegnato quella gavetta?
"Mi ha insegnato il sacrificio, visto e considerato che lavoravo in un bar sulla Prenestina gestito da mio cugino e certe domeniche andavo a giocare anche a 120 km da casa. Così ti accorgi che quando ti devi alzare alle 6 del mattino fino alle 13 per poi andare a fare gli allenamenti, sei a un bivio e ho capito che dovevo fare il calciatore, cosa che fino a quel momento non avevo capito".
Cosa non ti entrava in testa della vita del calciatore?
"La dedizione al lavoro, il sacrificio. Queste cose sfortunatamente le ho capite tardi: se le avessi comprese a 18 anni qualcosa sarebbe cambiato. Penso che alla fine uno raccolga ciò che semina. Sono ripartito da zero, anche se tardi sono arrivato in una categoria che per me è la Champions League".
Prima dei dilettanti hai fatto otto anni con le giovanili della Roma.
"Sono arrivato fino agli Allievi nazionali a 17 anni".
Cosa ti è mancato per salire quello scalino che ti avrebbe portato alle porte della prima squadra?
"Ero immaturo: a quell'età non capivo certe cose, le prendevo alla leggera. Fisicamente ero indietro agli altri e quindi secondo me è mancata questa caratteristica. C'è gente che a 17 anni è già matura, così sono andati avanti. Magari dopo hanno smesso, però erano già inquadrati per un certo tipo di vita che io non accettavo. Prima maturi, prima cresci nel calcio e prima puoi fare qualcosa di importante".
Arrivato a trent'anni lo fai ancora un pensiero alla serie B?
"Il pensiero c'è sempre: il Carpi è arrivato in serie A, quindi non vedo perché altre società, come la stessa Maceratese chissà, non possa ambire a qualcosa di più importante, raggiungendo una categoria che, parlando a livello personale, non sono riuscito a prendere quando ho fatto 33 gol con il Gavorrano (Seconda Divisione, stagione 2011/12, ndr), quindi va bene lo stesso".
Pensiero accantonato?
"Accantonato no. Diciamo che l'anno del Gavorrano avevo 26 anni e c'era anche la possibilità di salire fin da subito, però un club cadetto che tira fuori dei soldi per un attaccante a quell'età, non era facile. E' arrivato il Catanzaro e per me era come una serie B".
Quell'anno al Gavorrano fu qualcosa di clamoroso.
"E' una di quelle annate fantastiche che ogni attaccante sogna: ogni volta che tiravo facevo gol. Negli anni successivi non è stato facile ripetermi perché sono andato in una piazza difficile come Catanzaro dove in due anni ho fatto 24 gol (12 a campionato). Di solito un attaccante, quando fa tutti i gol che ho fatto io in quella stagione a Gavorrano, la successiva ne segna tre, quattro. Per fortuna io mi sono mantenuto sulla doppia cifra".
"A Catanzaro se non fai almeno venti gol sembra che non hai fatto nulla". Frase che hai pronunciato in una conferenza stampa.
"Lo confermo. E' una piazza un po' particolare: nonostante i 24 gol, sembrava che non bastassero. Il primo anno ci siamo salvati, la stagione successiva siamo arrivati quarti e a gennaio contendevamo il primato a corazzate come Perugia e Frosinone. Però in città la gente si aspettava sempre tanto dai giocatori".
Come ti trovi a Macerata?
"Bene. Ho trovato subito casa ed è un ambiente tranquillo. A livello societario è una neopromossa, però la cosa positiva che voglio rimarcare è il lavoro che i dirigenti fanno ogni giorno per darci quello che ci occorre. Dalla serie D ai professionisti le cose cambiano, ma come ti ho detto c'è il desiderio di essere in questa categoria con le carte in regola: sono anche vicino a Roma dove ci sono i miei affetti e questo mi fa particolarmente piacere".
La presidente Tardella che impressione ti ha fatto?
"Persona tutta d'un pezzo, carismatica. Secondo me è la persona giusta per la Maceratese e sta facendo tanto per farla crescere".
L'intesa con Kouko?
"Bene, ci stiamo conoscendo sempre più e mano a mano che giocheremo insieme, l'affiatamento sarà sicuramente migliore".
Domenica ti sei anche sbloccato. Quale regalo migliore per il tuo compleanno.
"E' stata una bella soddisfazione: segnare in casa, davanti ai nostri tifosi. Mi piace il seguìto che c'è. Sapevo che erano appassionati, ma non così. E' una piazza che segue il calcio e questo è importante".
Cosa ti hanno detto i tuoi genitori dopo il gol di domenica?
"Erano contenti, mi seguono e sanno la mia storia".
Il tuo alter ego cosa ti direbbe ora che sei diventato trentenne?
"Mi farebbe notare quanta strada ho fatto e farebbe recensioni positive su di me, perché non è mai facile ripartire. Quando esci da un settore giovanile importante come quello della Roma, non è mai facile ripartire. A 21 anni quando avevo ancora la testa di uno che voleva divertirsi, ripartire da zero non è facile: penso che mi farebbe i complimenti".
Tua moglie dice che sei testardo.
"Dove l'ha detto? Mi giunge nuova (ride, ndr)".
In un'intervista concessaci tempo fa.
"Si, forse è vero. Anzi, senza il forse: sono testardo. Quando mi impunto su una cosa finché non la ottengo non mi schiodo da quel pensiero. Ad esempio: migliorarmi su un movimento in campo. Devo cercare di ottenere il massimo. Ma non solo sul campo (ride, ndr), anche nella vita di tutti i giorni. Forse anche per questo che mia moglie mi vede un po' testardo".
Il tuo carattere rispecchia il tuo ruolo in campo.
"Esatto. E' una caratteristica importante: se fai il giocatore, essere testardo ti aiuta particolarmente".
Il vostro spitz tedesco Alan come si comporta?
"E' un grandissimo! Da quando è arrivato ci ha dato una gioia immensa: siamo alla prima esperienza con un cane. Mai avuto prima ed è una cosa fantastica: ti dà un amore incredibile che non credevo potesse essere".
Lo porti anche tu a fare i bisogni?
"Ci andiamo spesso io e mia moglie, così ne approfittiamo per chiacchierare".
Da amante del poker, quale dei quattro assi prediligi?
"Come fate a saperlo?".
Siamo particolarmente attenti.
"Diciamo che i quattro assi in una mano a poker non sono male".
E' più facile segnare un gol o riuscire in bluff sul tavolo verde?
"Non lo so, perché anche a poker non sono male".
Anche tu usi gli occhiali per non far notare i tic nervosi?
"No, non sono ai livelli dei professionisti. Mi piace e ci gioco con passione".
Siete amanti dei quadri.
"Si, perché mia moglie studia arte e cerchiamo di arredare casa con i suoi gusti".
Se ti cito questa frase: "Che tu possa avere, sempre, il vento in poppa, e che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle", cosa pensi?
"Mi hai spiato!".
No no.
"E' una frase del film "Blow", un film che mi ha colpito molto. Questa frase viene detta da un padre ad un figlio e mi ha emozionato tanto quando l'ho sentita".
Un altro film che ti ha appassionato?
"Sicuramente Il Gladiatore".
La frase che contraddistingue Giordano Fioretti qual è?
"Potrebbe essere quella del film "Blow": danzare con le stelle grazie al destino. Siamo noi che lo determiniamo il destino e io ci credo molto".
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